domenica 2 agosto 2009

Scudo fiscale e tassa sull’oro, la manovra anti-crisi è legge


Roma Ancora qualche mal di pancia sudista, testimoniato dal fatto che non hanno votato la fiducia due senatori dell’Mpa di Raffaele Lombardo. Poi le opposizioni all’attacco, con nuovi appelli al presidente della Repubblica affinché non firmi.Ma per il resto i nodi della politica economica sono stati tutti sciolti. Il Senato ha dato via libera definitivo alla manovra estiva che contiene le due mini riforme delle pensioni, lo scudo fiscale e altre misure per fronteggiare gli effetti della crisi. Poco dopo il Consiglio dei ministri ha varato un decreto che modifica i capitoli più spinosi del decreto anti crisi, accogliendo i rilievi che erano venuti dalla Banca centrale, dalla Corte dei conti e dal Quirinale.La tassa sull’oro resta. In sostanza si prevede un’aliquota del 6% sulle plusvalenze delle riserve auree di Bankitalia e delle altre banche, con il limite di 300 milioni di euro sulle riserve alle quali si applica. Il decreto ha però stabilito che per l’applicazione della tassa servirà il parere favorevole della Bce e l’assenso di Bankitalia. Un passaggio vincolante, quindi, mentre nel decreto approvato al Senato era solo facoltativo. Una norma «rispettosa» dell’autonomia della Banca d’Italia, come ha sottolineato lo stesso premier Silvio Berlusconi.L’altro nodo del quale si era fatto carico anche il Quirinale riguardava i poteri di indagine della Corte dei conti. Rispetto alla stretta sulle attività dei magistrati contabili prevista dalla manovra, il decreto approvato al consiglio dei ministri stabilisce che le procure della Corte possano iniziare l’attività istruttoria ai fini dell’esercizio dell’azione di danno erariale a fronte di «specifica e concreta notizia di danno». Accolti anche i rilievi che erano stati fatti allo scudo fiscale. Resta la possibilità di fare rientrare capitali detenuti all’estero con l’aliquote di favore del 5 per cento, ma lo scudo non garantirà alcuna tutela agli evasori che hanno procedimenti in corso.Poi sono stati ripristinati i poteri del ministero dell’Ambiente guidato da Stefania Prestigiacomo che avrà «di concerto» con gli altri dicasteri, un ruolo nelle procedure per realizzare le grandi opere energetiche, comprese le centrali nucleari.Qualche piccola modifica alla normativa sullo stretto di Messina, poi tutte le altre misure del decreto sono confermate, dalla regolarizzazione selettiva per le colf e badanti, il bonus anti licenziamenti, il mini condono per le multe contestate fino al dicembre 2004 e le misure anti evasione. Gli ispettori del Fisco, ad esempio, potranno accedere ai dati acquisiti da Bankitalia, Consob e Isvap nella loro attività ispettiva. Scatteranno infine segnalazioni automatiche per chi ha più di 10 auto.Adesso entrambi i decreti arriveranno al Quirinale e il Presidente della Repubblica farà, come annunciato, le sue valutazioni. Giorgio Napolitano intanto è, suo malgrado, tornato in mezzo alla battaglia politica che si è scatenata intorno al decreto. Italia dei valori ha continuato a bersagliare il Capo dello Stato. Il senatore Stefano Pedica, è entrato in aula con una t-shirt bianca con su scritto «Giorgio non firmare» e il gruppo che fa capo all’ex Pm ha chiesto a Napolitano di non promulgare. Anche dal Pd sono arrivate forti critiche all’iter dei due decreti, una vicenda, secondo la capogruppo del Pd Anna Finocchiaro, «ridicola e rocambolesca». Soddisfatta, invece, la maggioranza: «Il governo oggi ha dato una risposta pronta ed efficace alle richieste delle famiglie, a quella delle piccole e medie imprese che formano il tessuto produttivo del Paese e alle esigenze di nuove infrastrutture per il Meridione», ha detto il sottosegretario Paolo Bonaiuti.

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