lunedì 20 agosto 2012

PROPOSTA DI RIDUZIONE DELLA SPESA PUBBLICA DEMOMINATA MONORCHIO-SALERNO

 Dopo aver illustrato la proposta RINALDI-SAVONA (http://lucamarinonilemieidee.blogspot.it/2012/08/proposte-per-la-riduzione-del-debito.html) passiamo alla seconda ipotesi di riduzione del debito pubblico.
 L'ex ragioniere generale dello stato Andrea Monorchio e l'ex vicesegretario generale di pallazo Chigi Guido Salerno Aletta hanno presentato, sul finire del 2011, un'articolata strategia di riduzione del debito pubblico denominata anche " Tagliadebito.


OBIETTIVI

L'obiettivo quantitativo e' anbizioso: portare il debito al 60% del Pil in venti anni, a 1140 miliardi, in linea coi dettami del fiscal compact fimato anche nei mesi scorsi da Roma.Un taglio di 922 miliardi nel ventennio, oltre 1100 miliardi in venti anni.
Il percorso individuatosi pone anche altri obbiettivi. Innanzitutto evitare di accollare uno sforzo finanziario alle famiglie e all'economia in generale, come potrebbe essere una imposta patrimoniale una tantum. E' rilevante nel progetto anche "l'italianizzazione" del debito pubblico per ovviare alle influenze dei mercati finanziari sugli itaressi da corrispondere e per evitare che ogni anno decine di miliardi di gettito fiscale debbano essere trasferiti a percettori esteri sottoforma di cedole.Anche la riduzione delle risorse destinate a rimunerare il debito e' un'obbiettivo che la proposta si pone, specie alla luce del fatto che oltre un terzo degli itaressi pagati vengano acquisiti all'estero (quest'anno verranno trasferiti oltre frontiera oltre 30 miliardi di gettito fiscale).
ANALISI DEL CONTESTO ITALIANO

La proposta parte dall'osservazione di quanto fatto in Italia nell'ultimo ventennio per ridurre il debito: non potendo utilizzare i classici strumenti della svalutazione, inflazione o ristrutturazione (default) e volendo evitare imposte patrimoniali, la storia recente dimostra che la strada della riduzione dello stok di vendita degli asset pubblici e utilizzando la fiscalita' generale si e' dimostrata fallimentare.
Tra il 1994 e il 2007 il debito e' sceso dal 122 al 104% del PIL (grazie alla vendita dei beni pubblici migliori); la crisi iniziata nel 2008 ha riportato il rapporto al 123,5% dei nostri giorni. Di fatto sono stati buttati via venti anni di vendite di stato e di manovre di bilancio a spiccato contenuto fiscale .
L'idea di prelevare delle imposte il necessario per ridurre il debito in circolazione si e' dimostrata fallimentare anche per il duro prezzo pagato dall'Italia in termini di crescita. Vari studi econometrici dimostrano che un debito superiore all'85% del Pil frena necessariamente la crescita potenziale di almeno l'1%: la non crescita italiana dal 1992 in poi ne e' l'evidenza empirica. In venti, quindi,la ricchezza complessiva del paese e' scesa,anche perche' abbiamo pagato per remunerare il servizio del debito di circa 1900 migliardi di euro: insomma, la logica seguita finora non e' piu' proponibile secondo Monorchio e Salerno.
Pun to di partenza della riflessione e' che le famiglie italiane,rispetto al reddito,sono tra' le piu' ricche del mondo: l'idea percio' e' di sfruttare il risparmio privato per ridurre il debito pubblico, nel presupposto che anche una solida crescita nei prossimi anni non sarebbe sufficiente a soddisfare gli impegni di bilancio europei.

Il piano si articola in tre' azioni complementari.
1- PATRIMONIO PUBBLICO

Il primo passo riguarda il patrimonio pubblico: la parte piu' rilevante e' costituita da immobili, per lo piu' ancora da valorizzare e la cui cessione e' lunga e complessa. E' necessario, quindi, un sistema che consenta al settore pubblico di incassare rapidamente, ma senza rinunciare al maggior valore che puo' derivare dalla valorizzazione di questi beni e dalla vendita in un momento di mercato non depresso.
La soluzione prospettata e' "Il fondo patrimoniale degli italiani" insiema ad uno "swap program": il complesso del patrimonio fruttifero delle pubbliche amministrazioni ( Societa' pubbliche e immobili) dovrebbe essere conferito obbligatoriamente e senza deroghe in un fondo unico, ma con gestioni distinte ( partecipazioni,immobili,concessioni,crediti). Nel 2004 il valore massimo  per i beni conferendi era di 675 miliardi (275 stato,il resto enti locali): le valutazioni attuali dovrebbero essere fatti da soggetti credibili, italiani e internazionali per determinare il valore di conferimento degli asset di tutte le pubbliche amministrazioni.
I beni conferiti sarebbero inallienabili, ma inseriti in un sistema di valorizzazione di lungo termine: il targhet di rendimento potrebbe essere fissato al 5,7%, reso esente da imposizione fiscale per enderlo piu' appetibile. Il fondo sarebbe azionista, non gestore: la gestione dovrebbe essere affidata ai privati. Le quote di proprieta' avrebbero diritto e dividendi ( frutti della gestione) e godrebbero della rivalutazione dei beni conferiti ( in regime di totale esenzione fiscale) dovuta alla loro valorizzazione nel corso del tempo.
Con i conferimenti le amministrazioni locali abbattereberro prioritamente il lro debito e, per il valore eccedente, avrebbero una quota di partecipazione al fondo, insieme allo stato (principale quotista ).
Stato ed enti locali,monetizzerebbero in tempi brevi parte delle quote mediante uno scambio forzoso (swap) con investitori istituzionali di lungo periodo (fondi previdenziali assicurazioni, societa' di gestione del risparmio, banche) in cambio dei titoli pubblici attualmente in circolazione (valutati al valore nominale) detenuti nel portafolio stabile da questi investiori.
Le quote di proprieta' sarebbero cedibili solo tra' questi soggetti finanziari istituzionali e le pubbliche amministrazioni conferenti i cespiti. Abbiamo trovato tracce,in alcune dichiarazioni di qualche mese fa di un'ipotesi di cessione forzosa ai privati, ma questa soluzione sembrerebbe essere superata.
La stima di riduzione del valore nominale del debito pubblico in circolazione e di 218 miliardi di euro in tre' anni: le quote del fondo, infatti, non sono debito pubblico, ma quote di proprieta'.Sarebbe un primo passo importante, ma non sufficiente: la cessione ( diretta e vincolata) del patrimonio pubblico puo' contribuire a ridurre il debito ma non lo abbatterebbe.
2-PRESTITO FORZOSO

Il secondo intervento proposto, denominato "cash & kind" e' quello di impatto piu' forte. Lo stato dovrebbe imporre il pagamento di una percentuale di spesa pubblica mediante titoli sovrani speciali ventennali (seie speciale denominata "ricostruzione del risparmio nazionale") con un rendimento parametrato al tasso si riferimento della Bce (quidi molto basso). Il presupposto logico e' che i destinatari della spesa pubblica mediante titoli sovrani speciali sono i primi beneficiari attuali del debito pubblico eccessivo, percui vanno coinvolti forzosamente nella sua riduzione: offrire i titoli a basso rendimento significa evitare l'aumento delle tasse, ma anche evitare ritardi nei pagamenti pubblici. In sostanza,le spese pubbliche correnti (660 miliardi) verrebbero pagate per il 2,5% in titoli speciali e le spese pubbliche per investimenti ( 66 miliardi) in percentuale del 6,5%:in totale verrebbero emessi bond speciali per 20,8 miliardi di euro annui. Nell'arco di un ventennio ne verrebbero emessi circa 416 miliardi: i titoli ventennali sarebbero rimborsati in quota capitale del 5% annui e l'ammortamento complessivo si completerebbe nell'arco di quaranta anni.
I crediti arretrati delle pubbliche amministrazioni sarebbero tutti corrisposti con questa modalita'.
La circolazione dei bond speciali sarebbe limitata: potrebbero essere usati per pagare imposte, tasse e contributi, ma non sarebbero cedibili tra' privati. Tuttavia viene previsto un meccanismo sui generis di anticipazione di liquidita' (dell'intero valore nominale) presso il sistema bancario fornendoli a garanzia: le banche acquisirebbero le (basse) cedole e il tesoro pagherebbe alla banca agente una commissione aggiuntiva (per eendere economicamente sostenibile l'operazione). La banca potrebbe scontare i titoli presso la Bce per ottenere corrispondente liquidita'. In tal modo cittadini e imprese otterrebbero il cash,le banche avrebbero un (minimo) utile lo stato si indebiterebbe a basso costo, il debito sarebbe detenuto da mani italiane.
Per effetto dell'ammortamento automatico dei titoli speciali, la riduzione del debito pubblico sarebbe di 198 miliardi nei primi venti anni, 218 miliardi nei secondi venti anni (fino ad estinzione del programma).
La simulazione dei tassi fatta nella proposta prende in considerazione il tasso Bce all'1,5% e un tasso medio pagato dallo stato sul debito del 3,9%: il risparmio per il tesoro in termini di intaressi, sarebbe di 215 miliardi in quaranta anni risoetto ai tassi sul mercato ( totale intaressi pagati 109 miliardi.
Da notare che oggi le condizioni di mercato sono molto piu' penalizzanti per i sottoscrittori forzati (il tasso Bce e' della meta').
Provabbilmente per consentire ai bond speciali di essere accettati dalla Bce sarebbe necessaria una garanzia fornita da bankitalia.
3- PATRIMONIO PRIVATO

Il terzo step del Taliadebito e' denominato " Mobilitazione del patrimonio immobilare privato-bonus ai proprietari garanti". E' la parte che ha sollevato piu' polemiche e allarme,specie perche' nella formulazione iniziale sembrava accompagnato da obbligatorieta'. Il ragionamento parte dal presupposto dell'azzeramento del deficit oggi (ancora) previsto per il 2013. Una volta raggiunto uno stabile pareggio di bilancio, l'Italia potrebbe sfruttare l'enorme patrimonio immobiliare delle familie il cui valore ammonta a oltre 4800 miliardi ed e' gravato da mutui per circa 350 miliardi: in sostanza per poco meno di 4480 miliardi si tratta di un patrimonio libero.
La proposta e' di chiedere alle familie di sottoscrivere un mutuo bancario con ipoteca su una parte (tra' il 10 e il 15%) dell'immobile di proprieta': ipotizzando un'adesione del 11,3% del patrimonio immobiliare privato libero, verrebbero emessi titoli sovrani (anche questi di serie speciale,denominata "mobiltazione del patrimonio immobiliare privato") per circa 505 miliardi, di durata ventennale, con riborso del 5% annuo ed un tasso eguale al tasso Bce maggiorato dell'1,5%.
I 505 miliardi sarebbero forniti da un cosorzio di banche italiane,che poi conferirebbero le garanzie immobiliari acquisite presso la Bce. Le banche applicherebbero ai mutui lo stesso tasso che pagano alla Bce per ottenere la liquidita' piu' un piccolo spread per coprire le spese (comunque inreriore all'1,5% di spread riconosciuto dallo stato ai mutuari).
Dal punto di vista finanziario i cittadini avrebbero un piccolo vantaggio finanziario ( pagano il mutuo meno di quanto ricevono a titolo di intaresse) a fronte di un a concessione di una garanzia reale sull'immobile. Per favorire la volontarieta' dei cittadini verso questa operazione, il tagliadebito prevede una agevolazione  (questa si) molto appetibile: gli immobili costituiti in garanzia sarebbero esenti da imposta (IMU, ma eventualmente anche altri balzelli) e con formale impegno da parte dello stato a non modificare il vantaggio fiscale per tutta la durata dell'ipoteca.Questa soluzione consentirebbe a molti italiani di eliminare (legalmente l'IMU su tutti gli immobili di proprieta' e di pagare le spese di esercizio delle abitazioni grazie al pur minimo vantaggio finanziario relativo al meccanismo sottoscrizione bond-pagamento mutuo.
Il denaro che entrerebbe nelle casse del tesoro sarebbe impiegato per riaccuistare sul mercato i titoli di stato attualmente in circolazione (con cedole ben superiori) con innegabili vantaggi per i conti pubblici. Nel lavoro di Monorchio e Salerno il risparmio di spesa per intaressi (almeno il 2% in meno) e' quantificato in 261,7 miliardi in venti anni. Il risparmio sugli intaressi sarebbe dicirca 13 miliardi l'anno da utilizzare insieme all'avanzo primario ad ammortizzare il mutuo (circa 25 miliardi annui).
In tal modo, col risparmio sui tassi di utilizzo del (necessario) avanzo primario,si ridurrebbe in venti anni, e in maniera indolre il debito,di oltre500 miliardi, oltre la meta' dell'obbiettivo da raggiungere.
Con il vantaggio, rispetto alla crisi finanziaria che investe l'Italia attualmente, che 505 miliardi di debito pubblico nominale tornerebbero in mani italiane e sarebbereo sottratti alle quotazioni di mercato.
In sostanza e' un modo di utilizzare il patrimonio immobiliare delgli italiani per dare una garanzia alla Bce (che fornisce la liquidita'), abbattendo contestualmente il costo del debito.
Il rispetto del vincolo di pareggio di bilancio (O meglio un consistente avano primario) e' la garanzia per i cittadini che l'ammortamento del mutuo contratto verra' pagato dallo stato.
I MUMERI DELLA PROPOSTA IN SINTESI

Riepilogando: le tre' gambe della proposta tagliadebito implicano, cumulativamente, 922 miliardi di debito di riduzione del debito pubblico in venti anni ( di cui 218 nei primi tre' anni grazie al " fondo patrimoniale degli italiani", 198 dal "cash & kind" e 506 grazie alle garanzie private). Nei successivi venti anni il debito si ridurrebbe di 218 miliardi (solo effetto "cash & kind"). Con la proposta Monorchio-Salerno l'abbattimenyto strutturale sarebbe  di 922 miliardi in venti anni (debito/Pil al 60%) e di 1140 miliardi in quaranta anni ( debto/Pil  finale al 45%).

L'artenativa e' uno sforzo fiscale quantificato in manovre finanziarie per 580 miliardi in venti anni; il Tagliadebito implica uno sforzo fiscale di 445 miliadi in quaranta anni (186 nel primo ventennio)

La proposta oggi e' presa in considerazione  da un numero sempre piu' vasto do economisti ed e'attualmente oggetto di studio presso il Cnel. Il forte dibattito che ha generato ha portato , nel corso dei mesi,ad un affinamento degli strumenti e delle modalita' attuative infocate dagli autori. Il governo tuttavia, ha eseminato e scartato per ora la proposta senza spiegare le motivazioni.

Ho illustrato qui' sopra al completo la proposta Monorchio-Salarno cosi come progettata dagli autori.
Tanto per fugare ogni dubbio dico subito che la proposta l'ho trovata nel sito "Economy 2050" dai cui l'ho riportata integralmente.
Detto questo mi permetto di fare una personale, quanto opinabile riflessione: la proposta e' molto interessante ma molto provabbilmente irrealizzabile. Per farvi capire meglio quello che intendo vi invito ha leggere il post con la spiegazione molto chiara e semplice che gli enomosti di Economy 2050, e in cui io mi trovo totalmente d'accordo fanno della proposta.Mi rendo conto che l'argomento non e' semplice e presenta molti aspetti tecnici, ma credo anche che leggendolo con attenzzione ci si possa fare una propria opinione.
Lascio a voi giudicare il testo e vi invito a dirmi cosa ne pensate, ma vi invito anche a farlo avendo anche letto l'opinione degli economisti sopra citati. Luca Marinoni.

Post con l'opinione degli economisti di Economy 2050:
http://lucamarinonilemieidee.blogspot.it/2012/08/alcune-considerazioni-sulla-proposta.html 







1 commento:

  1. con bot tascabili che come le cambiali passassero di mano in mano tra i cittadini che acquistassero e pagassero con gli stessi per i normali acquisti lo spread si azzererebbe. Se infatti tali bot si dessero alle aziende che attendono da mesi ed anni di essere pagati dallo Stato e per il 10-30% a tutti coloro che hanno pensioni-salari-stipendi con un tasso dell'1% annuo a scadenza a 5-10 anni e si fosse obbligati ad accettarli nelle comuni transazioni economiche tra individui e società otterremmo il rientro del debito pubblico in sede intranazionale e toglieremmo alla finanza la possibilità di specularci sopra, questo eviterebbe agli italiani finanziarie che aumentano le tasse sino a strozzarci, poi si dovrebbero immediatamente azzerare gli sprechi della pubblica amministrazione e ridurre i costi gestionali della stessa e della politica ad es. riducendo di 1/3 o meglio della metà i costi per quest'ultima. Se poi a ciò si attuasse l'eliminazione del contante facendo emergere i circa 300 miliardi di euro non dichiarati che darebbero luogo a circa 120-150 miliardi di euro di tasse l'Italia sarebbe fuori dalla speculazione finanziaria e dall'aumento indiscriminato delle tasse in tempi rapidissimi, potendosi azzerare il debito pubblico nel giro di un decennio o forse meno.

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