Il modello italiano per una riforma costituzionale

Ogni tanto, persino Fini riesce ad azzeccarne una.


E’ probabile che, per il 2010, abbia già esaurito il bonus e che la sua esternazione abbia un secondo fine, ma intanto registro con piacere un soprassalto di buon senso.

Cosa ha detto Fini di così straordinario ?

Beh, in assoluto di “straordinario” non ha detto nulla, ma usando il buon senso la “straordinarietà” è che, per una volta, non ha portato acqua al mulino della sinistra.

Fini ha detto: ma perchè, invece di ragionare in termini di “modello francese” o “modello tedesco” non introduciamo un “modello italiano” adatto alle nostre esigenze ?

Puro e semplice buon senso.

Dobbiamo poi intenderci su quali sono le nostre esigenze sulle quali costruire il “modello italiano”.

Prima di tutto, esigenza peraltro non solo italiana, è la governabilità, cioè la possibilità di dar corso al proprio programma da parte del partito o della coalizione vincente, superando e senza dover sottostare ai veti dell’opposizione, della magistratura, di altri organi dello stato.

La governabilità è quindi la possibilità, in forza di una maggioranza consegnata alle urne dal Popolo Sovrano, di applicare il programma, assumendosene la responsabilità politica, e superando sofismi e ostruzionismi.

Al termine della legislatura sarà il Popolo Sovrano a decidere se il governo ha funzionato bene meritando la riconferma, o male meritando di essere sostituito.

Come conseguire la governabilità in Italia ?

Anche qui si potrebbe aggiungere: non solo in Italia.

Una guida singola, un presidente eletto dal Popolo, con il potere di decidere e di agire senza dovr sottostare a compromessi e mediazioni.

Quindi presidenzialismo, nella sua forma primaria che vede unirsi nella figura del Presidente, come si dice negli Stati Uniti, quattro “cappelli”:

- Capo dello stato

- Capo dell’esecutivo

- Capo delle Forze Armate

- Capo del suo partito.

L’alternativa può essere una scissione tra il capo dello stato e dell’esecutivo, utile se il primo sia veramente una figura super partes e non un prodotto della burocrazia o delle conventicole di partito, fermo restando il potere esecutivo nel soggetto che ottiene l’investitura direttamente dal Popolo.

Perchè questo dualismo possa funzionare vedrei comunque meglio un capo dello stato che sia un monarca ereditario, quindi sottratto ai compromessi, ai condizionamenti di una elezione parlamentare, un capo dello stato che, cioè, possa decisamente rappresentare l’unità della Nazione da una posizione super partes.

Ma l’Italia è anche una nazione in cui quando ci si trova in tre si formano subito due fazioni, per cui è necessario canalizzare e dare rappresentanza a numerose istanze particolari.

Pur essendo personalmente sempre stato a favore del bipartitismo, mi sono convinto che un tale sistema non è adatto all’Italia, dove invece il sistema elettorale dovrebbe essere tale da imporre ai movimenti rappresentativi delle idee più vicine di unirsi in coalizioni omogenee, all’interno delle quali misurare le proprie forze, con un patto di legislatura che impedisca i ribaltoni.

In questo quadro la attuale legge elettorale mi sembra la migliore possibile, con alcuni correttivi.

1) Il collegio unico nazionale anche per il senato;

2) la trasformazione del premio di maggioranza in seggi attribuiti ad un listino “del Presidente”;

3) la decadenza dei parlamentari che cambino coalizione.

Ed ecco un “modello italiano” ben definito.

Un presidente capo dello stato e dell’esecutivo con pieni poteri per tutta la durata del mandato e un parlamento, con pluralità di partiti in rappresentanza – anche simbolica – di tutte le istanze della nazione, eletto su base maggioritaria ma con premio al listino del presidente vincente.

Alternativa un capo dello stato – meglio un monarca con una dinastia ereditaria – meramente rappresentativo della unità nazionale e un Premier eletto dal Popolo con gli stessi criteri e poteri di cui sopra.

Si unisce così la necessaria capacità e rapidità decisionale con l’assecondare le italiche peculiarità che fanno leva su un forte individualismo.

2 commenti:

  1. Sono super d'accordo con tutto ciò che è scritto nell'articolo di cui sopra.Michele

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  2. l' ingegneria costituzionale è materia così contorta che l'ingegneria nucleare al confronto è robetta da scimmie, quindi il modello francese, tedesco, alla turca con o senza optional e gadgets non è materia che sia alla portata di tutti e quindi è roba da lasciare fare agli addetti ai lavori. L' unica cosa che conta è l'istituzione in modo stringente del "principio di responsabilità univoco" che più del sistema di pesi e contrappesi e azioni e reazioni, sembra essere il quid che manca all'attuale Costituzionale. Se una carica ha una determinata responsabilità la deve avere in toto senza scoprire come solo adesso e dopo 70 anni che il Presidente del Consiglio non può neppure andare a pisciare senza il vaglio di un gran consulto del Quirinale.. ma allora non è vero che il Presidente della Rebubblica sbuccia le fave come mi hanno raccontato da quando vado a votare!

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