Ammortizzatori sociali e Statuto dei Lavori, impegni per il 2010

"In linea di massima le proposte del ministro Sacconi sono condivisibili, ma non è però chiaro chi saranno i soggetti da proteggere con questi interventi". Così Guglielmo Loy, segretario confederale della Uil commenta con LABITALIA l'intervento del ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Maurizio Sacconi, che ieri ha annunciato, dopo le elezioni regionali, un disegno legge delega per l'avvio dello Statuto dei Lavori. Iniziativa che, secondo Sacconi, "sarà l'atto conclusivo della riforma pensata da Marco Biagi", e che avrà due punti fondanti "un'indennità di disoccupazione su base generalizzata" e un secondo strumento integrativo, che sarà "soprattutto rivolto a conservare il rapporto di lavoro quando può ridursi il volume della produzione ed anche le ore lavorate".

"Il problema -sottolinea Loy- è che in Italia abbiamo una parte di lavoratori che hanno un livello di protezione dignitoso o buono con cassa integrazione e ammortizzatori sociali, e un'altra quota, fatta di collaboratori e soggetti con contratti a termine, che non hanno nessuna protezione o ne hanno di scarse". Loy fa un esempio."Basti pensare -aggiunge- agli oltre 800.000 collaboratori mono-committenti presenti nel Paese che non sono nè assimilabili a dipendenti, nè a lavoratori autonomi, e che rappresentano un'evidente 'metastasi'. Quindi, o si costruisce un livello di protezione anche per questa ultima categoria di lavoratori, oppure si inizia a lavorare per svuotare questo bacino". Una strada, quella di far scendere la quota di contratti a termine, che la Uil preferisce. "E' la via -spiega Loy- che suggeriamo e che seguiamo con forza, anche perchè l'alternativa di allargare le tutele a questi lavoratori è molto costosa in generale, e in particolare per le imprese". Secondo Loy non va però nella giusta direzione la decisione di Sacconi "allargare ad altri lavoratori il sistema dei voucher e dei buoni lavori, perchè questi soggetti non avranno nè tetto previdenziale e nè garanzie al termine del periodo di lavoro, e così si aumenta solo il bacino di chi è senza tutela, che invece andrebbe svuotato".

"Sulla riforma degli ammortizzatori sociali non ci risulta che sia aperto un tavolo e immagino che il ministro Sacconi, quando ne parla, faccia riferimento al sul Libro Bianco, sul quale la Cgil ha già espresso il suo giudizio. Ci auguriamo, comunque, che il governo non decida di procedere come spesso ha già fatto: ossia portando il testo del decreto direttamente alla fiducia, senza discuterlo. Il ministro si rammenti che quello degli ammortizzatori è un tema di straordinaria importanza sociale". Susanna Camusso, segretaria confederale della Cgil, commenta così con LABITALIA le parole pronunciate dal ministro Sacconi. "Non vedo nelle parole del ministro -aggiunge Camusso nessuna valorizzazione della cig e del suo eventuale allargamento. Mi sembra invece che lo spunto principale sia quello dell'indennità di disoccupazione, che emerge come una sorta di preoccupazione a senso unico". Insomma, Camusso sottolinea che manca, da parte del ministro del Lavoro, "il riconoscimento dell'enorme importanza che la cig ha avuto nel 2009 di fronte alla crisi". "Per questo la Cgil -ricorda- continua a chiedere il raddoppio delle settimane di cig (da 52 a 104 ndr) e l'aumento dei massimali". Sullo Statuto dei Lavori, poi, Camusso dice:" Non è che una legge come lo Statuto dei Lavoratori non va più bene perché è del 1970. La validità di una legge non dipende dall'anno in cui è stata varata. E poi i diritti -ribadisce- sono in capo a chi lavora, ai lavoratori, non ai lavori. Ho idea che si usino categorie antiche per far finta di essere moderni".

Per Giorgio Santini, segretario confederale della Cisl, "è bene che il ministro Sacconi -dice a LABITALIA- cominci a entrare nella logica di affrontare la cosa da un punto di vista strutturale. Perché se è vero che durante l'emergenza non si può parlare di riforme, è anche vero che è l'emergenza stessa che ci impone di pensare in termini di sistema". Ora, dice il segretario confederale dell'organizzazione guidata da Raffaele Bonanni "abbiamo pensato con gli ammortizzatori a tutto il 2009, e le risorse ci saranno, così pare, anche per il 2010". "Il problema, dunque, è l'uscita dalla crisi: per questo è bene parlarne ora -sottolinea Santini- presentare il disegno di legge entro i primi sei mesi del 2010, per essere così pronti nel 2011". Per la Cisl, quattro sono i punti che devono stare alla base del nuovo sistema di tutela del lavoro. "Il primo -spiega ancora Santini- è sistematizzare bene le coperture universali, in costanza di rapporto di lavoro, in modo tale che quei settori che attualmente sono legati alla cig in deroga, abbiamo invece una forma di protezione grazie alla bilateralità e alla cassa ordinaria". L'altro pilastro dovrebbe essere "il miglioramento delle protezioni per i cocopro -dice ancora Santini- che si potrebbe ottenere aggiungendo al costo del lavoro dei collaboratori poco più dell'1% (di cui due terzi a carico del datore e un terzo a carico del lavoratore) in modo tale da permettere la sistematizzazione dei sostegni". Come terzo punto, poi, la Cisl chiede " di rendere più agevole l'accesso alle protezioni per i temporanei, soprattutto per salvaguardare i più giovani che con le norme attuali (due anni di contributi ndr) sono i più penalizzati". Ma il punto più importante è forse l'ultimo. "Politiche attive, tante politiche attive -conclude Santini- per far tornare nel mercato chi ha perso il lavoro".

"La riforma degli ammortizzatori sociali è una necessità, l'Ugl lo dice da tempo. La crisi ha colpito pesantemente i lavoratori precari ed è auspicabile che la riforma segua un percorso condiviso con le parti sociali per definire un sistema universale che tuteli tutti i lavoratori". Così il segretario confederale dell'Ugl, Paolo Varesi, interviene in merito alla riforma verso uno 'Statuto dei lavori' . "Con i decreti anticrisi abbiamo ottenuto una prima forma di sostegno al reddito; ora -aggiunge- bisogna rafforzare questa misura, superando il carattere della 'una tantum', aumentare l'entità economica e ampliare la platea dei beneficiari. Lo sforzo -conclude il sindacalista- deve andare, da una parte, verso l'attivazione di meccanismi di protezione strutturali, colmando per tutti i lavoratori il gap di tutele che ha sinora caratterizzato il lavoro flessibile; dall'altra, non rinunciare a percorsi di stabilizzazione occupazionale dei lavoratori precari".

"Naturalmente non abbiamo sufficienti elementi per poter dare un giudizio di merito, ma possiamo dire però che è sicuramente necessario mettere mano al sistema degli ammortizzatori sociali, riformandolo sulla base di un elemento universale, che lo renda applicabile a tutti i cittadini". Giuliano Poletti, presidente di Legacoop, parla con LABITALIA delle riforme annunciate ieri a Bologna dal ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Maurizio Sacconi.

Oltre a garantire un sostegno a tutti quelli che perdono il lavoro, però, per Poletti è necessario spingere anche in un'altra direzione. "Occorre aiutare chi rimane disoccupato -spiega- a trovare un'altro lavoro attraverso strumenti di reimpiego. Bisogna lavorare in questo senso, per costruire percorsi di accompagnamento alla rioccupazione". Percorsi che in questo momento "non sono garantiti dai servizi pubblici per l'impiego", aggiunge Poletti che auspica "una strumentazione che qualifichi una rete, pubblica e privata, di servizi efficiente".

Per quanto riguarda lo Statuto dei Lavori che dovrebbe sostituire lo Statuto dei Lavoratori del 1970, Poletti ricorda che "nella legge del 1970 ci sono elementi che vanno confermati, come la tutela dei diritti del lavoratore, e altri che possono essere aggiornati". E indica: "La prassi dell'avviso comune, esercitata in tutta Europa, potrebbe divenatre obbligatoria e potrebbe essere riconosciuta come strumento attuativo, senza bisogno di recepimento legislativo. Le decisioni -conclude- verrebbero prese da chi ne ha la competenza, ma le parti sociali sarebbero sempre interpellate".

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