sabato 3 ottobre 2009

Il premier: "Dopo il mio governo solo il voto"

Roma - Parte da Annozero, solidarizza con Stefania Prestigiacomo (indagata per peculato dalla procura di Pisa), si sofferma sui rapporti con l’opposizione e - forse con un occhio alla decisione della Consulta sul Lodo Alfano - chiude a ogni possibilità di governissimo. Parla in Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi e dice di aver «apprezzato» la scelta di parlamentari e ministri che hanno disertato lo studio di Michele Santoro perché in «trasmissioni del genere» è meglio non esserci. Tutto sono, chiosa, fuorché servizio pubblico. Concetto su cui insiste molto anche Paolo Bonaiuti, convinto che «la libertà di stampa non può essere identificata con le dieci domande di Repubblica o con una trasmissione come Annozero, da giorni annunciata con grande fragore come tutta dedicata ad andare contro il premier».Davanti ai ministri, però, è soprattutto dell’opposizione e del futuro che parla Berlusconi. Perché, ragiona, non c’è alcun dialogo con il centrosinistra che cerca solo di «intimidirci con le menzogne». Il Cavaliere, però, si dice «tranquillo» perché il governo durerà l’intera legislatura. «Ne ho parlato anche con Fini, dopo questo esecutivo - aggiunge - non c’è nient’altro che il voto». Un ragionamento che è difficile non legare alla decisione della Corte costituzionale sul Lodo Alfano attesa per la prossima settimana e sulla quale da almeno 48 ore sia Angelino Alfano che Niccolò Ghedini hanno iniziato in privato a manifestare una certa preoccupazione. Sono in molti, infatti, a sperare in una bocciatura tout court che possa aprire la breccia a un governissimo. Un’ipotesi che il premier respinge categoricamente, cosciente di avere dalla sua Pdl e Lega senza i quali non è possibile ipotizzare maggioranze parlamentari diverse. A meno che il presidente della Camera - forte di una pattuglia di fedelissimi - non si presti al gioco. Certo, la scelta di Gianfranco Fini che ieri ha voluto pubblicamente rinunciare al Lodo Alfano per difendersi dalla querela di Henry Woodcock non è passata inosservata e a Palazzo Grazioli sono in molti vederla come una «provocazione», ma di qui a prestarsi a una manovra di Palazzo con il resto dell’opposizione ce ne vuole. Anche perché, sintetizza un ministro vicino al Cavaliere, poi «farebbe la fine di Lamberto Dini che oggi si ritrova a fatica un seggio in Senato». Uno scenario, quello descritto da Berlusconi in Consiglio dei ministri, che in qualche modo troverebbe conferma anche nell’attivismo del Quirinale, da giorni impegnato in una sotterranea e informale morual suasion sulla Consulta affinché tenga ben presente le conseguenze politiche delle sue decisioni.Ma non solo di Annozero e Lodo Alfano si occupa Berlusconi, alle prese anche con le tante assenze durante il voto finale del decreto che contiene lo scudo fiscale. Il testo passa per 20 voti e se l’opposizione fosse stata al completo la norma tanto contestata da Pd, Idv e Udc sarebbe stata bocciata aprendo un falla enorme nel governo. Circostanza che fa infuriare il Cavaliere, che ne ha per tutti gli assenti compreso Giulio Tremonti (ieri di rientro da Goteborg). D’altra parte, è ormai da qualche mese che ci sono frizioni con il ministro dell’Economia, concentrato soprattutto sul chiudere i cordoni della borsa in tutte le occasioni possibili. Circostanza che più d’una volta ha messo il premier in difficoltà rispetto a impegni già presi con i ministri e che ultimamente ha trovato anche forti perplessità in Gianni Letta (non a caso i 3-4 miliardi che dovrebbero arrivare dallo scudo fiscale finiranno in un fondo speciale gestito da Palazzo Chigi). Con qualche incomprensione, pare, anche su Corrado Passera, l’ad di Intesa San Paolo che non ha sottoscritto i Tremonti bond.

Prima di volare a Milano per la prima del Barbarossa, nel pomeriggio il premier torna su Annozero in una riunione con Boaniuti. La convinzione di tutti e due è che non si debba «far diventare Santoro un martire» perché «non chiede altro». Insomma, continuare a caricare d’attesa ogni puntata di Annozero significa soltanto impennarne gli indici di ascolto come confermano gli oltre sette milioni di spettatori di giovedì. L’intenzione, dunque, è quella di rispondere sì colpo su colpo ma seguendo una strategia soft. Anche se, assicura Bonaiuti, «non ci sarà alcuna contro-programmazione perché il servizio pubblico non è fatto per mettere una contro l’altra una trasmissione di destra e una di sinistra». Insomma, spiega Berlusconi in collegamento telefonico con la festa della Dc per le Autonomie, la manifestazione per la libertà di stampa di oggi «è una vera farsa» perché «la libertà è molto più ampia in Italia di qualunque altro Paese occidentale».

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