venerdì 15 aprile 2011

Riforma della giustizia: per Berlusconi il bello viene adesso

Chi pensa che le tensioni politiche e le manifestazioni di piazza che hanno accompagnato la discussione alla Camera sul processo breve saranno presto soltanto un ricordo, come è capitato a molti passaggi della politica italiana, sarà con ogni probabilità smentito dai fatti, in tempi rapidissimi. Il premier Silvio Berlusconi non considera affatto chiusa la partita con la parte politicizzata della magistratura. Anzi, la ritiene soltanto agli inizi e vuole battere il ferro finché è caldo. Per questo ha chiesto al ministro della Giustizia, Angelino Alfano, di sollecitare la discussione in Parlamento del disegno di legge per la riforma costituzionale della giustizia approvato dal Consiglio dei ministri circa un mese fa. Non solo. Per tutti i messaggi e i discorsi che si accinge a pronunciare nei prossimi giorni per le elezioni amministrative, Berlusconi ha preparato di suo pugno un appunto di poche righe in cui ribadisce la volontà di ridisegnare l'architettura istituzionale dello Stato, fare la riforma della giustizia e quella delle imposte, ovvero tre grandi riforme che i suoi governi non sarebbero riusciti a realizzare, dal 2001 ad oggi, per colpa - sostiene il premier - di alleati indecisi come Pierferdinando Casini (nel governo precedente) e di Gianfranco Fini in questa legislatura.

Il piano d'azione lo ha riassunto lo stesso Cavaliere ai giornalisti stranieri che l'hanno invitato a cena: "C'è una guerra in corso con una parte della magistratura, che è iniziata nel 1992. Per fare in modo che la guerra finisca bisogna riformare la Costituzione. Sarà un'impresa storica, ma la condurrò in porto". Oltre che storica, a molti dei suoi oppositori (e non solo a quelli), l'impresa appare un po' folle, visto che nessuno è mai riuscito a riformare davvero la giustizia in Italia. Un tasto, quello della follia, che di solito ha l'effetto di gasare ancora di più Berlusconi, che in privato sprona gli interlocutori a rileggere un testo che lui stesso scrisse parecchi anni fa, prima di scendere in politica, come prefazione all'Elogio della follia di Erasmo di Rotterdam. Rileggere un passaggio di quel testo è illuminante per capire il Berlusconi di oggi: "Ad affascinarmi nell'opera di Erasmo fu in particolare la tesi centrale della pazzia come forza vitale creatrice: l'innovatore è tanto più originale quanto più la sua ispirazione scaturisce dalle profondità dell'irrazionale. L'intuizione rivoluzionaria viene sempre percepita al suo manifestarsi come priva di buon senso, addirittura assurda. È solo in un secondo tempo che si afferma, viene riconosciuta, poi accettata e persino propugnata da chi prima l'avversava. La vera genuina saggezza sta quindi non in un atteggiamento razionale, necessariamente conforme alle premesse e perciò sterile, ma nella lungimirante, visionaria pazzia. E nella mia vita di imprenditore sono stati proprio i progetti a cui più istintivamente mi sono appassionato contro l'opinione di tanti, anche amici cari, i progetti per i quali ho voluto dar retta al cuore più che alla fredda ragione, quelli che hanno poi avuto i maggiori e più decisivi successi".

Oggi basta applicare quel metodo folle, che esalta "una lungimirante, visionaria pazzia", alla riforma della giustizia, e tutto diventa più chiaro nell'analisi e nei progetti di Berlusconi. L'analisi. "I giudici politicizzati sono la grande patologia, il cancro italiano, la metastasi: se non capite questo, non capirete il mio Paese" ha spiegato Berlusconi ai giornalisti stranieri. "Questi giudici sono un'associazione con finalità eversive. Hanno iniziato nel 1992, facendo fuori cinque partiti, poi Bettino Craxi con accuse infamanti, dicendo che si era arricchito con la politica. Invece non ha lasciato nemmeno una lira alla sua famiglia. Nel 1994 hanno fatto fuori il mio governo. Nel 2008 quello di Prodi perché volevano impedire la riforma della giustizia di Mastella. E anche ora continuano a processarmi con accuse risibili. Le Br usavano il mitra, questi usano il potere giudiziario, perciò il loro attacco è molto più pericoloso per la democrazia". Quanto al progetto, l'unico rimedio, per Berlusconi, è di approvare - ora e subito, anche a tappe forzate in Parlamento - la riforma costituzionale della giustizia, introducendo alcuni principi assolutamente indispensabili per riequilibrare i poteri tra politica e magistratura. Separazione delle carriere tra pm e giudici giudicanti. Istituzione di due Csm, uno per i pm e uno per i giudicanti, ciascuno con una composizione diversa dall'attuale, e non più con una maggioranza dei membri togati, che ha trasformato l'attuale Csm in una Terza Camera, sempre pronta a criticare governo e Parlamento (che sono eletti dal popolo, a differenza dei togati del Csm, che hanno vinto un concorso). Introduzione della responsabilità civile per punire i magistrati che sbagliano. E per completare il tutto, una riforma della Corte costituzionale per fare sì che le sue deliberazioni contro le leggi approvate dal Parlamento debbano avere una maggioranza qualificata dei due terzi, pena la nullità. Se questi sono gli obiettivi della riforma costituzionale della giustizia, e per Berlusconi lo sono, bisogna dire che al confronto il processo e la prescrizione breve sono robetta quasi insignificante, un petardo a confronto di una bomba atomica. Vi è dunque da aspettarsi che per contrastare il disegno riformatore del Cavaliere l'opposizione e le toghe politicizzate faranno ricorso nei prossimi mesi a tutte le armi a loro disposizione, da quelle mediatiche ai processi eclatanti. Non potranno più dire, però, che si tratta di una legge ad personam, essendo sempre più evidente che il problema è generale, essendo la giustizia uno dei grandi handicap dell'Italia moderna: se i processi durano dieci anni, la colpa non è di Berlusconi, ma dei magistrati che lavorano poco e male, pur essendo i meglio pagati in Europa. E questo, pian piano, potrebbe portare anche gli scettici a dare ragione alla "lungimirante, visionaria pazzia" di Berlusconi, da sempre convinto che "l'intuizione rivoluzionaria si afferma solo in un secondo tempo, quando viene riconosciuta, poi accettata e perfino propugnata da chi prima l'avversava". Sarà così che andrà a finire? Un dato, comunque è certo. Nelle prossime settimane, con la politica non ci annoieremo.

1 commento:

  1. sarebbe bello se ci riuscisse...grande Berlusconi..ce ne vorrebbero come lui...!!!!!!!!!!!!

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