mercoledì 29 aprile 2009

Referendum, l'ira della Lega: «Preoccupa il sì del premier: se passa, tanti saluti»


Franceschini attacca: il Cavaliere umilia Bossi


ROMA (29 aprile) - Il sì di Berlusconi al referendum scatena la rabbia della Lega. Se passa il referendum difficilmente il Parlamento potrebbe fare una legge che ne modifica l'esito. Quindi «bisogna evitare il danno prima che avvenga perché, se avviene, poi tanti saluti», ha sottolineato il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, che interpellato in Transatlantico alla Camera, si è detto non sorpreso ma «preoccupato» per il «sì» al quesito referendario annunciato dal presidente del Consiglio. «Non la condividiamo e cercheremo di fargliela correggere», ha aggiunto il responsabile del Viminale. Secondo Maroni bisogna evitare che il referendum passi perché altrimenti si determinerebbe una situazione «non governabile attraverso una nuova legge elettorale». Il ministro dell'Interno ha avvertito che «se il referendum raggiungesse il quorum e vincesse il sì sarebbe inevitabile trarre le conseguenze di una così forte spinta popolare».Maroni: referendum giova al premier, Pd ci ripensi. «Mi pare evidente dopo la dichiarazione di ieri di Berlusconi che ha annunciato il voto a favore nel referendum elettorale, a chi convenga quella consultazione: ora mi aspetto, dopo una dichiarazione così esplicita e onesta del premier, che il segretario del Pd, Dario Franceschini, ripensi a quanto finora dichiarato e cioè che sosterrà il referendum», ha detto ancora il ministro dell'Interno. Questo sì, ha spiegato Maroni, «mi sembrerebbe un atto masochista da parte del leader del Partito democratico». Quanto alla Lega, ha sottolineato Maroni, «la nostra posizione è di contrasto netto ai contenuti del referendum e mi aspetto che anche la sinistra si ravveda perché da ieri è chiaro a chi giova e a chi non giova quella consultazione».Franceschini. «Il sì di Berlusconi non ci crea nessuna difficoltà e a me sembra surreale che il premier voti sì per abrogare una legge che ha fatto lui per avendo i numeri in Parlamento per correggerla», ha commentato Franceschini.«Al Pd non crea difficoltà - spiega Franceschini - perché noi abbiamo deciso di votare sì per abrogare una legge-porcata anche se sappiamo che non risolve i problemi». I problemi invece si creano, per il leader del Pd, nel centrodestra «perché Berlusconi passa le giornate a umiliare la Lega ora annunciando il sì al referendum, ora bocciando le norme sulle ronde sui Cie». Guzzetta. «Non posso che rallegrarmi del fatto che Silvio Berlusconi dichiari di votare sì al referendum». Lo ha sostenuto il presidente del comitato organizzatore del referendum elettorale Giovanni Guzzetta. «Il referendum avvantaggia chi ha più capacità di aggregare consenso o, come avrebbe detto Aldo Moro, chi avrà più filo da tessere. È la regola della democrazia dell'alternanza: sono gli elettori a decidere. Chi corre corre per vincere e chi vince crea un governo stabile. Chi sbaglia o non convince la volta successiva va a casa. E oggi anche l'Italia questo tipo di democrazia se la può permettere».Casini. «Che Berlusconi e Franceschini marcino insieme per il sì al referendum non mi sorprende affatto»: lo afferma Pier Ferdinando Casini, leader dell'Udc. «Non vorrei però che questa volta sbagliassero i conti, perché c'è sempre una goccia che fa traboccare il vaso. Comunque questa vicenda dimostra inequivocabilmente che il Pd è una opposizione di comodo e se aspettiamo che sul progetto del Partito Democratico cresca l'alternativa a questo governo, possiamo metterci il cuore in pace. Dopo mesi di incertezze, oggi il PD si accoda a Berlusconi nel tentativo di instaurare un bipartitismo zoppo in cui il suo ruolo è però solo quello di continuare a perdere», conclude.

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