domenica 18 ottobre 2009

LE BR VOGLIONO FARE TRIS

Ci mancavano pure le Brigate rosse. Non bastavano gli insulti quotidiani a Berlusconi, ci si mette pure il partito armato che vuol fare tris minacciando anche Bossi e Fini. Non so se il volantino recapitato al Riformista sia opera di terroristi o mitomani: non sono un esperto nel decrittare documenti con la stella a cinque punte, non mi avventuro in ipotesi. So solo che al pari di Giampaolo Pansa, il quale lo ha già scritto su queste pagine, questo clima che avvelena la politica non mi piace. Mi preoccupa l’odio straripante da certi ambienti che, a differenza di quanto dicono, non fanno nulla per contenerlo. In particolare mi ha colpito un giovane dirigente del Pd, che pochi giorni fa su Facebook (...)
(...) ha pubblicato un messaggio per cercare qualcuno che piantasse un colpo in testa al Cavaliere. Anzi: più di lui mi è parsa sorprendente la reazione di uno dei candidati alla segreteria del Partito democratico, quel Pierluigi Bersani che molti giudicano un tipo ragionevole. Durante la scorsa puntata di Annozero, richiesto di un commento sul caso, l’uomo di punta della sinistra ha liquidato il fatto come una ragazzata. «È di Vignola» ha detto, lasciando intendere che non c’è da dare eccessivo peso a chi proviene dal paese delle ciliegie. La tendenza a minimizzare, liquidando tutto come una banalità, mi ha riportato alla memoria l’atteggiamento dei dirigenti comunisti negli anni Settanta, di fronte all’incrudelirsi della lotta politica. Anche allora, e per lungo tempo, il Pci non volle capire e soprattutto non volle intervenire per fermare i giovani compagni che, fuoriusciti dalla Fgci, avrebbero poi dato vita ai comunisti combattenti. Franceschini, Paroli, Gallinari sono nomi che dovrebbero far riflettere, perché dalle parole passarono alle armi.
Ora non vorrei che la storia si ripetesse. Rivedo lo stesso clima di scontro, lo stesso odio per l’avversario. Nel mirino non c’è solo il presidente del consiglio, ma tutto ciò che gli ruota intorno: i suoi alleati e collaboratori. Non sono esenti i giornalisti, che hanno il solo torto di non armare la penna contro il premier come una certa sinistra vorrebbe. Posso dare testimonianza diretta: mi è capitato più volte d’essere aggredito a sangue freddo per strada, con insulti e minacce, senza alcun rispetto non per me, che ho spalle larghe per sopportare le infamie, ma per chi stava con me, in qualche caso bambini. In un’arena televisiva come quella di Santoro, per avere espresso le mie opinioni, in una pausa pubblicitaria sono stato oggetto di urla e offese. Immagino che per molti di noi tra poco compariranno le liste di proscrizione sui muri, come capitava negli anni Settanta. E temo di sapere come poi tutto ciò andrà a finire. Se qualcuno ha dubbi basta che apra certi siti, dove insieme a affettuosità tipo «servo» e «leccaculo» c’è anche chi augura la morte, e non per malattia, al cronista che non si piega ai suoi voleri.
Di fronte a un simile imbarbarimento viene da chiedersi cosa fanno i dirigenti del Pd e i loro intellettuali di riferimento. Dopo aver caricato i toni, urlato al regime e denunciato pericoli per la libertà, si comporteranno come nel passato, disconoscendo le origini della violenza da loro stessi generata? Fingeranno anche stavolta, come allora, di non avere responsabilità? Probabilmente se ne laveranno le mani. Ma sono certo che nulla potrà alla fine lavare le loro coscienze.

1 commento:

  1. Ma c'è qualche dubbio di autenticità??
    ma l'avete letto per intero?
    Penso che se queste son le BR, possiamo andare tranquilli.

    Sembra scritto da un bambino di terza elementare...
    "lo zeramento della disoccupazione"...

    Ah, una cosa: perchè è non posso fare ctrl+c o ctrl+v?

    RispondiElimina