giovedì 27 agosto 2009

Meeting, se Draghi promuove il Governo e invita al coraggio


Rimini, 27 ago (Velino) - Ma allora, questo governo “tanto incompetente” perché non ha fatto andare in malora l’Italia ? Questo governo con un premier così “carico di peccati”, perché sta facendo uscire il Paese dalla crisi? Il Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, parla in una sera riminese appiccicosa davanti al pubblico del Meeting di Comunione e Liberazione. È la prima volta di un Governatore alla kermesse riminese ed è forse una delle rare volte che la massima autorità finanziaria del Paese si misura con un pubblico popolare, informato, magari anche competente, ma non certo abituato ad ascoltare i meccanismi sofisticati della nuova finanza globale. Vicino al Governatore c’è il probabile futuro leader del partito d’opposizione, Pierluigi Bersani. C’è il vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi e il presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, Giorgio Vittadini, l’allievo di don Luigi Giussani. Desta impressione che il Governatore, cresciuto negli ambienti accademici ma anche di scuola Goldman Sachs parli a braccio e dica, senza perifrasi: “La sensazione prevalente è che il peggio sia passato”. Draghi non è un improvvisatore ed è troppo esperto di cose economiche e quindi aggiunge: “Per ravviare la ripresa è necessario muoversi nella prospettiva di una ricostruzione economica del Paese”.
Ma nel discorso di Draghi ci sono altri passaggi importanti che descrivono questo anno orribile, quando si temeva che si fosse sull’orlo del baratro, quando si paventava il collasso dell’intero sistema finanziario mondiale. La grande crisi nata dai subprime pareva meno grave di quella del 1929, ma i suoi effetti potevano essere più devastanti. Invece c’è stata (riconoscimento di Draghi) l’azione abbastanza coordinata dei governi, compreso quello italiano, che hanno ugualmente assicurato, anche nei momenti più bui, la liquidità del credito necessario, la solidità delle banche soprattutto in Italia. In breve, la necessaria tenuta dell’economia in un momento di grande depressione. È evidente che una “rondine non fa primavera”, che il ritorno alla crescita sarà difficile, che sono necessarie riforme e ammortizzatori sociali adatti ad affrontare la parte finale della crisi. Ma la tenuta c’è stata, il Paese non è crollato per terra e alla fine cammina ancora e può ricominciare a correre. Non è una visione di banale ottimismo, ma di realismo in considerazione delle prove fatte e di quello che si è saputo affrontare.
Potrebbe sembrare strano che il maggior quotidiano di opposizione al governo, oggi riservi un titolo a tre colonne di taglio medio su quello che ha detto il Governatore e, dopo aver riconosciuto che la crisi sta finendo, si riservi di mettere in allarme la situazione di molte imprese. In realtà strano non è. Perché se si leggono le raccolte dei quotidiani di opposizione in quest’anno, ci si trova di fronte a una filastrocca ripetitiva di “catastrofismi annunciati” e di “incompetenze berlusconiane e del suo ministro per l’Economia, Giulio Tremonti”. In realtà tutto questo “catastrofismo” è stato smentito dai fatti. E se è vero che la definitiva fuoruscita dalla crisi è legata a un altro pacchetto di riforme e alla predisposizione di ulteriori ammortizzatori sociali, va dato atto al governo di aver operato bene, di essere stato al centro del coordinamento internazionale nel tamponamento della crisi e quindi di aver tutelato un tessuto produttivo italiano che può essere capace nei prossimi anni di competere ancora sul mercato globale e di ritornare a crescere.
Durante il dibattito al Meeting, Bersani faceva notare che il paese non cresce più da quindici anni. Francamente non si capiva se questa fosse una critica o un’autocritica da parte del futuro leader dell’opposizione. Il fatto è che l’Italia oggi esce meno provata dalla crisi (basta pensare all’indebitamento reale delle famiglie non solo all’indice dell’indebitamento pubblico) e ha bisogno di uno sforzo congiunto, da parte del governo, dell’opposizione, delle forze sociali e dei sindacati.
Secondo lo storico dell’economia, Giuseppe Berta, la sinistra italiana deve vivere la definitiva consunzione dell’esperienza del Pd (Berta è di formazione marxista), anche il sindacato, la Cgli in particolare, deve assumersi la responsabilità di non barricarsi in forme di opposizione vecchie, sorpassate e anacronistiche, ma diventare soggetto di un protagonismo nel mondo dell’economia e del rilancio del Paese. Lo saprà cogliere questo momento l’opposizione? Lo saprà cogliere il sindacato? Il Governatore Draghi, parlando da tecnico e da “non politico”, ieri sera sembrava dare una lezione proprio a chi si arena nelle polemiche sterili e negli atteggiamenti prevenuti. Di fronte alla crisi che sta per finire, ai nuovi appuntamenti che ci attendono, Draghi, quasi in un momento di commozione, ricordava il valore del “coraggio” insegnatogli da suo padre. Il Governatore dice che vede “coraggio sparso qua e là”. Ed ecco appunto la lezione di suo padre. Bisogna avere coraggio, perché “quando lo si perde si perde tutto”.

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