domenica 21 marzo 2010

Il Cav. vince la prova della piazza, rinnova il patto col popolo e rilancia le riforme


Il leader e il suo popolo, la prova della piazza. La cifra della manifestazione del Pdl in piazza San Giovanni a Roma sta in queste due coordinate. Silvio Berlusconi parla al popolo del centrodestra al quale affida una nuova mission: difendere la libertà, valore supremo della democrazia, oggi messo a rischio da una sinistra che a corto di argomenti e proposte, usa la clava mediatica e l'alleanza con i "magistrati politicizzati" per rovesciare il principio cardine della Costituzione: la sovranità popolare.

Dice questo il Cav. alla sua gente in una piazza strapiena. Due i cortei partiti da Colli Albani e dal Circo Massimo (quest'ultimo aperto dai ministri, i vertici di Camera e Senato e lla candidata nel Lazio Renata Polverini) che convergono sulla piazza dove campeggia il mega-palco e lo slogan della kermesse scritto a caratteri cubitali: "L'amore vince sempre sull'invidia e sull'odio". Una piazza con una forte carica simbolica per il centrodestra: in San Giovanni il 2 dicembre 2006 nacque il Pdl e cominciò l'inesorabile disfatta del governo Prodi.

E quello che nelle aspettative degli organizzartori si sperava ma che fino in fondo non si ammetteva per prudenza e forse anche un pò di scaramanzia, si è tradotto nei numeri di una partecipazione massiccia e spontanea. Al di là della consueta guerra delle cifre (per il Pdl un milione, per il Pd poche migliaia, per la questura 150mila persone) quella piazza da sola vale più di mille analisi. A maggior ragione se si pensa che siamo al rush finale della campagna elettorale e che il tutto è stato messo in piedi nello spazio ristretto di dieci giorni.

Il leader e il popolo, la prova della piazza: due obiettivi centrati. Ai quali se ne aggiunge un terzo, non meno importante: riaffermare l'importanza della sfida nel Lazio, regione-chiave di questa competizione elettorale e ridare slancio all'esercito dei militanti romani delusi dall'esclusione della lista Pdl focalizzando tutto sull'unico obiettivo che conti: conquistare il governo della Regione. Nonostante le sentenze-fotocopia che in questi giorni hanno confermato la non riammissione, nonostante quella del Consiglio di Stato che proprio ieri ha definitivamente chiuso la questione respingendo l'ennesimo ricorso del Pdl.

Berlusconi ci batte il tasto quando ricorda che "loro vogliono vincere da soli, come in Unione Sovietica, lasciando l'avversario negli spogliatoi, con la complicità dell'arbitro amico" e quando spiega che se anche "la nostra lista non sarà riammessa voi nella scheda elettorale dovete mettere la croce sul nome di Renata Polverini". Dei tredici candidati governatori che sul palco e insieme al Cav. firmeranno il "Patto per l'Italia", la Polverini è quella sulla quale il premier si sofferma di più per chiamare alle urne il popolo "defraudato" di un diritto sancito dalla Costituzione: il "diritto di esprimere liberamente il proprio voto. Ma noi nel Lazio vinceremo lo stesso", scandisce tra gli applausi e i caroselli di bandiere tricolore e di vessilli del Pdl che muovono la piazza. Per questo, ancora una volta, c'è bisogno di una scelta di campo.

Passaggio che il Cav. usa catalizzando su di sè il significato politico della competizione elettorale. "Si tratta di una scelta di campo tra noi e loro, tra il governo del fare che affronta e risolve le emergenze vecchie e nuove che fa le riforme necessarie alla modernizzazione del Paese e la sinistra che sa solo dire no, diffondere pessimismo e catastrofismo, il cui unico tratto distintivo è la cultura dell'invidia sociale e dell'odio personale". Insomma, una sinistra che non cambia perché "i loro comportamenti sono sempre gli stessi e gli alleati che si sono scelti sono peggio di loro", incalza Berlusconi che senza citare Di Pietro spiega: ''Vanno a braccetto, anzi ammanettati, al campione del giustizialismo". Una sinistra, infine, che "non ha mai imparato cosa significa essere un'opposizione seria e responsabile che dovrebbe condividere con la maggioranza la responsabilità istituzionale della democrazia e le regole del gioco". Se fosse stata così - è il convicimento del premier - "non si sarebbe mai sognata di mettere in discussione il diritto dei cittadini a votare e sarebbe stata la prima a chiedere che il voto si svolgesse in condizioni di parità democratica" tra gli avversari.

Gli effetti, è il ragionamento del Cav. sono inchieste ''risibili'' come quella di Trani ''basate sul nulla'' e i no alle liste del Pdl arrivati "guarda caso'' proprio a Roma e Milano. C'è tutto il repertorio dell'ultimo Berlusconi nell'intervento in piazza San Giovanni: i risultati raggiunti in due anni di governo, la difesa di Guido Bertolaso, un ''uomo onesto'' sul quale ''hanno cercato di gettare fango''; e, soprattutto, la carica ai suoi per portare a casa un risultato importante nelle regioni al voto.

Le cose da fare nei prossimi tre anni: il premier le mette in fila annunciando che subito dopo le elezioni andrà in Parlamento "una grande riforma della giustizia" alla quale seguirà quella costituzionale per "l'elezione diretta del premier o del presidente della Repubblica", la riforma del fisco con interventi mirati dopo l'uscita dal tunnel della crisi ecomomica e l'attuazione del federalismo fiscale. C'è anche un momento quasi liturgico a scandire i tratti salienti della kermesse.

Il premier chiama sul palco i tredici candidati governatori che giurano sul "Patto per l'Italia" assumendosi un impegno diretto su alcuni punti-chiave del loro mandato, in sinergia col governo nazionale: l'attuazione del piano casa, lo snellimento delle procedure burocratiche eliminando almeno cento leggi regionali, il dimezzamento delle liste d'attesa nella sanità e il potenziamento della prevenzione, dell'assistenza e della ricerca. Non solo: l'attenzione all'ambiente e alla qualità della vita dei cittadini passa anche dalla messa a dimora di cento milioni di alberi e dalla realizzazione di un numero maggiore di piste ciclabili "per fare dell'Italia il giardino d'Europa".

Le corde del popolo di centrodestra il Cav. le tocca quando ricorre al manifesto della sua discesa in campo nel '94 per dire che "così come allora anche oggi quelle parole hanno un senso, anzi probabilmente ancora di più, perché noi siamo uomini e donne che vogliono restare liberi e hanno scelto di impegnarsi per difendere la libertà".

In piazza c'è anche la delegazione della Lega e che l'asse col Carroccio tiene lo si tocca con mano quando Umberto Bossi raggiunge il premier sul palco: "E' un mio amico fraterno è un uomo del popolo ed un alleato leale che ha gli stessi principi e valori", dice di lui Berlusconi. Il Senatur lo ricambia con calore, sottolineando l'amicizia disinteressata visto che ''io sono uno dei pochi che non ha mai chiesto nè una lira nè un aiuto a Berlusconi'' e riconoscendogli di parlare "come la nostra gente". Quanto basta per far dire all'opposizione che il premier è "ostaggio della Lega". O a Bersani a proposito della manifestazione, che quelli in San Giovanni non erano di certo un milione ma qualche migliaio e che Berlusconi "ha fatto un discorso da capopolo, non da statista"o ancora a Casini che il premier è bravissimo a organizzare "manifestazioni e feste" e di Pietro che nella piazza vede un "attentato alla Costituzione".

Risposte stizzite alla fine di una giornata che consegna alle cronache un dato oggettivo: la forza di un leader che sedici anni dopo la sua discesa in campo non ha perso la sintonia col suo popolo. Particolare che in molti anche nelle file di An hanno evidenziato, quasi a voler richiamare in contrapposizione, il progetto politico voluto da Gianfranco Fini e lanciato dal suo fedelissimo Bocchino (in piazza i finiani c'erano ed erano entusiasti per come sono andate le cose). Chi ha parlato con il presidente della Camera lo descrive molto soddisfatto per la riuscita della manifestazione e per il clima della piazza. Ora resta da vedere come si svilupperà il rapporto tra i due co-fondatori del Pdl dopo il voto .

Certo è che da piazza San Giovanni la leadership del Cav. esce rafforzata, non solo per i numeri della partecipazione, ma anche per il fatto che tutti, compresi gli aennini, ancora una volta si sono affidati a lui per imprimere una svolta alla campagna elettorale.

8 commenti:

  1. SILVIO L'UNICO CAVALIERE D'ITALIA CON LUI L'ITALIA MIGLIORE.UN BAGNO DI FOLLA CHE PRELUDE


    UNA VITTORIA SCHIACCIANTE..ALLE REGIONALI.

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  2. per luca il marinaio, come va', lucidati gli stivali neri per prendee a calci terroni e negri

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  3. l'unico e dico l'unico politico che dà lo stipendio in beneficienza...e questo la dice lunga

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  4. Io ero lì in Piazza S.Giovanni e vi dico che è stato straordinario tutto dal Ns GRANDE SILVIO a tutti noi.. che eravamo così tanti stretti stretti da farci e fargli sentire che il ns era un unico e grande abbraccio x Lui.. il ns mitico Presidente!!!!

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  5. Io pure c'ero, eravamo tantissimi e tutti allegri a differenza dei musi lunghi del popolo rosso-viola, pieno di rancore e di invidia.
    Chissenefrega di quello che dice la sinistra, sempre più esigua e lontana dal sentire della maggioranza del Paese

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  6. ......solo chi non vuole vedere...non si accorge del giustizialismo ad orologeria su tutto quello che riguarda il pdl......ogni qualvolta ci sono elezioni o incontri internazionali o quando c'è una persona particolare che spicca per merito....scatta subito qualche inchiesta.......per denigrare ed abbattere...la sinistra mi fa pena ....non ha più argomentazioni all'infuori delle escort e delle inquisizioni......non parla più di politica...non propone.....non esiste più......come è giusto che sia vista la campagna di odio che stanno seminando da tempo....pensare a di pietro come un magistrato mi fa venire i brividi .....sembra un forsennato ....ed un forcaiolo......oltre a soffrire di una grande smania di protagonismo.....Mi auguro che le elezioni diano la batosta finale a questa sinistra che sta solo danneggiando il nostro paese in ogni modo possibile.....vai silviooooooooooooo.....

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  7. Io c'ero e c'ero anche nel 2006, non posso giudicare in quanti fossimo, dire tanti non significa dare un'idea a chi non c'era e vorrebbe sapere la verità sui numeri dalla viva voce dei partecipanti; quello che posso dire con certezza è che eravamo molto più stipati di allora, che c'era uno sventolio di bandiere che oscurava la visuale e, quello che più conta, eravamo tutti molto infervorati, troppo; alla fine non avevamo più voce ma eravamo molto contenti di aver avuto la possibilià di dare in qualche modo anche la nostra risposta a chi non 'rispetta' il PDL e di aver dato una bella dimostrazione di civiltà democratica e pertecipativa - Silvio adesso vai avanti con le riforme, per prima quella della Giustizia - UN PAESE SENZA UNA GIUTIZIA GIUSTA E IN TEMPI BREVI NON E^ CIVILE

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