domenica 10 maggio 2009

Crisi, Franceschini a Berlusconi "Il Paese non è il suo reality"


Intervenendo a un incontro organizzato dal prodiano Santagata il leader Pdparla anche di terremoto, referendum ed elezioni: "Avranno un impatto sulla democrazia"


Attacco al premier: invece di andare tra orafi e antiquari giri nell'Italia vera"Il governo sta occultando scientificamente la situazione"


ROMA - Il leader del Pd torna ad attaccare il premier sul terreno della crisi economica. Chiedendogli di girare "un po' per il Paese reale", per vedere la situazione che è e resta preoccupante. Dario Franceschini lancia la sfida intervendo a una manifestazione della community "Incontriamoci" dell'ex ministro prodiano Giulio Santagata. "Dice - ironizza il segretario democratico, riferendosi alla passeggiata del Cavaliere in una via del centro di Roma - che parla con tutti, che gli piace scambiare opinioni con i tassisti, stare con la gente comune, poi ieri è andato a fare un'immersione nel mondo reale a via dei Coronari tra gli orafi e gli antiquari...". La crisi occultata. "L'Italia - aggiunge Franceschini - non è via dei Coronari, è un'altra cosa, molto diversa. Lui si è costruito questo grande reality, in cui si è imprigionato e in cui vorrebbe coinvolgere anche il Paese". E ancora: "Emergono ogni giorno tante cose scientificamente mirate a coprire la crisi. Ma io sono stufo di sentir dire che Berlusconi e i ministri non vogliono sentir parlare della crisi. Vorrebbero un'opposizione addomesticata e silenziosa, complice di questa copertura intollerabile". Il terremoto. Dopo le parole sulle coperture del "decreto Abruzzo", dice Franceschini, "sono stato aggredito con insulti da esponenti della maggioranza che sembravano fare a gara tra loro... forse mandano in televisione quello che insulta di più". "Noi - prosegue - abbiamo sempre detto che su questo tema serve un atteggiamento responsabile. Abbiamo pronunciato parole positive sul lavoro dei volontari della Protezione civile, ma abbiamo anche detto che da parte dell'opposizione ci deve essere un ruolo di controllo".


Le Europee. Il leader del Pd dice no "all'astensione o al voto di protesta, perché quello per Antonio Di Pietro non può essere altro che un voto di protesta" dato che "il voto alle Europee avrà un impatto sulla qualità futura della democrazia in Italia". E la questione si giocherà "sul distacco tra il Pd e Berlusconi": "Rischiamo di risvegliarci in un Paese con un padrone assoluto". Il referendum. Il segretario ricorda che il Pd ha preso una decisione sulla quale gli organismi direttivi del partito si sono espressi, e non ci possono essere "meccanismi da cane di Pavlov", per cui "siccome Berlusconi passeggiando per Varsavia ha detto che vota sì", allora viene rimessa in discussione la decisione. Anche perché se vincessero il no o l'astensione il messaggio sarebbe "la legge non si cambia più". I problemi interni al partito. Franceschini sostiene che "la litigiosità è quasi sospesa". Anche se, aggiunge, "non si può impedire alle persone di esprimere la loro opinione".
Tutti con sta storia del padrone assoluto,della dittatura dellimperatore,ma nessuno si e' posto l'idea che se Bersusconi e' dove e', da qualcuno e' stato eletto, quindi che piaccia o no Berlusconi e' e rimane il nostro premier legittimamente.
Luca Marinoni

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