domenica 17 ottobre 2010

Le nuove degenerazioni


Bandiere rosse. Tute blu. E l’ovazione per il nuovo Nichi di turno. Come previsto nei giorni scorsi, una galassia informe di frustrazioni, fallimenti e incapacità di vedere il futuro e di governare il presente si è ritrovata sotto l’insegna della Fiom.

Che Paese l’Italia vista dall’America! Mentre a Singularity University (Silicon Valley, California) assistevo a una discussione sul futuro della fabbrica, dell’automazione e produzione con le nanotecnologie, a Roma le lancette dell’orologio tornavano indietro di circa 40 anni. Bandiere rosse. Tute blu. E l’ovazione per il nuovo Nichi di turno. Manifestazione della Fiom. Via con le frasi fatte. Ne prendo una per tutte, un distillato di banalità. L’ha pronunciata dal palco di piazza San Giovanni Marina Montanelli, studentessa alla Sapienza: "Studenti e operai sono legati dalla lotta comune di futuro e dignità". Perbacco, che profondità d’analisi. Immagino arrivi subito una telefonata dal Mit di Boston. Come previsto nei giorni scorsi, una galassia informe di frustrazioni, fallimenti e incapacità di vedere il futuro e di governare il presente si è ritrovata sotto l’insegna della Fiom, i metalmeccanici duri e puri della Cgil. Perché? Cercherò di rispondere su due piani: il primo è politico; il secondo di critica sociale. Dove il secondo punto in realtà è il presupposto del primo.


1. Più sinistra, meno Pd. Sul piano politico la manifestazione della Fiom è importantissima: ha spostato l’asse dell’opposizione sempre più a sinistra e, di fatto, indicato il campione futuro dell’utopia italiana: Nichi Vendola. Ieri è nato il partito della Fiom, una calamita per quella sinistra dispersa che oggi nome non ha. Distrutta dal berlusconismo e dall’inadeguatezza dei suoi presunti leader, con la Fiom ha scoperto una ragione per tornare a esistere: la lotta retrò in fabbrica (il richiamo della foresta) e un leader dotato di capacità seduttoria e affabulatoria che dalla Puglia si lancia alla conquista del trono dell’antagonismo nazionale. Attenzione non più semplice opposizione (parlamentare o extra ha poca importanza), ma antagonismo, cioè proposta alternativa al riformismo mai trovato dal Pd, cioè stacco e rivoluzione rispetto alla situazione attuale nella sinistra. La Fiom è la radice di un progetto fusionista, quello vendoliano, in cui la fabbrica è la metafora della società, il luogo di emersione e scontro delle diseguaglianze sociali, il terminale della lotta. La Fiom e Vendola sono consapevoli dell’ingranaggio che hanno messo in moto? Direi di no. Non mi pare abbiano gli strumenti d’analisi per capire che cosa c’è realmente dietro le loro azioni e motivazioni. Le cose accadono quasi sempre grazie a pulsioni irrazionali, primitive, che non hanno per forza bisogno di un piano a tavolino. Succedono e basta.


2. Più tecnologia, meno lavoro Quale società immagina quella piazza? È la domanda che precede la seconda parte del tema Fiom, cioè quella della critica sociale. Fiom e studenti hanno una visione del mondo che è pura archeologia. Non un passo indietro, ma un salto nel buio degli anni Settanta, un risveglio surreale nel bel mezzo di un anticapitalismo con la chiave inglese, arretrato, inutile, polveroso, privo perfino della lettura dei libri fondamentali (Marx e la Scuola di Francoforte), quindi del tutto marginale rispetto all’utilità che invece potrebbe avere una riflessione seria sul problema dei problemi: gli effetti delle tecnologie a crescita esponenziale sul mondo del lavoro. Di cosa sto parlando? Di quello che si progetta sotto i miei occhi qui in Silicon Valley, di quello che si discute nel mondo dell’industria avanzata e dell’Università che fa ricerca e dibattito su questi temi. Altro che Landini, Epifani e Vendola. Altro che le risposte del governo. Lo scenario del mondo della produzione sta cambiando alla velocità della luce e gli argomenti della Fiom, della Cgil e le stesse soluzioni proposte da Palazzo Chigi fanno amaramente sorridere. La verità, l’orizzonte concreto, quel che nessuno ha il coraggio di dire è che si va rapidamente verso la fabbrica senza operai. Quello che sembrava l’incubo di qualche futurologo, sta accadendo realmente. La ricerca sull’intelligenza artificiale vola, le spese per acquisire la tecnologia si stanno abbassando, le capacità di calcolo e di lavoro dei supercomputer sono inimmaginabili, le nanotecnologie rivoluzioneranno la produzione dei beni. E qui stiamo a parlare della produzione della Panda... Marchionne, messo alle strette, farà come Apple: lascerà la progettazione e il design in Italia e sposterà la manifattura altrove, lontano da un Paese che vuol farsi solo del male. I soliti parrucconi diranno che ci vuole ancora molto tempo prima che tutto questo accada. Poveri illusi. Ciò che oggi fa la differenza con le passate rivoluzioni industriali è la velocità d’entrata e uscita della tecnologia e la sua capacità di diffondersi ovunque. Globalizzazione. Convergenza. Pervasive computing. Mai sentito niente di tutto questo cari studenti? E avete idea, cari studenti, di che cosa ci sia dietro Twitter e Facebook, i social network che usate per spararle grosse sul governo, l’Italia, la Fiom, la Fiat, il futuro e l’Università? Dietro il vostro narcisismo senza intelligenza, dietro la vostra assenza di coraggio e voglia di sacrificio che mettete in mostra online, c’è la tecnologia che sta tagliando posti di lavoro in tutto il mondo. Quelli che non ci saranno per voi, troppo presi a protestare e a non capire, e quelli delle tute blu che avete eletto a vostro totem. Si può perdonare agli operai l’incapacità di vedere il futuro, si può perfino comprendere l’archeo-strategia del sindacato teso a riprodurre se stesso, ma ciò che non è perdonabile - ed è preoccupante per il Paese - è l’ignoranza degli studenti. Ieri "Panteristi", poi "Ondisti" e oggi "Fiommisti". E questi sarebbero il nuovo? Sì, certo, sono le nuove degenerazioni.

Mario Sechi

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