venerdì 9 aprile 2010

Fisco, Tremonti : "Sarà una riforma ad alta intensità politica, non facile ma necessaria"


Il ministro dell'Economia assicura: "Non sarà platonica. E il federalismo fiscale permettera' di dire basta a quel meccanismo per cui i poveri delle regioni ricche finanziano i ricchi ladri delle regioni povere". Ribadita la linea di rigore: "Governare facendo debito pubblico e' piu' facile che governare avendo debito pubblico. Ma non e' più saggio"

"La riforma fiscale non sara' una riforma platonica. Sara' invece una riforma ad alta intensita' politica. Non sara' facile ma e' necessaria". E' il ministro dell'economia, Giulio Tremonti, a ribadire cosi' la volonta' del governo di mettere mano al sistema fiscale. "Nel quadrante dell'economia, la riforma delle riforme e' la riforma fiscale", conclude.

E la riforma e' considerata da Tremonti "un appuntamento da cui non poter sfuggire". Per questo, dice ancora, per prima cosa sara' riaperto il cantiere del Libro Bianco del '94 "per un inventario responsabile e trasparente delle varie opzioni possibili" e si muovera' lungo le direttrici conosciute. "dalle persone alle cose, dal complesso al semoplice e dal centro alla periferia". Le riforme, d'altra parte, "sono una necessita' storica anche senza la crisi".

Oltertutto, per Tremonti il federalismo fiscale sarà lo strumento che "permettera' di dire basta a quel meccanismo per cui i poveri delle regioni ricche finanziano i ricchi ladri delle regioni povere".

Parlando durante il suo intervento dei conti pubblici, il ministro ha difeso nuovamente la sua politica di rigore: "E' difficile essere i primi sul Pil se si e' primi sul debito. Governare facendo debito pubblico e' piu' facile che governare avendo debito pubblico. Ma non e' piu' saggio. La storia insegna che il debito nazionale non fa lo sviluppo ma lo divora. Non fa la fortuna ma la sfortuna degli Stati", aggiunge ricordando le scelte compiute negli anni '70 "quando si scambio' il presente con il futuro, decidendo di divorare il futuro creando debito pubblico". La stessa scelta fatta oggi "da tanti altri paesi nel mondo e nell'Europa ma che l'Italia non ha scelto". E questo perche', scandisce, "non si poteva, perche' non si voleva e perche' non si vuole", aggiunge ricordando come "per la prima volta la velocita' di crescita del deficit e del debito pubblico e' inferiore alla media europea".

Quello che auspica Tremonti, infine, è che "alcuni Paesi grandi dimostrino di essere anche grandi Paesi. Tra questi c'e' stata e c'e' l'Italia, quello che manca sono altri Paesi che sono Paesi grandi ma non grandi Paesi. Nessuno, pero' si illuda di potersi salvare solo perche' ha in tasca il biglietto di prima classe. O tutti o nessuno".

ADNKRONOS Sabato 10 Aprile 2010

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