venerdì 14 agosto 2009

Giro di vite sui paradisi fiscali Spunta il tesoro di 200 furbi italiani


Allarme rosso per i super ricchi che amano le banche estere e che pensavano di dormire sonni tranquilli. Anche per loro arrivano gli 007 del Fisco. Servizi segreti, Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate stanno affilando le armi. E a giorni a Milano verrà aperta un’inchiesta ufficiale sui patrimoni dei più facoltosi primi 200 clienti italiani di Ubs indicati solo con le iniziali in una lista riservata che pubblicammo tre settimane fa su Panorama. Si tratta dei primi clienti dell’istituto di credito elvetico con saldi sui conti correnti e depositi superiori al milione di euro. Insomma, ricchi e super-ricchi in un elenco top secret che annovera ben 214 posizioni sopra ai 2 milioni di euro di saldo e che raccoglie nomi dell’imprenditoria italiana, personaggi dello spettacolo, famiglie blasonate del nord Italia ma anche finanziarie lussemburghesi, oscure fiduciarie e prestanomi. I primi 54 nominativi presentano un saldo complessivo di 529,14 milioni di euro mentre l’intera lista sfiora il miliardo. Ad aprire l’elenco una pattuglia di società anche di diritto estero come la lussemburghese Y. Holding Bv che gode di ottima salute con un saldo che tocca i 30 milioni di euro. Spiccano poi i conti di stilisti, di famiglie proprietarie di aziende quotate in Borsa e con fabbriche in mezzo mondo, commercianti di preziosi e di materie prime, mobilieri conosciuti in tutto il Paese per finire con diversi professionisti dai conti sorprendentemente floridi.
Un’Italia che sa risparmiare e che delega gli esperti di Ubs per far rendere al meglio il proprio denaro. Questa lista nulla ha a che vedere con quella che sempre Ubs consegnerà proprio in queste ore alle autorità americane che vogliono scovare 52 mila presunti evasori fiscali con un conto in Svizzera. Ma le analogie non mancano.
Tra la banca e i Tribunali americani per mesi si è consumato un braccio di ferro sul segreto bancario, biglietto da visita da sempre del paese che “lava più bianco” per ricordare il libro-choc scritto da Jean Ziegler ormai 19 anni fa. Su questi nomi, almeno al momento, non pende alcun sospetto, si tratta infatti di correntisti italiani con conto in Ubs Italia. Ma quando l’istituto di credito ha saputo dai lanci dell’agenzia Adnkronos che stava per uscire la lista, seppur con le sole iniziali dei correntisti, ha persino valutato con i propri legali l’ipotesi di chiedere il ritiro del settimanale dalle edicole. Ora la situazione è destinata a mutare. Proprio per l’ingresso sulla scena degli 007 del fisco e della Guardia di Finanza. Posare la lente d’ingrandimento delle loro indagini su una lista di questo tipo (che viene per la prima volta diffusa in Italia) è occasione troppo rara e ghiotta per poterla trascurare e limitarsi agli scontrini fuori dai negozi. Da qui l’intenzione di ottenere formalmente la lista e di partire con un discreto accertamento sul passato dei correntisti. Alcuni di loro saranno quelli che hanno goduto dei precedenti scudi fiscali per far rientrare i capitali (tutti?) in Italia, altri magari possiedono un conto gemello oltre confine. Altri ancora presentano dichiarazioni dei redditi non conformi ai tesori custoditi in banca. Un’attività quindi di verifica incrociata con dati già in possesso della Guardia di Finanza per far emergere antinomie e possibili zone d’ombra. La frequente presenza di fiduciarie e di altre micro-società tra i correntisti rappresenta un indizio che sicuramente non verrà trascurato. Come risulta anche d’interesse quell’attività “para-bancaria” che si è sviluppata negli ultimi anni da parte di ex dipendenti di certi istituti di credito svizzeri.
In pratica l’attività di “spallonaggio” ha ripreso raffinandosi rispetto agli anni del boom economico e di quando, per timore di fisco e sequestri, si metteva il denaro al sicuro a Chiasso e Lugano.
Oggi le “corsie telematiche” utilizzate per i passaggi “in chiaro” del denaro negli anni ’90 e che compromettono l’anonimato delle operazioni per l’incredibile quantità di tracce che lasciano, vengono scartate.
Basti pensare alle segnalazioni che partono quasi in automatico agli organi di controllo, a iniziare dalla Banca d’Italia, per tutte le operazioni ritenute sospette per importo o frequenza. Se quindi si vuol uscire dal faro delle verifiche, gli stessi bancari segnalano queste “agenzie” che si occupano di portare il denaro oltre confine o con le classiche compensazioni oppure, come si faceva una volta, con la valigetta di denaro nel doppio fondo dell automobile. Una prassi, quest’ultima, ritenuta sicura soprattutto se ad organizzarla sono fidati e silenziosi ex dipendenti. Come i pizzini, i foglietti sui quali in alcune banche straniere, segnano e si scambiano le informazioni che non devono lasciare un’impronta nei computer.
Gianluigi Nuzzi
Il Giro di vite sui paradisi fiscali. Sono 170.000 i casi tenuti sotto osservazione dal fisco nell'ambito delle indagini contro i paradisi fiscali. Lo ha riferito il direttore generale dell'Agenzia delle Entrate Attilio Befera. "Abbiamo una lista di 500 nominativi circa sequestrati ad un avvocato svizzero recentemente arrestato alla procura di Milano - ha detto Befera -, abbiamo una lista di conti presenti presso Ubs Italia che si presume abbiano qualche riferimento con Ubs Svizzera, abbiamo poi la lista già nota di detentori di capitali nel Liechtenstein. Non solo gli Agnelli, dunque, nel mirino dell'Agenzia delle entrate. Se i segugi del Fisco stanno indagando per capire se esiste davvero un deposito miliardario in Svizzera occultato allo Stato italiano il direttore dell'Agenzia garantisce: "Non perseguiamo solo i miliardari; teniamo sotto controllo 170mila italiani con capitali all'estero". Tremano dunque i signori ricconi: il Gf fiscale è in agguaro. Star dello spettacolo, imprenditori, ricchi possidenti: il Fisco vuole sapere tutto di questi conti esteri. "La nostra azione è allargata, su tutti i fronti", chiosa Befera; "Stiamo operando a 360 gradi".La lotta ai paradisi fiscali si è rafforzata grazie alle recenti norme contenute nel decreto anti-crisi che prevedono non solo l'innalzamento delle sanzioni per chi detiene illegalmente capitali all'estero ma anche l'inversione dell'onere della prova. "La norma di giugno - ha detto il direttore dell'Agenzia delle Entrate - porta un fortissimo cambiamento nei confronti dei capitali detenuti illegalmente all'estero. È di particolare incisività perché commuta il capitale all'estero in reddito non dichiarato e rafforza le sanzioni dal 200% al 400%. Grazie a questo ci stiamo muovendo a tutto campo".America-Ubs - Anche gli Stati Uniti fan­no sul serio. Nel momento in cui la cittadinanza soffre, colpita dalla reces­sione, il governo persegue l’evasione fiscale con un’energia sconosciuta al­l’Italia e all’Europa. Non si limita alla retorica contro i paradisi fiscali, ma attac­ca una grande banca inter­nazionale perché, come ogni buon fiscalista sa, non c’è paradiso fiscale senza la collusione dell’ari­stocrazia bancaria globa­le. Il Dipartimento della Giustizia vuole i nomi de­gli americani che hanno depositato i loro denari - si parla di attività per 15 miliardi di dollari - in 52 mila conti correnti aperti presso la Ubs, gesti­ti in paradisi fiscali e co­perti dal segreto bancario svizzero. L’amministrazio­ne finanziaria di Washing­ton sospetta che quelle ric­chezze siano state ottenu­te anche evadendo le tas­se. Ma la legge svizzera au­torizza le banche residenti nella Confederazione a ri­velare identità e interessi dei clienti solo a fronte di richieste che indichino il nome dell’indagato e un reato che, come il riciclag­gio o la falsificazione dei documenti contabili, sia compreso tra quelli per i quali va prestata tale colla­borazione.


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