
«La semplice somma algebrica dei governi nazionali più o meno forti -sottolinea Tremonti - non può fare da sola quel nuovo tipo di politica che il tempo presente richiede. Il tempo è strategico. Dobbiamo guadagnare tempo, guardando non solo a domani o al prossimo mese, ma al prossimo decennio, per assorbire la crisi e per organizzare il futuro. Il nostro futuro non è infatti un destino ma una scelta».
Il Fondo monetario, la Commissione europea e la banca centrale europea «hanno accertato e dichiarato che il programma greco è adeguato e credibile e su questa base, insieme con gli altri Paesi euro, l'Italia concorda», sottolinea Tremonti. Secondo cui quella che si sta vivendo «non è una seconda crisi». «È solo la stessa crisi che è continuata e si è trasformata, passando dai debiti privati ai debiti pubblici e scalandosi su scala globale». In Europa sono stati rimossi i confini economici ma sono ancora rimasti i confini politici. «Non ci sono più confini ma travasi tra debiti, deficit e default delle banche e degli Stati». In questo quadro «l'esposizione della core Europe verso la Grecia è relativamente limitata. Ma l'esposizione della core Europe verso i paesi che a stella la circondano è, contando i connessi derivati, enormemente superiore».
«Le colpe passate e i doveri attuali non sono certo uguali, da banca a banca e da Stato a Stato», sottolinea il ministro. In particolare, i doveri degli stati in crisi «sono e devono restare assoluti, ma ormai la responsabilità è di tutti. Rimossi ex ante i confini economici, non si possono più far valere ex post i confini politici». «Crisi in greco vuol dire discontinuità. Una discontinuità che può essere positiva costitutiva e costruttiva dell'Europa. Ci si aspetta che domani il vertice possa dire che non basta una risposta a questa crisi. Dobbiamo saper andare più lontano, imparando la lezione e prendendo tutte le misure necessarie affinchè una crisi di questo tipo non si ripeta».
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