sabato 23 gennaio 2010

La "Generazione Pdl" riparte da Arezzo senza correnti e rimpianti


Solo tre anni fa era la convention della corrente aennina di Gasparri e La Russa “Destra Protagonista”, oggi diventa la kermesse della “Generazione Pdl”. In ventiquattro mesi, sotto i ponti del centrodestra di acqua ne è passata: la svolta del Predellino (dicembre 2007) e il divorzio da Casini, le elezioni politiche con la doppia tornata elettorale (europee e amministrative) del 2008, lo scioglimento di Fi e An e la nascita del Pdl (marzo 2009) sotto il segno zodiacale del bipolarismo.

A dieci mesi dal congresso fondativo è il momento di tirare un punto, di “consolidare il contenitore e definire i contenuti” per dirla con Maurizio Gasparri che insieme a Ignazio La Russa e le rispettive associazioni (“Italia Protagonista” e “Punto Italia”) hanno promosso l’appuntamento che oggi e domenica porterà ad Arezzo più di mille persone tra ministri, vertici del partito e parlamentari presenti anche con le proprie fondazioni. Ci saranno Tremonti, Sacconi, Alfano, Scajola, Matteoli, Meloni, Fitto, Ronchi, insieme ai coordinatori nazionali Bondi e Verdini, il sindaco di Roma Alemanno, il sottosegretario Bonaiuti.

Un confronto a tutto campo, sul presente ma anche sul futuro del partito unico che impegnerà, tra gli altri, Cicchitto con la fondazione “Riformismo e libertà”, Quagliariello con la fondazione “Magna Carta”, Bocchino con l’associazione “Giuseppe Tatarella”, Vizzini con “Riformisti europei”, Baldassarri con “Economia reale”, Valducci con i “Club della libertà”, Matteoli con la sua fondazione “Per la libertà e il bene comune”, Mazzocchi con i “Cristiano riformisti”. Si parte da un dato: il Pdl è una realtà da consolidare e destinata a durare per i prossimi decenni. La leadership di Berlusconi è intangibile e non è certo questo il punto all’ordine del giorno – si fa notare nei ranghi pidiellini - ma in una prospettiva di lungo termine occorre costruire la continuità sul progetto e sulle classi dirigenti.

Altro punto di riflessione riguarda il superamento della “sindrome da ex” , il che vuol dire fare in modo che l’osmosi tra Fi e An si completi senza rimpianti per le correnti, superando anche la logica delle quote che finora ha regolato gli equilibri interni ai soci di maggioranza del Pdl. Lo mette in chiaro La Russa quando dice che nessuno è stato escluso dalla convention aretina e che il partito cresce ''senza correnti'', andando oltre ''le logiche di appartenenza del passato''. L’obiettivo resta la coesione all’interno del Pdl, “progetto politico che ha l’ambizione di non essere un fatto contingente, ma di durare per diverse generazioni''. Ma già oggi intende lasciarsi alle spalle le divisioni del passato: ''Le correnti non ci sono e non servono. Al contrario, ad Arezzo sarà chiara a tutti un'inversione di quella tendenza che faceva leggere tutto in chiave di appartenenza'', sottolinea La Russa che non a caso osserva: “Nell'ufficio di presidenza abbiamo constatato come il Pdl stia crescendo proprio come lo vogliamo: un partito che si confronta e in cui nessuno ha problemi a prendere posizione al di là delle logiche del passato e delle letture sulla base dell'appartenenza''.

Insomma, ad Arezzo si parla al popolo del Pdl, non più agli ex An o ex Fi. Passaggio che, a ben guardare, rimanda alle polemiche che in questi mesi hanno attraversato il partito per le posizioni assunte dalla componente aennina che fa capo al presidente della Camera Fini su alcuni temi: dalla cittadinanza breve e il voto agli immigrati alle questioni etiche. L’impegno dal quale non è possibile prescindere, argomenta Matteoli, è “far sì che il Pdl sia sempre più un partito organizzato in grado di rispondere a esigenze della politica moderna”. Dunque, non più un partito ancorato a una “politica ottocentesca, ma che abbia regolee organismi all’interno dei quali trovare una sintesi tra le diverse sensibilità”. La sede naturale del confronto, per l’ex colonnello di An è e resta l’Ufficio di presidenza che “si riunisce, discute, poi decide e ciò che ne esce è la linea del partito”. Da questo punto di vista, il ministro non vede “problemi insormontabili nella posizione espressa dal presidente Fini”.

Anche Giorgia Meloni vede ''abbastanza osmosi'' e, se è normale che ''ci possa essere qualche momento di confusione in un partito grande come il nostro'', al tempo stesso ''non credo che si possano riproporre all'interno del Pdl le differenze esistenti nei partiti d'origine, An e Fi. Non c'è bisogno delle correnti, e la dimostrazione viene proprio dalla convention di Arezzo che non è più la manifestazione di Destra protagonista, ma mette insieme figure provenienti da percorsi diversi''.

Il percorso è già tracciato e, ripetono tutti nel Pdl, indietro non si torna. Ma se la fase degli aennini e dei forzisti deve essere superata, chissà se lo stesso concetto vale per quella dei “berluscones” e dei “finiani”. Forse, da Arezzo potrebbe arrivare la risposta.

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