martedì 5 maggio 2009

Ddl sicurezza, aboliti i "presidi-spia" E la maggioranza trova l'accordo


Il vertice di questa mattina cancella la presentazione del permesso di soggiornoper iscriversi alla scuola dell'obbligo. Torna invece la misura antiracket


Maroni definisce "fondati" i rilievi di Fini. Vertice per decidere sul voto di fiducia



ROMA - Sparisce dal ddl sicurezza la norma cosiddetta dei presidi-spia. "Per iscriversi alla scuola dell'obbligo non sarà necessario presentare il permesso di soggiorno. Pertanto i presidi non potranno sapere se la famiglia dello studente è clandestina e non potranno fare la spia", annuncia il ministro della Difesa Ignazio La Russa al termine di una riunione fiume di maggioranza dedicata proprio al disegno di legge ora all'esame dell'aula della Camera. "E' stata accolta la richiesta di Fini", aggiunge il vicepresidente del gruppo del Pdl alla Camera Italo Bocchino. Dunque una vittoria della linea del presidente di Montecitorio, che in una lettera al ministro dell'Interno Roberto Maroni aveva espresso dubbi sulla costituzionalità della norma sui presidi. E proprio il responsabile del Viminale, rispondendo oggi alle domande dei cronisti, definisce "fondati" i rilievi di Fini e afferma: "Prevale per i minori il diritto a partecipare alle lezioni scolastiche". Sulla votazione, probabile la fiducia. La maggioranza si riunirà ancora domani per deciderlo. L'ipotesi che Maroni sembrava aver accantonato ("Sono stato rassicurato dai colleghi della maggioranza e sono pienamente soddisfatto del chiarimento che c'è stato"), viene data invece come probabile dal capogruppo della Lega Roberto Cota. Si pensa, secondo quanto si apprende, alla possibilità di "spacchettare" il provvedimento in tre parti e dare luogo dunque a tre distinte votazioni. Più tardi lo stesso Maroni spiega: "Non mi sento di esporre il testo a imboscate, perchè due volte bastano, e non vorrei incorrere nel 'non c'è due senza tre'".
OAS_RICH('Middle');
Intanto, oggi si è raggiunto l'accordo. Non solo sui presidi-spia, ma anche sulle norme antiracket: l'intesa raggiunta prevede che si torni al testo del Senato (tre anni di sospensione dell'attività negli appalti pubblici per gli imprenditori che non denuncino le richieste di "pizzo"). Anche se - precisa il ministro dell'Interno - il testo di Palazzo Madama "viene sì reintrodotto, ma con la precisazione che in ogni caso c'è la possibilità dell'esclusione di punibilità per stato di necessità".



Nessun commento:

Posta un commento