lunedì 25 maggio 2009

Il Cav sfida: ddl popolare sul Parlamento "Voglio vedere se non lo votano"

L'idea di un ddl di iniziativa popolare piace davvero a Silvio Berlusconi, Che torna a ribadire la sua proposta, sprezzante di tutto e di tutti. Perché quando il premier si mette in mente una cosa, puoi scommettere che la porta fino in fondo.Soprattutto come inquesto caso, che corrisponde a coinvolgere il sio popolo. Il presidenet del Consiglio parla ai microfoni di Rtl 102.5. "Sto veramente pensando a un ddl di iniziativa popolare per portare i deputati a 300 e i senatori a 150", ha sottolineato il presidente del Consiglio, che aggiunge: "Perché un testo di iniziativa popolare? Perché voglio vedere il Parlamento non votare positivamente una legge presentata con il sostegno di milioni di elettori". È un Silvio Berlusconi in piena. Che tocca i più svariati argomenti durante l'intervista: dalle Europee alla separazione degli 'ordini', dal caso Mills fino al suo discorso all'assemblea di Confindustria, durante il quale ha definito "pletorico" il Parlamento: "630 deputati sono troppi, a causa di questo regolamento per fare una legge ci vogliono venti mesi. Non si può pretendere di essere uno Stato moderno se andiamo avanti così". Poi una battuta sul caso Mills, che "sarà ancora una volta un boomerang che rafforzerà la mia parte politica e indebolirà la sinistra e i suoi giudici: l’obiettivo del Pdl è molto di più del 40 per cento. I sondaggi ci danno al 45 per cento e io al nostro congresso ho indicato come obiettivo il 51 per cento, come risultato da attingere nei prossimi anni per il nostro partito". E sulle prossime elezioni, che si terranno il 6-7 giugno, avverte: "Bisogna mandare in Europa gente non solo capace ma che sia presente entrando a far parte del gruppo parlamentare più importante dell’Europarlamento. Se gli italianinon disperderanno il loro voto sulle piccole formazioni o sulla sinistra, il nostro gruppo parlamentare avrà la possibilità di essere determinante in Europa. Anche perchè dobbiamo dare un drizzone all’Europa". E proprio a proposito dell'Europa, un po' si stizzisce, sottolineando come in questa campagna elettorale si parli "pochissimo di Europa, è il grande assente. La sinistra è impegnata tutto il tempo ad attaccare il presidente del Consiglio che, impegnato com’è nell’attività di governo che per il 50% riguarda l’ambito internazionale, non ha fatto campagna elettorale e queste, di sabato, sono le prime interviste che faccio. Ma è fondamentale parlare di Europa in quanto il 70% delle leggi che incidono direttamente sui cittadini sono direttive europee. È dunque necessario mandare in un Europa gente capace e presente". Quindi attacca: "La sinistra confusa e litigiosa non ha ancora deciso a quale gruppo iscriversi: se a quello liberale, al quale appartiene Di Pietro, veramente un liberale doc..., o ai socialisti".C'è spazio anche per i poteri del premier ("Serve un presidente del Consiglio europeo «che non duri in carica solo sei mesi", dice) e per la separazione tra giudici e magistrati: "Ho garantito più volte che non mi ritirerò dalla politica se non quando sarà diventata legge dello Stato la separazione degli ordini tra il giudice che giudica e l'avvocato che accusa. Lo stiamo preparando e immagino sarà fatto nel prossimo anno".


http://www.libero-news.it/webeditorials/view/1180

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