sabato 9 maggio 2009

Statali, la riforma di Brunetta: stop ai premi a pioggia


ROMA (9 maggio) - Ogni anno si farà la classifica dei dipendenti pubblici: quelli bravi, quelli così così e quelli pessimi. E ogni anno il 25% dei dipendenti dovrà accontentarsi del salario base, senza neanche un centesimo di incentivo di produttività. Così prevede la bozza del decreto legislativo che ieri è stato approvato dal Consiglio dei ministri. I contenuti di questo provvedimento (che erano stati anticipati nei giorni scorsi dal Messaggero.it) sono riassunti nelle schede pubblicate in approfondimento.Quando entrerà in vigore, sarà una legge storica, una riforma confrontabile con il famoso decreto 165 scritto nel 2001 da Franco Bassanini. Otto anni fa il governo di centrosinistra si riprometteva di introdurre nel pubblico impiego il principio della meritocrazia, e la stessa identica cosa dice oggi il governo di centrodestra: «Abbiamo dato il via libera ha dichiarato ieri Silvio Berlusconi all’esame preliminare di un provvedimento per la meritocrazia nella pubblica amministrazione». Ma se il traguardo indicato è lo stesso, le strade scelte per arrivarci sono quasi opposte: la riforma di Bassanini affidava quasi tutto ai negoziati fra amministrazioni e sindacati, cercando così di imitare il modello delle aziende private; ora invece Renato Brunetta sottrae alla contrattazione sindacale quasi tutte le competenze ottenute nel 2001, dando molto più potere di prima al Parlamento, al governo, agli amministratori locali e in parte ai dirigenti.Va detto che il testo del decreto non è ancora del tutto definito. La bozza entrata in Consiglio dei ministri potrebbe subire qualche ritocco prima di essere resa pubblica. In particolare è stato il ministero dell’Economia a chiedere di apportare alcune modifiche. Nel frattempo esiste una bozza provvisoria circolata più o meno clandestinamente nei giorni scorsi e già a conoscenza dei sindacati.È anche sulla base di quanto hanno letto in questa bozza che i sindacati protestano. Ma prima ancora contestano il metodo adottato: «Le riforme nel lavoro e nel pubblico impiego si fanno attraverso discussioni trasparenti tra governo e sindacato» ha affermato Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl. E ha ammonito il presidente del Consiglio: «O Berlusconi torna indietro o noi protesteremo fortemente contro questa iniziativa arbitraria».La minaccia di Bonanni si fa notare perché fino ad adesso la Cisl aveva sempre accolto con favore e disponibilità gli interventi di Brunetta sulla pubblica amministrazione. Ora invece il segretario parla di «invasione di campo della politica, che, su una partita come quella del pubblico impiego se la canta e se la suona». E aggiunge: «Siamo molto irritati».Molto polemica naturalmente è anche la Cgil. Il coordinatore dei settori pubblici Michele Gentile, oltre a sottolineare l’assenza di un confronto con i sindacati, osserva che il decreto «è destinato a stravolgere il sistema di relazioni sindacali e contrattuali, sia quelle regolate dalla contrattazione sia quelle delle forze di polizia civili e militari, delle forze armate, oltre che del personale diplomatico e prefettizio». E si chiede: «Chissà se tutti i ministri interessati dal provvedimento ne hanno preso conoscenza».Fra gli scontenti ci sono a sorpresa anche i sindacati di polizia: «No al tentativo del ministro della Pubblica amministrazione e l'Innovazione, Renato Brunetta, di limitare il nostro ruolo» hanno scritto in un comunicato comune Siulp, Sap, Siap-Anfp, Silp-Cgil, Ugl Ps, Consap, Coisp e Uilps.Alle critiche Brunetta ha replicato ricordando che il cammino del decreto è ancora lungo e ci sarà l’occasione di discutere con tutti. Bisognerà attendere i pareri del Parlamento, degli enti locali. Si aprirà una trattativa con i sindacati? Per il momento il ministro non ne parla. Nel suo comunicato si limita a precisare che il governo dovrà ascoltare «il parere del Cnel», un organo «nel quale sono rappresentate tutte le parti sociali».

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