mercoledì 11 novembre 2009

Processo breve, domani il ddl in Senato. Pdl cerca iter rapido


Sarà presentato domani in Senato il disegno di legge sul "processo breve". La conferma è arrivata dal capogruppo del Pdl a Palazzo Madama, Maurizio Gasparri. Dovrebbero essere state dunque superate le difficoltà nella stesura di un testo, evitando di creare problemi al sistema giudiziario, in particolare alla celebrazione dei procedimenti in corso. I processi, secondo la nuova norma, potranno durare al massimo due anni per ogni grado di giudizio, quindi un totale di sei. Se così non fosse scatterebbe la prescrizione processuale. "Dobbiamo allinearci ai tempi di giustizia europei" ha aggiunto Gasparri, sulla scia di quanto già chiarito dal suo vice in Senato, Gaetano Quagliariello: "L'importante è che quando verrà approvato riporteremo i tempi dei processi in linea con i paesi Ue". La maggioranza non ha fretta, ma auspica comunque un iter parlamentare rapido. Iter già ipotizzato dal presidente della commissione Giustizia, Filippo Berselli: "Tra il via libera alla riforma dell'avvocatura e la data in cui è stabilito il termine degli emendamenti al disegno di legge sulle intercettazioni possono passare anche due o tre settimane, visto che l'opposizione chiederà sicuramente un po' di tempo. In quel vuoto si può inserire il ddl sul processo breve". Berselli chiede anche che l'approvazione venga accompagnata da un aumento di risorse: "La celebrazione sollecita di un procedimento è nell'interesse della giustizia italiana, ma è chiaro che una riforma di questo tipo necessita di maggiori fondi. La riforma è giusta e non si può dire: 'Ah ma ne può beneficiare anche il premier'. Quello è un discorso assolutamente inaccettabile". Il presidente della Camera Gianfranco Fini, che ieri ha siglato sul processo breve un compromesso con Silvio Berlusconi, ribadisce a “Otto e ½” le condizioni del lodo: “Sono convinto che reggerà a meno che il testo che verrà presentato non sia diverso nei principi su cui abbiamo concordato. Se è in contraddizione lo dirò con la stessa schiettezza con cui l'ho detto martedì. Bisogna giocare a carte scoperte e non ricorrere a artifici giuridici che portino a una amnistia di fatto”.

Critica l'opposizione. Pier Luigi Bersani, segretario Pd, protesta contro chi rimprovera al suo partito di non avanzare proposte sulla giustizia e avverte: “Se le norme che il governo si appresta a presentare presupponessero di fatto la cancellazione di processi in corso ci opporremmo con assoluta determinazione chiamando a comuni iniziative tutte le opposizioni, per evitare l'ennesima lesione delle pari condizioni dei cittadini di fronte alla legge”. Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Pd, dice: "Il nostro problema è che i processi durano troppo, mi pare insensato fare in modo che, in sostanza, per una grande quantità di reati si abbia sempre la prescrizione, perché non si arriverà mai a concludere il processo in tempo. Sarebbe stato più saggio accorciare i tempi dei processi non per legge ma dotando l'amministrazione giudiziaria degli strumenti per essere più rapida ed efficiente, piuttosto che questa prescrizione breve mascherata". Per il leader di Idv, Antonio Di Pietro, il ddl è "incostituzionale e immorale, perché con un colpo di spugna cancella le inchieste in corso a carico di amministratori locali e politici in Lombardia, Puglia, Calabria, Lazio e Campania. È una legge che serve solo alla 'casta' e al Parlamento non al paese". Contraria anche l'Anm: "La cronica assenza di personale amministrativo rende praticamente impossibile il quotidiano disbrigo degli adempimenti", "parlare di 'processo breve' appare semplicemente offensivo per i cittadini e per gli operatori".

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