mercoledì 3 giugno 2009

«Non mollo, devo portare avanti il Paese»


Berlusconi a «Porta a Porta»: «Le elezioni anticipate? Fantapolitica»


ROMA - «Le elezioni anticipate? Fantapolitica. Io non mollo devo portare avanti il Paese». Non ha dubbi il premier Silvio Berlusconi che dagli studi di «Porta a Porta» manda un messaggio che vuole essere rassicurante al paese.

«NON MOLLO» - «Non mi è mai passato nemmeno per l'anticamera del cervello di mollare. Sono stato responsabilizzato dagli italiani e devo portare avanti il governo del Paese. Solo che, a chi mi chiede di non mollare, io devo rispondere non mollo. Ma non ci ho mai pensato, è escluso dalla mia filosofia, dal mio pensiero e da tutto che io possa prima assumere un impegno e poi lasciare qualcosa che invece sento il dovere e la responsabilità di fare» ha spiegato Berlusconi a Bruno Vespa, conduttore della trasmissione di Rai Uno nell'intervista che andrà in onda questa sera.

OCCUPAZIONE - Poi Berlusconi è intervenuto sul tema dell'occupazione e della crisi economica: «Per la crisi in Italia non muore nessuno di fame. Oggi non c'è nessuno che perdendo il lavoro non venga aiutato dallo Stato. C'è la Cassa integrazione per i precari così come per i lavoratori a progetto».

TERREMOTO - Abbiamo ricevuto 56 risposte di partecipazione alla gara per la ricostruzione in Abruzzo» aggiunge il presidente del Consiglio parlando del sisma che ha devastato la provincia dell'Aquila. Il premier aggiunge: «È straordinario che le imprese abbiano accettato questa sfida. Avevamo detto nel capitolato che le case si dovranno realizzare in un massimo di 80 giorni. Sono curioso di vedere quelle aziende che hanno proposto una realizzazione in tempi più brevi. A loro daremo la preferenza». Berlusconi ha poi spiegato che il 53% delle case è al momento agibile. «La ricostruzione in Abruzzo è già iniziata a tempo di record. Stiamo gestendo 63 mila sfollati, - ha detto il premier - parte di questi sono nelle tende e il restante negli alberghi sulla costa».

CASO NOEMI - Poi Berlusconi ha affrontato il caso Noemi e le ormai celebri dieci domande del quotidiano "La Repubblica" a cui il capo del governo non ha ancora risposto: «In Italia c'è al primo punto la riservatezza dei cittadini. Un giornale come Repubblica non può fare quelle domande assurde. E io non leggo Repubblica da molti anni e faccio bene. Tutta la vicenda di Noemi Letizia è una campagna di delegittimazione della sinistra che ha messo una calunnia sopra un'altra calunnia», ma gli italiani hanno finalmente capito con chi hanno a che fare». «In futuro starà un po' più attento ad andare alle feste e ai compleanni?», chiede il conduttore al presidente del Consiglio con un implicito riferimento al compleanno di Noemi Letizia. «Assolutamente no, perchè ci ritornerei a quella festa, visto che avevo fatto una promessa e io tutte le promesse le mantengo», ha risposto Berlusconi. «Era una persona che mi aveva chiesto, sapendo che sarei passato di lì, che se avessi avuto del tempo libero le avrei fatto un regalone e siccome io faccio anche politica, mi piaceva di stare in un posto con tanti ragazzi, con tanta gente e sono andato là, ho fatto non so quante foto con i nonni materni, i nonni paterni, i compagni di scuola, i compagni di giochi, tutti i cuochi, tutti i camerieri e su questo hanno inventato tutte le cose che conosciamo», ha sottolineato Berlusconi.
«Sono tutte cose assolutamente inventate - ha proseguito il premier - esiccome andando avanti tutti arrivano a capire che non poteva esserci nulla di piccante in quella mia visita io credo che sarà un grosso boomerang che tornerà addosso a tutti coloro che si sono attaccati a questa cosa, a partire dai signori della sinistra».
KAKA' - Il premier poi ha trovato il tempo di rispondere a qualche domanda relativa al calciomercato a cui ha risposto in quanto proprietario del Milan: «Parlerò con Kakà lunedì prossimo e lunedì potrò dire le decisioni prese. E' presto per pensare al dopo. Cerco di distinguere il calcio dalle cose che interessano gli italiani. Posso dire solo che eravamo attaccatissimi a Sheva. Quando è arrivata una offerta che non potevamo eguagliare, pur avendo con lui una grande amicizia e io ho fatto tutto ciò che potevo per convincerlo ma alla fine ho lasciato decidere a lui. Sono sempre i nostri ragazzi che devono decidere dove vogliono giocare», ha aggiunto. «Adesso vedremo, io non sono più presidente del Milan. Ma quando fa dei debiti qualcuno deve metterci i soldi, io ho questa funzione», ha precisato. «Io speravo in un ritorno di Gourcuff che però ci ha chiesto di restare in Francia».

ALLA LEGA LA PRESIDENZA DEL VENETO - Tornando a parlare di politica il premier si è soffermato sui rapporti tra il Pdl e la Lega: «Abbiamo già per il futuro delle regioni del nord in mente da attribuire alla Lega delle cariche importanti, come la presidenza della Regione Veneto. Ne abbiamo parlato già alcune volte - aggiunge Berlusconi - naturalmente ne parleremo ancora e questo rientrerà in un piano di accordi complessivi che sono sicuro saranno presi con la soddisfazione di entrambi». Una notizia quest'ultima che lasciava perplesso il coordinatore Pdl del Veneto Alberto Giorgetti che in una nota dichiarava: «Naturalmente attendiamo conferma di una così incredibile notizia. In ogni caso il Pdl del Veneto non ha alcuna intenzione di lasciare questa regione alla Lega Nord, essendo il PdL il primo partito e lo sarà ancora dopo il 6 e il 7 giugno prossimo. Noi non molliamo anche perchè a decidere è il cittadino elettore».

PD SMEMBRATO - Nonostante poi le smentite giunte dal Pd, Berlusconi insiste sulla sua ipotesi di un futuro smembramento del Partito democratico: «Enrico Letta andrà nell'Udc. Rutelli fonderà un suo partito. Alcuni deputati passeranno con Bertinotti». Ai giornalisti che gli ricordano le smentite degli interessati, Berlusconi replica: «Tante cose smentite, poi si verificano ugualmente».
PONTE SULLO STRETTO - «Ho ridato il via al Ponte sullo Stretto. Ho ricevuto questa settimana l'ad Ciucci e ho ottenuto il via a questa opera epocale» aggiunge poi il premier, per il quale «Ci sono 17,6 miliardi a disposizione per le infrastrutture. Stiamo superando le difficoltà che prevedono impicci incredibili».

L'ESERCITO PER FAR PARTIRE LA TAV - «Il corridoio 5 della Tav è fondamentale. Noi abbiamo ripreso in mano la vicenda e ho garantito più volte che c'è la possibilità di mettere in campo il nostro esercito se ci saranno comunità organizzate che si oppongono» sottolinea successivamente Berlusconi spiegando che «il governo della sinistra in passato si è tirato indietro. E invece bisogna farla altrimenti, esagero, diventiamo come uno stato africano».

ATTACCO AI GIORNALI - Poi il premier rilancia la polemica contro la stampa straniera che lo critica. Secondo il capo del governo i giornali esteri che attaccano il governo e Berlusconi «sono insufflati da gruppi editoriali italiani, e ne abbiamo la certezza, oppure da chi in Italia si oppone al gruppo Mediaset nel settore della televisione», riferendosi esplicitamente al magnate australiano dell'editoria Rupert Murdoch.
CASO OPEL - Poi il premier interviene anche sul caso Opel: «Sulla Fiat non ci è stato chiesto di intervenire. Noi siamo ancora a disposizione, se i vertici Fiat richiedessero un nostro intervento lo faremo. Ma vorrei sottolineare che non siamo , a Palazzo Chigi, quella merchant bank che aveva fatto di Palazzo Chigi il signor D'Alema».

LA REPLICA DI FRANCESCHINI - Intanto durante la trasmissione «Otto e Mezzo» su La7 il leader del Pd Dario Franceschini spiega che il Pd non ha mai avuto l'intenzione di chiedere le dimissioni del presidente del Consiglio per le vicende private sulle cronache di questi giorni. «Non ci è mai passato minimamente per la testa di chiedere le dimissioni di Berlusconi per questioni personali», ha detto Franceschini. «Non è mai uscito dalla mia bocca neppure il nome di questi protagonisti», ha ricordato il leader del Pd, anche se «penso che gli italiani un'idea se la siano fatta». Semmai, ha sottolineato, «il confronto è fra i valori di fondo». Ed è «il modello» che trasmette il premier a non piacere a Franceschini: «Il successo personale su tutto». E Franceschini vede un pericolo. «Per la qualità della democrazia ci sono dei rischi», ha detto vista la «tentazione ad accentrare tutto» e per questo «ci penserei dieci volte se fossi un elettore a dare poteri troppo forti ad una persona cui da fastidio tutto ciò che ingombra la sua azione di governo che si chiami stampa, Parlamento o Presidente della Repubblica».

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