venerdì 23 marzo 2012

Pressione fiscale: l’Italia sale al quinto posto in Europa

L’Italia scala nel 2009 la classifica dei paesi europei a più alta pressione fiscale portandosi dal settimo al quinto posto. È quanto risulta dalle nuove statistiche sui conti pubblici diffuse ieri dall’Istat. Nel 2009 la pressione fiscale (il peso di tasse e contributi in rapporto al Pil) è balzata al 43,2% dal 42,9% del 2008. L’Italia si colloca così al quinto nell’Europa a 27 assieme alla Francia. Fanno peggio solo Austria (43,8%), Belgio (45,3%), Svezia (47,8%) e Danimarca (49%). La media Eu-27 è del 39,5%.

QUASI COME QUANDO CI FU L’EUROTASSA
Le statistiche Istat mostrano che il picco assoluto nella pressione fiscale l’Italia lo tocca nel 1997 (43,7%), l’anno in cui il primo governo di Romano Prodi introdusse l’Eurotassa.
Istat spiega che l’incremento del carico fiscale nel 2009 “è l’effetto di una riduzione del Pil superiore a quella complessivamente registrata dal gettito fiscale e parafiscale, la cui dinamica negativa (-2,3%) è stata attenuata da quella, in forte aumento, delle imposte di carattere straordinario (imposte in c/capitale), cresciute in valore assoluto di quasi dodici miliardi di euro“.
LO SCUDO FISCALE
Fra le imposte straordinarie Istat ricorda i prelievi operati in base allo scudo fiscale (circa 5 miliardi di euro) e i versamenti una tantum dell’imposta sostitutiva dei tributi, “che hanno interessato alcuni settori dell’economia, in particolare quello bancario“.
LA SPESA PUBBLICA TOTALE
Non va molto meglio se si guarda alla spesa pubblica totale, che nel 2009 sfiora gli 800 miliardi di euro. Nel confronto con gli altri Paesi europei, la spesa complessiva dell’Italia è pari al 51,9% del Pil, superiore di 1,3 punti percentuali rispetto alla media dei sedici Paesi dellarea euro e di 1,2 punti percentuali rispetto alla media complessiva dei paesi Ue-27. L’Italia si colloca così al sesto posto in Europa, dopo Belgio (54,2%), Finlandia (55,6%), Francia (55,6%), Svezia (56,5%) e Danimarca (58,6%).

LE SPESE PER I CONSUMI INTERMEDI
Le spese per consumi intermedi hanno registrato un aumento del 7,5%, proseguendo la tendenza degli anni precedenti. Le prestazioni sociali in natura, che includono prevalentemente le spese per assistenza sanitaria, sono salite del 4% contro una variazione del 2,2% nel 2008. Di conseguenza, Istat spiega che la spesa per consumi finali delle amministrazioni pubbliche è aumentata del 3,3%, in rallentamento rispetto alla crescita del 4,3% del 2008″.
IL PESO DI PENSIONI E SUSSIDI
Il contributo più importante alla crescita della spesa, in Italia come in Europa, viene dalle prestazioni sociali in denaro (pensioni, sussidi): “Nel 2009 queste voci hanno segnato un’incidenza di oltre il 36% sulle uscite e una crescita rispetto al 2008 del 5,1%, dovuta all’effetto della crisi sugli ammortizzatori sociali“.
IL LIVELLO DI DISOCCUPAZIONE
Tra questi, Istat segnala l’indennità di disoccupazione, cresciuta di circa 2 miliardi di euro, le misure di integrazione salariale (cassa integrazione guadagni), aumentate di oltre 1,5 miliardi di euro e gli interventi a favore delle fasce più deboli della popolazione, come il bonus straordinario per le famiglie a basso reddito (pari a circa 1,5 miliardi di euro).
Fonte: Reuters

http://www.mondofinanzablog.com/2010/06/29/pressione-fiscale-litalia-sale-al-quinto-posto-in-europa/

Ho voluto i riportare i dati qui' sopra citati per far comprendere a tutti noi (anche se penso che non ce ne sia bisogno) a che punto la famelica follia dei nostri "sobri" ci sta' portando. Ora dai dati ufficili la pressione fiscale si aggira intorno al 45% dato che di per se e' un furto lesalizzato che il nostro governo attua nei confronti di tutti noi. Ma non e' finita, infatti quando tutti gli effenti della manovra di fine anno entreranno in vigore dalla nuova imu all'aumento dell'iva che dovrebbe passare dall'attuale 21% al 23.5% porterrano le statisce attuali ad essere obsolete facendoci sfondare ogni record. Nell'articolo che ho postato ieri(http://lucamarinonilemieidee.blogspot.it/2012/03/zucchi-cedo-la-mia-azienda-allo-stato-e.html) qui' sul blog si evince come questi effetti stanno portando molti imprenditori a chiudere baracca o a delocalizzare in paesi in cui non vengono considerati nemici dello stato o comunque delle mucche da spremere fino all'ultima goccia. Fino a quando i nostri governanti non si renderanno conto che l'unico modo per rimettere questo paese in carreggiata passa da un tagllio feroce della spesa pubblica, una riduzone dell'apparato statale e la dismissione di parte del patrimonio pubblico ad eccezzione di quelle che sono aziende strategiche per il nostro stato, il destino che  aspetta a tutti noi e un progressivo impovovorimento di tutti noi cittadini.
E' sotto gli occhi di tutti noi che cosa ha portato questo tipo di strategia in Grecia e se non facciamo qualcosa al piu' presto per invertire questa rotta rischiamo di fare la stessa fine. Luca Marinoni



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