martedì 3 agosto 2010

Federalismo, domani in Cdm il decreto che completa quello comunale


Con il decreto attuativo sull'autonomia fiscale dei comuni, che sarà sul tavolo del consiglio dei ministri di domani, il governo compirà un giro di boa di grande importanza sulla road-map del federalismo fiscale. Il provvedimento, infatti, (il quarto di quelli previsti dalla legge-delega approvata a maggio dello scorso anno) conclude di fatto la fase "comunale" del passaggio al nuovo sistema fiscale, come annunciato dai ministri Tremonti, Bossi, Calderoli e Fitto nella conferenza stampa nella quale, lo scorso 30 giugno, è stata presentata la relazione sul federalismo fiscale. Dopo il decreto, approvato due settimane fa, che detta le procedure per individuare i fabbisogni-standard per i servizi erogati dagli enti locali, è la volta di quello che indica l'assetto e l'entità delle nuove imposte comunali. Nella relazione dello scorso giugno l'enfasi maggiore era per l'introduzione della cedolare secca sugli affitti che, stando alle anticipazioni, dovrebbe essere fissata al 25 per cento, con decorrenza dal primo gennaio 2011. Ma nella prima fase del federalismo municipale è prevista anche l'attribuzione ai comuni della titolarità di tributi che oggi sono statali, interenti al comparto territoriale e immobiliare. Si tratta di imposte come di bollo, di registro, d'ipoteca e di registrazione al catasto.

Una devolution di portata storica, dunque, di cui la cedolare secca rappresenta solo una porzione. In una seconda fase (sempre secondo le indiscrezioni individuata a partire dal 2014), dovrebbe partire l'imposta unica municipale che, come più volte ribadito, per la parte che insiste sul patrimonio immobiliare non graverà sulla prima casa. In questo caso, il meccanismo messo a punto dal governo secondo le linee annunciate un paio di settimane fa da Giulio Tremonti, prevede uno sdoppiamento in una parte cosiddetta "propria", e in una "facoltativa", che potrà essere introdotta dai comuni dopo un'apposita consultazione popolare. Si tratterebbe di una serie di imposte non propriamente immobliari, ma legati alle autorizzazioni di suolo pubblico o similari. Una parte degli incassi di entrambi le imposte andranno poi ad alimentare il fondo perequativo incaricato di attenuare gli squilibri di cassa tra i comuni più ricchi e quelli dotati di meno risorse, sul cui funzionamento (si è parlato di una gestione congiunta Stato-Anci) è ancora aperto il dibattito. Introiti rilevanti, per i comuni, dovrebbero arrivare dal contrasto dell'evasione e del sommerso: il decreto prevede infatti un robusto giro di vite per quanti non dichiareranno al fisco i redditi derivanti da locazione. Per gli affitti in nero, si parla di un aumento delle sanzioni previste che può arrivare al 400 per cento, senza possibilità di accedere alle riduzioni previste dalla legge nei casi di rinuncia all'impugnativa o collaborazione negli accertamenti. E, sempre per arricchire le entrate, è prevista per i comuni che collaboreranno alla lotta all'evasione dell'Irpef anche una quota delle somme recuperate dal Fisco.

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