sabato 17 aprile 2010

Berlusconi: il governo va avanti anche se non ci ricompatteremo

Il premier dopo l'invito-ultimatum a Fini. «Le riforme costituzionali non sono le più importanti»

MILANO - Il giorno dopo l'invito-ultimatum a Fini, il presidente del Consiglio torna a ribadire la sua posizione: «Il governo va avanti anche se non ci ricompatteremo».
«La maggioranza resisterà, il Governo continuerà, sono cose superabili» ha detto il premier a proposito della querelle all'interno del Pdl. «Penso che si possa ricompattare - ha aggiunto - ma in qualunque direzione si vada non ci saranno problemi. State sereni».

LA CORTE - «Ho fatto la corte anche a Fini questa settimana». Silvio Berlusconi non vede l'ora di tornare a scherzare dopo essere stato al funerale di Raimondo Vianello. Così rivolto agli imprenditori riuniti al Salone del Mobile di Milano (dove è stato accolto da un'ovazione), sui suoi rapporti con il presidente della Camera, Gianfranco Fini svela: «È da 15 anni che lo conosco -ha continuato Berlusconi- ma com'è che adesso non andiamo d'accordo?».

LE RIFORME - Riguardo al capitolo riforme Berlusconi spiega: «Quelle costituzionali non sono le più importanti. La riforma costituzionale è qualcosa a cui vale la pena di lavorare». Poi ha detto che si farà «sentendo tutti» e possibilmente «con l'assenso di una opposizione responsabile, se diventerà responsabile». Servirà a dare allo Stato «un assetto più moderno» permettendo di «prendere decisioni con la necessaria tempestività». Secondo Berlusconi, dopo aver dato la possibilità all'elettorato di votare direttamente il loro sindaco e presidente di Regione, «poter scegliere anche il presidente dell'Italia credo sia un diritto in più per i cittadini». Il sistema delineato dalla Costituzione «risente del fatto che i padri costituzionali l'abbiano fatta dopo venti anni di dittatura ed avevano timore del ritorno di un regime e tutti i poteri sono stati dati all'assemblea parlamentare». La conseguenza, per il premier, è che quello italiano «è l'esecutivo con meno poteri al mondo». Il presidente del Consiglio «è un primus inter pares - ha concluso - vive solo della sua personale autorevolezza e infatti gli altri sono durati 11 mesi».

INTERCETTAZIONI - Poi il premier ha parlato delle nuove norme sulle intercettazioni «Credo che sia una guerra santa che stiamo combattendo». Serviranno solo per reati gravi non «per cercare notizie di reato», ha spiegato, ma nel caso in cui ci siano «già gravi indizi di colpevolezza».

FISCO - «Nel giro di due anni realizzeremo un codice unico in materia fiscale per eliminare le migliaia di leggi che oggi creano troppa confusione». «A causa di questa situazione - ha detto il premier - anche aziende che si fanno assistere da studi fiscali di primo piano si trovano ad essere oggetto delle attenzioni dell'Agenzia delle Entrate e magari a subire un giudizio anche quando erano convinti di non aver commesso reati». Berlusconi ha anche preso l'impegno preciso di ridurre le tasse «appena i conti pubblici saranno a posto». «La prima cosa che faremo - ha detto - sarà pensare alle famiglie numerose e la seconda l'abolizione dell'Irap che io chiamo imposta rapina».

LA BATTUTA - Infine si è rivolto alla platea dei mobilieri: «Io sono venuto qui per il pranzo, ma qualcuna delle hostess la invitate o no?». «Questi - ha proseguito Berlusconi - non sono peccati. Non commettere atti impuri, è scritto. Tutto il resto è permesso». «Vedete - ha proseguito Berlusconi - è questa la differenza tra noi e quegli altri. Il loro problema è che sono sempre arrabbiati, che non hanno autoironia, mentre qualche storiella ti pulisce la mente, ti apre al sorriso».

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