sabato 12 settembre 2009

Mafia, Bossi: Il governo l’ha colpita, il caso escort nasce da lì


Roma, 11 set (Velino) - Nel dibattito politico - e in particolare nel Pdl - continuano a fare rumore e provocare reazioni le parole sull’opportunità di riaprire le inchieste relative alle stragi di mafia che il presidente della Camera Gianfranco Fini ha pronunciato ieri a Gubbio. Quanti ieri avevano predetto - dopo aver ascoltato Fini - che le sue valutazioni avrebbero tenuto banco sono stati facili profeti. In molti hanno letto, nell’esortazione di Fini a “non lasciare “nemmeno il minimo sospetto sulla volontà del Pdl di accertare la verità sulle stragi di mafia” anche passando per una riapertura delle indagini, una colpo basso al premier. Certo, il presidente della Camera aveva premesso di essere “convinto” - non meno della platea di Gubbio - di come Berlusconi sia vittima di un “accanimento giudiziario” da parte di “magistrati politicizzati”. Fini aveva anche espresso “certezza” rispetto al fatto che Berlusconi non abbia “nulla da temere”. Eppure, la discrasia rispetto alla durezza con cui Berlusconi si era pubblicamente riferito alle procure di Palermo e Milano, che - aveva detto - “cospirano contro chi lavora per il bene del paese”, era parsa evidente. E aveva fatto calare il gelo sulla sala che ospita la scuola di formazione del Pdl. Dove oggi sono intervenuti il Guardasigilli Angelino Alfano - che ha parlato a margine dei lavori - e il presidente del Senato Renato Schifani. Il quale ha ricordato tra l’altro che “in questo scorcio di legislatura sono state proposte dal governo e approvate dal Parlamento misure di contrasto alla criminalità organizzata di estremo rigore come l’inasprimento del carcere duro. In questo ultimo anno - ha aggiunto il presidente del Senato - il contrasto alla criminalità non ha conosciuto un momento di pausa e di ciò dobbiamo essere grati al governo e al lavoro della magistratura”. La durezza con cui il governo sta contrastando la criminalità organizzata è sottolineata anche da Alfano, il quale rileva “un certo rancore da parte della mafia verso un uomo come Silvio Berlusconi, che l’ha combattuta non con le parole ma con i fatti”. All’ostilità della mafia verso il premier si richiama anche Umberto Bossi, che la propone come chiave di lettura per il caso escort: “È stato tutto messo in piedi dalla mafia. Abbiamo fatto leggi pesantissime contro la mafia e quindi - spiega il Senatur - l’ho detto anche a Berlusconi, guarda che qui c’entra la mafia. Chi ha in mano le prostitute è la mafia, sono convinto che è la mafia che ha organizzato tutta questa cosa qui”. Da Bossi anche un accenno alle ipotesi di elezioni anticipate: “Dobbiamo fare le riforme, non le elezioni anticipate”. E comunque votare a breve significherebbe una cosa, per Bossi: “Far vincere la Lega ancora di più”. Il leader del Carroccio fa anche alcune considerazioni sull’immigrazione, tema ampiamente affrontato ieri a Gubbio da Fini: “All’interno del governo c’è chi vorrebbe aprire agli immigrati probabilmente perché fa questo ragionamento: ‘stando così le cose la Lega vince sempre e facendo arrivare gli immigrati che non voteranno mai la Lega magari cambia qualcosa’. È un ragionamento insano perché chi è forte vince sempre. Alla fine anche gli immigrati passeranno dalla parte del più forte, dalla parte di chi magari dice cose dure ma dice cose vere e giuste”. Nel rapporto con Fini, Bossi precisa: “Quando vado a Roma, lo vado a trovare. Cosa gli dico? Quando sono li sento cosa dice lui. Sull’immigrazione è stato fatto un accordo elettorale, c’è un patto e sono sicuro che lo manterrà”. E i rapporti tra il presidente della Camera e Berlusconi? “Se la vedono loro”. Ma le cose alla fine si risolvono. “C’è un patto elettorale e Fini è uno che rispetta i patti”. A proposito di immigrati, Bossi fa una battuta su Fini: “Se li porti a casa sua”. Poi aggiunge: “Io non ho attaccato Fini, certo che voler riempire il paese di immigrati non è molto tranquillizzante”. Comunque - graffio finale di Bossi a Fini - “ognuno è libero di suicidarsi come vuole”, anche proponendo di dare il voto agli immigrati - e così alienandosi le simpatie degli elettori di centrodestra. Anche nelle valutazioni consegnate a Gubbio da Denis Verdini ai cronisti ampio spazio è dato alle posizioni di Fini. Convinto - come Bossi - che la legislatura finirà nel 2013? “Per forza ci si deve arrivare, per cambiare ci vorrebbe un sovvertimento democratico”. Il coordinatore del Pdl sottolinea: “Abbiamo quattro anni per fare il nostro lavoro”. Quanto a Fini, “Fini - nota Verdini - vive una situazione di difficoltà legata al fatto che fa il presidente della Camera, che poi sia uno stimolo al partito è più che legittimo. Quando sei sempre stato un leader di partito e sei abituato a discutere, a riunirti e lo hai sempre fatto, ti manca. Ora ha un ruolo straordinario ma parla con gli altri presidenti e le delegazioni. Ha un sentimento da tifoso, riceve sollecitazioni dalle persone che sbagliando gli chiedono del partito che non c’è e dei luoghi di discussione. Lui ascolta, ma non è così. Altro che organigramma, il partito è su tutto il territorio. Non sarà la perfezione, ma ci vuole rispetto per gli uomini e le donne che lavorano”. Da Verdini anche uno sguardo al futuro: “Sarebbe una follia se Fini non si volesse giocare la partita” della leadership Pdl.
Nel dibattito politico - e in particolare nel Pdl - continuano a fare rumore e provocare reazioni le parole sull’opportunità di riaprire le inchieste relative alle stragi di mafia che il presidente della Camera Gianfranco Fini ha pronunciato ieri a Gubbio. Quanti ieri avevano predetto - dopo aver ascoltato Fini - che le sue valutazioni avrebbero tenuto banco sono stati facili profeti. In molti hanno letto, nell’esortazione di Fini a “non lasciare “nemmeno il minimo sospetto sulla volontà del Pdl di accertare la verità sulle stragi di mafia” anche passando per una riapertura delle indagini, una colpo basso al premier. Certo, il presidente della Camera aveva premesso di essere “convinto” - non meno della platea di Gubbio - di come Berlusconi sia vittima di un “accanimento giudiziario” da parte di “magistrati politicizzati”. Fini aveva anche espresso “certezza” rispetto al fatto che Berlusconi non abbia “nulla da temere”. Eppure, la discrasia rispetto alla durezza con cui Berlusconi si era pubblicamente riferito alle procure di Palermo e Milano, che - aveva detto - “cospirano contro chi lavora per il bene del paese”, era parsa evidente. E aveva fatto calare il gelo sulla sala che ospita la scuola di formazione del Pdl. Dove oggi sono intervenuti il Guardasigilli Angelino Alfano - che ha parlato a margine dei lavori - e il presidente del Senato Renato Schifani. Il quale ha ricordato tra l’altro che “in questo scorcio di legislatura sono state proposte dal governo e approvate dal Parlamento misure di contrasto alla criminalità organizzata di estremo rigore come l’inasprimento del carcere duro. In questo ultimo anno - ha aggiunto il presidente del Senato - il contrasto alla criminalità non ha conosciuto momento di pausa e di ciò dobbiamo essere grati al governo e al lavoro della magistratura”. La durezza con cui il governo sta contrastando la criminalità organizzata è sottolineata anche da Alfano, il quale “un certo rancore da parte della mafia verso un uomo come Silvio Berlusconi, che l’ha combattuta non con le parole ma con i fatti”. All’ostilità della mafia verso il premier si richiama anche Umberto Bossi, che la propone come chiave di lettura per il caso escort: “È stato tutto messo in piedi dalla mafia. Abbiamo fatto leggi pesantissime contro la mafia e quindi - spiega il Senatur - l’ho detto anche a Berlusconi, guarda che qui c’entra la mafia. Chi ha in mano le prostitute è la mafia, sono convinto che è la mafia che ha organizzato tutta questa cosa qui”. Da Bossi anche un accenno alle ipotesi di elezioni anticipate: “Dobbiamo fare le riforme, non le elezioni anticipate”. E comunque votare a breve significherebbe una cosa, per Bossi: “Far vincere la Lega ancora di più”. Il leader del Carroccio fa anche alcune considerazioni sull’immigrazione, tema ampiamente affrontato ieri a Gubbio da Fini: “All’interno del governo c’è chi vorrebbe aprire agli immigrati probabilmente perché fa questo ragionamento: ‘stando così le cose la Lega vince sempre e facendo arrivare gli immigrati che non voteranno mai la Lega magari cambia qualcosa’. È un ragionamento insano perché chi è forte vince sempre. Alla fine anche gli immigrati passeranno dalla parte del più forte, dalla parte di chi magari dice cose dure ma dice cose vere e giuste”. Nel rapporto con Fini, Bossi precisa: “Quando vado a Roma, lo vado a trovare. Cosa gli dico? Quando sono li sento cosa dice lui. Sull’immigrazione è stato fatto un accordo elettorale, c’è un patto e sono sicuro che lo manterrà”. E i rapporti tra il presidente della Camera e Berlusconi? “Se la vedono loro”. Ma le cose alla fine si risolvono. “C’è un patto elettorale e Fini è uno che rispetta i patti”. A proposito di immigrati, Bossi fa una battuta su Fini: “Se li porti a casa sua”. Poi aggiunge: “Io non ho attaccato Fini, certo che voler riempire il paese di immigrati non è molto tranquillizzante”. Comunque - graffio finale di Bossi a Fini - “ognuno è libero di suicidarsi come vuole”, anche proponendo di dare il voto agli immigrati - e così alienandosi le simpatie degli elettori di centrodestra. Anche nelle valutazioni consegnate a Gubbio da Denis Verdini ai cronisti ampio spazio è dato alle posizioni di Fini. Convinto - come Bossi - che la legislatura finirà nel 2013? “Per forza ci si deve arrivare, per cambiare ci vorrebbe un sovvertimento democratico”. Il coordinatore del Pdl sottolinea: “Abbiamo quattro anni per fare il nostro lavoro”. Quanto a Fini, “Fini - nota Verdini - vive una situazione di difficoltà legata al fatto che fa il presidente della Camera, che poi sia uno stimolo al partito è più che legittimo. Quando sei sempre stato un leader di partito e sei abituato a discutere, a riunirti e lo hai sempre fatto, ti manca. Ora ha un ruolo straordinario ma parla con gli altri presidenti e le delegazioni. Ha un sentimento da tifoso, riceve sollecitazioni dalle persone che sbagliando gli chiedono del partito che non c’è e dei luoghi di discussione. Lui ascolta, ma non è così. Altro che organigramma, il partito è su tutto il territorio. Non sarà la perfezione, ma ci vuole rispetto per gli uomini e le donne che lavorano”. Da Verdini anche uno sguardo al futuro: “Sarebbe una follia se Fini non si volesse giocare la partita” della leadership Pdl.

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