domenica 14 febbraio 2010

Mafia, da Cdm via libera a decreto contro blocco processi boss


Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al decreto-legge presentato dal Guardasigilli Angelino Alfano per evitare la scarcerazione di boss mafiosi. Il decreto interviene sugli esiti della sentenza della Cassazione che ha attribuito alle Corti di Assise, anziché ai Tribunali, la competenza sui processi per reati pluriaggravati che prevedono pene superiori ai 24 anni di reclusione. “Il decreto eviterà l'azzeramento di tantissimi processi e la scarcerazione temuta di tanti detenuti di grande curriculum criminale", spiega Alfano in conferenza stampa a Palazzo Chigi, dopo il sì unanime del Cdm al decreto. Sono 388, ha spiegato il ministro, i processi che "rischiavano di ricadere" nelle casistica decritta dalla corte di Cassazione. “Abbiamo posto una toppa al buco che si era venuto a creare", ha commentato il Guardasigilli, spiegando che "l'errore non è stato del legislatore ma è stato di chi ha interpretato la norma. Non lo dico però per fare polemica – ha precisato Alfano, perché oggi si è risolto il problema ed è un buon giorno". Il decreto legge varato dal Cdm prevede innanzitutto la norma transitoria che pone il rimedio al rischio di azzeramenti e scarcerazioni. Secondo: l’incardinamento dei reati previsti dal 416 bis (associazione mafiosa), con aggravanti, nell’ambito della competenza dei tribunali. Terzo aspetto, “ultimo in ordine di emergenza ma primo in ordine di logica – ha detto Alfano-: abbiamo modificato le competenze della corte d’Assise anticipando i termini della riforma del codice di procedura penale”.

“L’articolo 1 del decreto - ha spiegato il Guardasigilli - coincide infatti con l’articolo 1 primo comma della nostra riforma del codice di procedura penale (art 51) con l’unica eccezione dei reati di mafia che vanno ai tribunali e non in corte d’Assise. Crediamo di potere rassegnare al Parlamento - ha commentato Alfano - un decreto che affronta e risolve problemi che, nascendo da una circostanza occasionale, potevano determinare effetti negativi nel sistema giurisdizione. Abbiamo offerto una prospettiva avviando da oggi una riforma del processo penale che nasce con una modifica delle competenze delle corte d’Assise e con un punto fermo che riguarda i reati di mafia che dovranno essere valutati dal tribunale”. Intanto il parlamentare Pdl e consigliere legale del presidente del Consiglio Niccolò Ghedini ha smentito la notizia apparsa quest'oggi sul “Corriere della Sera” di un suo presunto dissidio con Alfano in relazione al decreto legge “Come sempre – ha detto Ghedini - vi è piena sintonia con il ministro per la ricerca della migliore soluzione per risolvere un problema che deve essere affrontato ed il decreto legge è certamente lo strumento più consono al caso di specie".

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