martedì 29 aprile 2014

UCRAINA: LA POLONIA HA ADDESTRATO I GOLPISTI DUE MESI PRIMA

Salve amici!! Per chi di voi mi segue sia qui' su questo blog che sui social sa benisissimo che mi occupo spesso di politica internazionale.
Ed e' questo l'ardomento di cui vi voglio parrlare in questo post; come avrete notato dal titolo oggi vi voglio parlare di Ucraina. Girovagando su internet mi e' capitato quest'articolo postato sul sito nexusedizioni che vi riporto. Io non so se quello che riporta questo articolo sia la verita', certo e' che la cosa sembra assdai provabile anche se non'ho la certezza al 100%, e non credo si potra' mai avere.
Difatto pòero' questo spiegherebbe molte delle cose che stanno succedendo da quelle parti.
Buona lettura e aspetto i vostri commenti. Luca

UCRAINA: LA POLONIA HA ADDESTRATO I GOLPISTI DUE MESI PRIMA

 Le bugie hanno vita sempre più breve. Due mesi dopo il cambio di regime a Kiev, la stampa polacca ha pubblicato rivelazioni sul coinvolgimento del governo di Donald Tusk nella preparazione del colpo di Stato. Queste nuove informazioni smentiscono il discorso occidentale e mostrano che il governo provvisorio attuale di Aleksandr Tourchinov è stato imposto dalla NATO in violazione del diritto internazionale.

 Il settimanale di sinistra polacco Nie (No), ha pubblicato una testimonianza scioccante sull’addestramento dei militanti più violenti di EuroMajdan [1]. Secondo questa fonte, il ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski invitò, nel settembre 2013, 86 membri di Fazione Destra (Pravý Sektor), presumibilmente nell’ambito di un programma di cooperazione interuniversitaria. In realtà, gli ospiti non erano studenti, molti avevano più di 40 anni. Non andarono al Politecnico di Varsavia, contrariamente al programma ufficiale, ma al centro di addestramento della polizia di Legionowo, a un’ora di auto dalla capitale. Lì passarono quattro settimane di addestramento intensivo nella gestione delle folle, nel riconoscimento delle persone, in combattimento tattico, comando, comportamento nelle emergenze, protezione dal gas della polizia, costruzione di barricate e in particolare tiri anche con i fucili dei cecchini. Tale addestramento avvenne nel settembre 2013, quando le proteste di piazza Majdan iniziarono in risposta al decreto di sospensione dei negoziati per la firma dell’accordo d’associazione con l’Unione europea, firmato dal primo ministro Mikola Azarov il 21 novembre. Il settimanale precisa che fotografie attestano tale addestramento, mostrando ucraini in uniformi naziste con i loro maestri polacchi in borghese.
Queste rivelazioni giustificano un nuovo sguardo sulla risoluzione, adottata all’inizio di dicembre 2013, dal Sejm polacco, il Parlamento, che ha affermava la “piena solidarietà ai cittadini ucraini per la forte determinazione a dimostrare al mondo la decisione d’assicurare una piena adesione del loro Paese all’Unione europea”. Naturalmente, i parlamentari non erano consapevoli che il loro Paese addestrava gli individui che cercarono e presero il potere. Tale scandalo illustra il ruolo assegnato dalla NATO alla Polonia in Ucraina, che può essere paragonato a quello assegnato alla Turchia in Siria, ed eseguito dal governo dell’europeista liberale Donald Tusk. Il ministro degli Esteri, il giornalista Radoslaw Sikorski, un ex-rifugiato politico nel Regno Unito, è la mente dell’integrazione della Polonia nella NATO. Come membro del “triangolo di Weimar”, fu uno dei tre rappresentanti dell’Unione europea a negoziare l’accordo del 21 febbraio 2014 tra il Presidente Viktor Janukovich e i tre principali capi di EuroMajdan [2]. Naturalmente, il presidente ucraino non sapeva che aveva addestrato i rivoltosi. Il ministro degli Interni e coordinatore dei servizi speciali, Bartlomiej Sienkiewicz (nipote dello scrittore Henryk Sienkiewicz, autore di Quo Vadis?), è uno dei fondatori dell’attuale servizio segreto polacco, l’Ufficio di Protezione dello Stato (Urzd Ochrony Panstwa). Fu anche per molto tempo vicedirettore del Centro Studi Orientali (Osrodek Studiów Wschodnich), centro nazionale per la ricerca sull’Europa orientale e i Balcani, in particolare Ucraina e Turchia. Questo istituto ha una profonda influenza sulla percezione occidentale degli eventi attuali, grazie ai suoi accordi con la Carnegie Foundation [3]. Durante il governo di Julija Timoshenko (2007-2010), il presidente ad interim dell’Ucraina, Aleksandr Turchinov era il capo dell’intelligence e viceprimo ministro. Lavorò con i polacchi Donald Tusk (già primo ministro), Radoslaw Sikorski (ministro della Difesa) e Bartlomiej Sienkiewicz (direttore della società di spionaggio privata OTHAGO ASBS). Per rovesciare il governo del suo confinante, la Polonia si rivolse agli attivisti nazisti, proprio come la Turchia usa al-Qaida per rovesciare il governo siriano. Non solo non sorprende che le autorità polacche attuali usino i nipoti dei nazisti che la CIA inserì nella rete Gladio della NATO per lottare contro l’Unione Sovietica, ma ricordiamo la polemica che scoppiò nelle elezioni presidenziali in Polonia nel 2005 quando il giornalista e deputato Jacek Kurski rivelò che Jòzef Tusk, il nonno di Donald Tusk, fu un volontario della Wehrmacht. Dopo aver negato, il primo ministro finalmente ammise che suo nonno prestò servizio nell’esercito nazista, ma sostenne che si arruolò dopo l’annessione di Danzica. Un ricordo che dice molto su come Washington selezioni i suoi agenti in Europa orientale.
In sintesi, la Polonia ha addestrato una banda per rovesciare il presidente democraticamente eletto dell’Ucraina con cui finse di negoziare una soluzione pacifica, il 21 febbraio 2014, mentre i rivoltosi prendevano il potere. Inoltre, non v’è dubbio che il colpo sia stato sponsorizzato dagli Stati Uniti, come dimostra la conversazione telefonica tra l’assistente del segretario di Stato Victoria Nuland e l’ambasciatore USA Geoffrey R. Pyatt [4]. Allo stesso modo, è chiaro che gli altri membri della NATO, tra cui la Lituania (l’Ucraina fu dominata dall’impero polacco-lituano) e Israele in quanto membro de facto dello Stato Maggiore atlantista, hanno partecipato al colpo di Stato [5]. Tale schieramento suggerisce che la NATO possieda ora una nuova rete Gladio in Europa orientale [6]. Inoltre, dopo il colpo di Stato, i mercenari statunitensi di una controllata di Academi (Greystone ltd) sono stati dispiegati nel Paese su ordine della CIA [7]. Tali fatti modificano profondamente la percezione che si può avere del colpo di Stato del 22 febbraio 2014. Smentiscono gli argomenti diffusi dai giornalisti del dipartimento di Stato USA (punti 3 e 5 della nota del 5 marzo) [8] e costituiscono un atto di guerra secondo il diritto internazionale. Pertanto, il ragionamento degli occidentali sulla sequenza degli eventi, tra cui l’adesione della Crimea alla Federazione Russa e le rivolte in corso in Ucraina orientale e meridionale, è nullo.

Fonti:

[1] tajemnica stanu tajemnica majdanu Nie, n°13-2014, 18 aprile 2014.

[2] , voltairenet.org Accord sur le règlement de la crise en Ukraine Horizons et débats (Svizzera), Réseau Voltaire, 21 febbraio 2014.

[3] voltairenet.  La Fondation Carnegie pour la paix internationale“, Réseau Voltaire, 25 agosto 2004.

[4]  voltairenet  Conversation entre l’assistante du secrétaire d’État et l’ambassadeur US en Ukraine“, Oriental Review, Réseau Voltaire, 7 febbraio 2014. “Svelata l’agenda segreta di Ashton e Nuland“, Wayne Madsen, Traduzione di Alessandro Lattanzio, Strategic Culture Foundation, Réseau Voltaire, 12 marzo 2014

[5]  182575  Soldati israeliani mimetizzati a Maidan“, Réseau Voltaire, 3 marzo 2014.

[6] 182792.   La nuova Gladio in Ucraina“, Manlio Dinucci, Il Manifesto, Réseau Voltaire, 18 marzo 2014.

[7]Mercenari statunitensi dispiegati nel sud dell’Ucraina   e  Le directeur de la CIA recherche des mercenaires US à Kiev  Réseau Voltaire, 4 marzo e 15 aprile 2014.

[8] Fiche documentaire du département d’État : 10 contre-vérités sur l’Ukraine   Réseau Voltaire, 5 marzo 2014.

 Articolo di Thierry Meyssan, Rete Voltaire, Damasco (Siria), 17 aprile 2014
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
Fonte in lingua originale: voltairenet.org
Fonte in lingua italiana: aurorasito.wordpress.com

Fonte originaria :ucraina,la-polonia ha addestrato i golpisti due mesi prima

 


 

 

 

 


lunedì 21 aprile 2014

IL MOVIMENTO 5 STELLE E’ ORA UFFICIALMENTE INVOTABILE. CASALEGGIO HA GETTATO LA MASCHERA

Salve a tutti!! Come noterete dall'articiolo del post ogi vi voglio parlare del movimento cinque stelle ed in particolare del suo ideologo.
Per chiarire questo aspetto vi ripoto un'articolo postato sul sito .ilmoralista.

Fino ad oggi, pur nella piena consapevolezza di tutti i limiti e le ambiguità  che caratterizzano il Movimento 5 Stelle, avevo invitato i miei lettori a votare (con il naso turato) per i pentastellati in vista delle prossime elezioni europee (clicca per leggere). Dopo avere letto sul blog di Grillo un pezzo demenziale, a firma Guido Maria Brera (clicca per leggere),  avevo confermato il precedente endorsement con lo stesso entusiasmo con il quale si va dal dentista. Ora però, dopo avere attentamente meditato sulle proposte di Casaleggio (clicca per leggere), dico basta: i grillini sono oggettivamente invotabili. Sentite cosa ha avuto il coraggio di affermare questa specie di Telespalla Bob intervistato da Peter Gomez e Gianni Barbacetto per il Fatto Quotidiano: “L’euro e l’Europa non devono essere un alibi. Noi abbiamo oggi 800 miliardi di spesa. Di questi, 100 sono tasse sul debito. Degli altri 700, possiamo tagliarne 200. Io discuterò con l’Europa sulla gestione, ma non per questo sono esonerato dal fare pulizia a casa mia”. Avete capito bene? Per il Movimento 5 Stelle, al pari di Boldrin, Napolitano, Renzi, Letta e Merkel, i problemi dell’Italia sono “l’eccesso di spesa pubblica” e “l’ammontare del debito”. Non contento di avere dichiarato simili idiozie, il guru dei miei stivali continua promettendo pure un taglio draconiano della spesa (“fino a 200 miliardi”), nonché la prosecuzione di “quei compiti a casa” tanto cari a Mutti Angela, regina di Germania. A questo punto non è più possibile prendersi in giro da soli: il Movimento 5 Stelle è chiaramente una finta opposizione, nata per assorbire e congelare il crescente malcontento e puntellare lo status quo. Credo sia inutile contestare nel merito le bestialità proferite  da Casaleggio. Solo un uomo in malafede (o molto  ignorante) può pensare di uscire da una recessione tagliando la nostra “esorbitante spesa pubblica”, facile bersaglio di tutti i demagoghi smascherati dalle analisi proposte da Emiliano Brancaccio (clicca per leggere). Quanto al debito, Casaleggio ha poi l’impudicizia di aggiungere: “A farlo diminuire ci hanno provato tutti: ci ha provato Tremonti, Monti, Letta, ci sta provando Renzi, ma ormai è normale che ogni anno noi ci portiamo a casa centinaia di miliardi di debito pubblico in più. Con la speranza che non aumenti lo spread, sennò le cose peggiorano ulteriormente”. Sfortunatamente, il nostro riccioluto scienziato non sa che esiste una correlazione diretta tra l’aumento del debito e i tagli alla spesa che gli piacciono tanto. Pensare di spegnere un incendio gettando benzina è semplicemente folle. Ma Casaleggio non è stupido, è solo un meschino manipolatore.  Chi combatte per davvero il sistema riconosce il predominio della politica sulla finanza. Nessun uomo sinceramente democratico si sognerebbe mai di far dipendere la bontà della sua azione politica dal “capriccio dei mercati”. L’Art 42 della nostra Costituzione, non a caso odiata da banche d’affari come Jp Morgan, stabilisce che: “La proprietà è pubblica o privata. I beni economici appartengono allo Stato, ad enti o a privati. La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti. La proprietà privata può essere, nei casi preveduti dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi d’interesse generale…”. Mentre l’art 43, a scanso di equivoci, precisa: “A fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti, determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale”. I neonazisti tecnocratici oggi al potere hanno completamente invertito, al pari del finto oppositore Casaleggio, i termini del ragionamento: per loro la proprietà privata, con la minaccia di far saltare i conti degli Stati, ha tutto il diritto di pretendere la distruzione del welfare. Il cuore del problema è tutto qui. I Padri Costituenti pensavano che l’economia dovesse fare un passo indietro rispetto alla individuazione, di pertinenza politica, dell’interesse generale. I masnadieri alla Renzi e Casaleggio, invece, sono interpreti malefici di una filosofia antitetica, perversa e malsana; quella che insegna come “i diritti economici e sociali dei cittadini devono essere soppressi di fronte alla bramosie assolutiste del capitale privato globalizzato”. Riconosco di essere stato ingenuo. Da un uomo come Casaleggio, già sodale del massone elitario Enrico Sassoon (clicca per leggere), cos’altro ci si poteva onestamente aspettare?  
Francesco Maria Toscano

il-movimento-5-stelle-e-ora-ufficialmente-invotabile-casaleggio-ha-gettato-la-maschera/ 


A tutti voi le riflessioni del caso. Per quanto mii riguarda non e' nient'altro che una conferma di cio' che o sempre pensato dil duo Grillo-Casaleggio e ho piacere che finalmente anche molti altri si rendano conto.

sabato 19 aprile 2014

LA RIFORMA DEL TITOLO V

Salve a tutti!!!! Concludiamo la serie dedicata alle riforme sin qui' proposte dal governo Renzi;
Prima di procedere parlando del titolo quinto come annunciato alla presentazione di questa serie, riassumiamo di cosa abbiamo parlato sinora: jobs-act. o riforma del lavoro,litalcum o meglio conosciuta come riforma della legge elettorale,la-riforma-delle-provincie, e ultima,ma non meno importante riforma di cui abbiamo parlato nel post precedente la-riforma-sel-senato.


Ora vediamo di capire cosa cambia con la riforma del titolo V proposta dal governo Renzi:

Eliminazione delle competenze legislative “concorrenti” e conseguente ridefinizione delle competenze “esclusive” dello Stato e di quelle “residuali” delle Regioni; introduzione di una “clausola di supremazia”, in base alla quale la legge statale, su proposta del Governo, può intervenire su materie o funzioni che non sono di competenza legislativa esclusiva dello Stato; introduzione della possibilità per lo Stato di delegare, anche temporaneamente, alle Regioni la funzione legislativa nelle materie di propria competenza esclusiva, salvo alcune eccezioni; riordino dei criteri di riparto della potestà regolamentare.
In sintesi sono queste le principali novità della riforma del Titolo V della Costituzione prevista nello schema di disegno di legge costituzionale “Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, la riduzione dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del Titolo V della parte seconda della Costituzione”, approvato dal Consiglio dei ministri il 31 marzo scorso.

ESTENSIONE DELLE COMPETENZE ESCLUSIVE DELLO STATO. L’elenco delle materie e delle funzioni di competenza statale “esclusiva” viene integrato includendovi: il coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario; le norme generali sul procedimento amministrativo e sulla disciplina giuridica del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche; le norme generali per la tutela della salute, la sicurezza alimentare e la tutela e sicurezza del lavoro; l’ordinamento scolastico; l’istruzione universitaria e la programmazione strategica della ricerca scientifica e tecnologica; la previdenza complementare e integrativa; l’ordinamento di Comuni, Città metropolitane ed enti di area vasta; il commercio con l’estero; l’ambiente, l’ecosistema, i beni culturali e paesaggistici, anche per profili ulteriori rispetto a quelli di tutela già previsti; le norme generali sulle attività culturali, sul turismo e sull’ordinamento sportivo; l’ordinamento delle professioni intellettuali e della comunicazione; le norme generali sul governo del territorio; il sistema nazionale e il coordinamento della protezione civile; la produzione, il trasporto e la distribuzione nazionali dell’energia; le grandi reti di trasporto e di navigazione d’interesse nazionale e le relative norme di sicurezza; i porti e aeroporti civili, di interesse nazionale e internazionale.
LA POTESTÀ LEGISLATIVA DELLE REGIONI. Conseguentemente, viene disposto che spetti alle Regioni la potestà legislativa in ogni materia e funzione non espressamente riservata alla legislazione esclusiva dello Stato, con particolare riguardo alla pianificazione e alla dotazione infrastrutturale del territorio regionale e alla mobilità al suo interno, all’organizzazione, in ambito regionale, dei servizi alle imprese, dei servizi sociali e sanitari e, salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche, dei servizi scolastici, nonché all’istruzione e formazione professionale.
POSSIBILITÀ PER LO STATO DI DELEGARE ALLE REGIONI LA FUNZIONE LEGISLATIVA NELLE MATERIE DI PROPRIA COMPETENZA ESCLUSIVA. Inoltre, a fronte della “clausola di supremazia statale”, viene prevista, di converso, la facoltà per lo Stato, previa intesa con le Regioni interessate, di delegare con legge approvata a maggioranza assoluta dei componenti della Camera dei deputati, l’esercizio della funzione legislativa, in materie o funzioni di sua competenza esclusiva, alle Regioni o ad alcune di esse, anche per un tempo limitato; conseguentemente, è soppressa la previsione in materia di regionalismo differenziato di cui all’attuale terzo comma dell’articolo 116 della Costituzione.
POTERI REGOLAMENTARI. Per quanto riguarda i poteri regolamentari, viene specificato che la potestà regolamentare spetta allo Stato o alla Regione in relazione all’esercizio delle rispettive competenze legislative e che ai Comuni e Città metropolitane è riconosciuta una potestà regolamentare in ordine alla disciplina dell’organizzazione e dello svolgimento delle funzioni loro attribuite, nel rispetto però della legge statale o regionale competente.

Conclusioni:
Vale per questo caso quello che ho gia' detto  per quanto riguarda le altre riforme; l'impostazione di base e' positiva ma il dubbio che rimane, visto la frammentata maggioranza che sostiene questo governo, e visto l'importanza della riforma bisognera' vedere se veramente ci sara' la volonta' politica di attuare fino in fondo questa riforma.


Fonti:
riforma costituzione.pdf;

riforma-titolo-v-costituzione-Cosa-cambia-con-la-riforma-del-Titolo-V-del-Governo-Renzi.

venerdì 18 aprile 2014

LA RIFORMA SEL SENATO

Salve a tutti!!!! Continuiamno ha parlare di riforme; sinora abbiamo analizzato tre' riforme volute dal governo Renzi: il jobs-act.,litalcum,la-riforma-delle-provincie. Oggi ci occupiamo di quella riforma che e' una dei cavalli di battaglia dell'attuale premier ovvero LA RIFORMA DEL SENATO.

Cosa prevede la riforma del senato:
Per prima cosa bisogna chiarire che il senato non viene abolito ma viene trasformato in un'assemblea delle autonomie;
Altro punto importante e' che il senato non sara' piu' elettivo ma sara composto da eletti di secondo livello; Ogni regione sarà infatti rappresentata da due consiglieri regionali e due sindaci, eletti dai rispettivi colleghi. Gli unici ad avere quello che si può considerare un mandato diretto, e a diventare membri di diritto con la loro elezione nelle istituzioni locali, sono i presidenti di regione, i presidenti delle province autonome di Trento e Bolzano, e i sindaci dei capoluogo di regione. A loro si aggiungono 21 senatori nominati dal presidente della Repubblica per “altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario”. Saranno poi senatori anche gli ex presidenti della Repubblica e gli attuali senatori a vita.
Altro punto importante di questa riforma e' il fatto che per i nuovi  senatori non è prevista un’indennità aggiuntiva a quella già percepita per l’incarico locale; questo vale pe i senatori di nomina presidenziale che non avranno un’indennità. Molto probabilmente saranno coperti i costi di trasferta e le diarie per tutti.

Durata del mandato:
  La durata del mandato dei senatori “coincide con quella degli organi dell’istituzione territoriale nella quale sono eletti”.. I senatori nominati dal presidente della Repubblica, invece, durano 7 anni, e sono quindi legati al mandato del presidente. Non è ancora chiaro cosa accadrebbe in caso di dimissioni anticipate del presidente della Repubblica.

Poteri del nuovo senato delle autonomie:
Sulla maggioranza delle leggi, compresi i decreti del governo da convertire, il nuovo Senato potrà votare e suggerire alla Camera le modifiche ritenute necessarie  (nel caso dei decreti entro dieci giorni dalla trasmissione), che poi la Camera potrà approvare o meno.
Il giurista Gianluigi Pellegrino ha però notato come questo non sia la fine del bicameralismo perfetto, anzi: “ci sono una serie di materie rilevanti nelle quali l’intervento del Senato crea un vincolo per la Camera, perché essa può resistere alla richiesta del Senato solo con una maggioranza qualificata”. Tra queste ci sono le norme che riguardano il governo del territorio, le funzioni dei comuni e delle regioni, o la ratifica di trattati internazionali.
Il Senato delle autonomie potrà poi votare e sottoporre nuovi disegni di legge alla Camera. I 148 senatori saranno chiamati in causa per le riforme costituzionali, che potranno votare e condizionare al pari dei deputati. Allo steso modo concorreranno all’elezione del presidente della Repubblica. Rispetto ai desiderata di Renzi, l’ultima versione prevede una competenza sulle leggi di bilancio.
Altro punto centrale di questa riforma e' il fatto che il "nuovo senato" non dara' la fiducia al governo ne votera' la legge finanziaria.

I risparmi
 «I senatori non avranno indennità»Questo e' uno dei punti fondanti su cui il premier Renzi a posto la base di questa riforma.
Attualmente il Senato per le indennità dei senatori spende quasi 57 milioni di euro l’anno. Il senato delle autonomie di Renzi dovrebbe quindi risparmiare questa cifra, mentre è difficile immaginare che possa risparmiare anche le diarie e i rimborsi per i trasferimenti di sindaci e consiglieri regionali in trasferta nella Capitale. Altra spesa che non si toccherà, almeno non con questo disegno di legge costituzionale, è quella per i vitalizi degli ex senatori che nel 2012 sono costati 72 milioni di euro, 59 milioni per pensioni dirette più 17 per le pensioni di reversibilità. Nessun risparmio su costi di manutenzione dei palazzi e degli arredi (4 milioni e mezzo), qualche risparmio sarà invece possibile sulle locazioni degli edifici (come in parte già preventivato dal 2018) perché serviranno la metà delle postazioni ad uso ufficio.

I senatori avranno l’immunità?
No, mentre continueranno ad averla i deputati. Stessa scelta è stata compiuta sulle intercettazioni, per il cui utilizzo si dovrà far richiesta sono nel caso riguardino un deputato. L'articolo 68 della Costituzione stabilisce che “senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento può essere sottoposto a perquisizione personale o domiciliare, né può essere arrestato o altrimenti privato della libertà personale, o mantenuto in detenzione, salvo che in esecuzione di una sentenza irrevocabile di condanna, ovvero se sia colto nell'atto di commettere un delitto per il quale è previsto l'arresto obbligatorio in flagranza”. L’articolo nella proposta del governo rimane uguale, ma nomina esplicitamente solo i deputati.

Conclusioni 
Personalmente credo che la riforma complessivamente non sia male; ci sono pero' alcuni punti che non sono molto convincenti.
Innanzitutto i nuovi senatori saranno in parte eletti dei comuni e delle regioni, che oltre ad'essere nuovi senatori avranno anche il fardello della gestione delle vecchie provincie. Il problema oltre al sovrapporsi di piu' incarichi e' anche il fatto coi problemi politici o di reati vari con cui spesso cadono le amministrazioni di comuni e regioni ci si potrbbe trovare cambi di persone alla carica di senatore trasformando quest'ultimo un porto di mare.  

Fonte:
riforma-del-senato-di-matteo-renzi 

giovedì 17 aprile 2014

LA RIFORMA DELLE PROVINCIE

Salve a tutti!!! Torniamo a parlare di riforme; dopo aver parlato di jobs-act. e italcum oggi parliamo della controversa riforma delle provincie diventata legge di recente.
Premessa: come per le altre proposte di riforma di cui abbiamo parlato l'obbiettivo e' far conoscere la riforma per poterne discutere e anche criticare. ma come per tutte le cose non si puo' criticare qualcosa che non si conosce o che si conosce solo per sentito dire.
Detto questo anaslizziamo questa proposta di cambiamento delle provincie:
Il ddl provvede a ridisegnare le Province trasformandole in assemblee formate dai sindaci e dai consiglieri comunali del circondario. I quali, cavallo di battaglia del premier Matteo Renzi, non percepiranno alcuna indennità aggiuntiva e avranno poteri esclusivamente di pianificazione, edilizia scolastica e pari opportunità a parte, che rappresenteranno le uniche funzioni "vere" delle nuove amministrazioni provinciali. Non cambierà invece il loro numero complessivo, 107. Con l'unica differenza che in 10 casi, a partire dal 1° gennaio 2015, la provincia lascerà il posto alle Città metropolitane. Secondo il governo la riforma, una volta entrata a regime, dovrebbe produrre un risparmio di circa 1 miliardo (ma l'Upi, l'unione delle Province, parla di soli 100 milioni). Nei piani governativi, l'abolizione vera e propria delle Province sarà attuata con la riforma del Titolo V della Costituzione.

Come avete letto sopra  al momento non si tratta di una vera riforma ma di un cambiamento di funzioni della stessa che rimarra' come enti finche una riforma costituzionale non le abolira' definitivamente.

Veniamo all'Architettura 

 Il ddl Delrio ridisegna i connotati del sistema Province. Facendole diventare a tutti gli effetti enti di secondo livello imperniati su tre organi:
- il presidente, che sarà il sindaco del comune capoluogo;
- l'assemblea dei sindaci, che raggrupperà tutti i primi cittadini del circondario;
- il consiglio provinciale, che sarà formato da 10 a 16 membri (a seconda della popolazione) scelti tra i sindaci e i consiglieri comunali del territorio. Oppure tra i membri uscenti degli enti in scadenza quest'anno a cui il provvedimento ha lanciato una curiosa "ciambella di salvataggio". Per nessuno di questi organi è previsto un compenso. Al tempo stesso cambiano le funzioni provinciali. Su trasporti, ambiente e mobilità avranno la semplice pianificazione, mentre manterranno la gestione dell'edilizia scolastica e cominceranno a occuparsi anche di pari opportunità. Tutte le altre passeranno ai Comuni a meno che le regioni non preferiscano tenerli per sé. E lo stesso percorso seguiranno il personale e il patrimonio

 LA TEMPISTICA


Fino a fine 2014 verranno prorogati i 52 presidenti di provincia che sarebbero andati in scadenza in primavera e i 21 commissari attualmente in carica. L'allungamento della scadenza riguarderà anche gli assessori.


LE CITTA' METROPOLITANE/1: STRUTTURA


 A partire dal 2015 saranno 10 le Città metropolitane che sostituiranno altrettante amministrazioni provinciali. Si tratta di Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Roma (con poteri diversi), Napoli e Reggio Calabria (che partirà però nel 2016).
Anche nel loro caso gli organi saranno tre:
- il sindaco metropolitano, che sarà quello del Comune capoluogo a meno che lo statuto non preveda l'elezione diretta;
- il consiglio metropolitano, che sarà formato da 14 a 24 membri (a seconda della popolazione) scelti tra i sindaci e i consiglieri comunali del territorio;
- la conferenza metropolitana, che raggrupperà tutti i primi cittadini del circondario.

 LE CITTA' METROPOLITANE/2: POTERI


A differenza delle Province le Città metropolitane avranno compiti di primo piano. Si occuperanno infatti della pianificazione territoriale generale, comprese le strutture di comunicazione, le reti di servizi e delle infrastrutture, dell'organizzazione dei servizi pubblici di interesse generale di ambito metropolitano, della viabilità e mobilità e dello sviluppo economico.

 I RISPARMI/1: 3000 DIPENDENTI IN MENO



Il conto della politica registra il tramonto di 2.159 poltrone provinciali quest'anno, e di altre 751 nel 2015 e 2016. Non per nulla Matteo Renzi si è concentrato, nel suo tweet serale a commento del voto in Senato, sulle "3000 persone smetteranno di avere l'indennità della politica e riprenderanno a provare l'ebbrezza del proprio lavoro".

 I RISPARMI/2: 500 MILIONI SUBITO

 Il conto complessivo dei risparmi a breve segna 111 milioni in meno per indennità e gettoni, e 318,7 milioni per il fatto che non si tornerà alle urne in primavera nei 52 enti in scadenza: con l'ultima versione del maxi-emendamento votato ieri, il conto può salire ancora perché impone la gratuità alle giunte e ai consigli provinciali che sopravvivono e ai commissari e sub commissari chiamati a gestire gli enti dove gli 'eletti' hanno già ceduto il passo. Si arriva, insomma, vicini a 500 milioni di euro. Contro il miliardo cui punta il governo.

 I RISPARMI/3: I DUBBI

 Ma non c'è solo l'ambizioso obiettivo di risparmiare 1 miliardo effettivo a regime (col conto complessivo per ora fermo a 500 milioni) a creare dubbi. Per la commissione Bilancio del Senato il provvedimento potrebbe addirittura produrre nuovi costi. Nelle sette osservazioni al ddl presentate la commissione ha sottolineato che "non può escludersi la duplicazione di costi e funzioni" dalla norma che "consente l'elezione diretta del sindaco e del Consiglio delle Città metropolitane". Evidenziando poi il rischio che il trasferimento di personale e funzioni delle Province ad altri enti territoriali (i Comuni) possa "comportare costi, sia in termini economici che organizzativi, allo stato difficilmente quantificabili". Rilievi che il Governo ha recepito nel testo del maxiemendamento su cui è stata posta la fiducia, introducendo formule di rito sul rispetto dei vincoli di finanza pubblica.

Ecco questa e' la proposta che e' divenuta legge di recente. La mia prima critica non la faccio io,ma la fa il parlamento e piu' precisamente il senato, osservazione che potete leggere nella nota sotto la foto coi punti di domanda.

riforma-delle-province

mercoledì 16 aprile 2014

Riforma della legge elettorale: L'ITALCUM

Salve a tutti!!! Ritorniamo ha parlare di riforme. Nel precedente post abbiamo parlato di riforma del lavoro (jobs-act). Oggi parliamo di una riforma che e' stata quella che ha porttato al primno accordo tra' Berlusconi e Renzi ovvero la riforma elettorale conosciuto ai piu' come ITALCUM.

Ecco coisa prevede l'Italicum:

Premio di maggioranza. La coalizione che conquista il 37% dei voti guadagna anche il premio di maggioranza, ottenendo il 55% dei seggi, pari a 340. Soglia che non può essere superata. Se nessuna delle coalizioni ottiene questo risultato, si va al secondo turno tra le due prime coalizioni, la vincitrice ottiene però solo 327 seggi. Da questo calcolo sono esclusi i 12 seggi della circoscrizione estera.
Soglie di sbarramento. Le soglie di sbarramento rimangono molto alte. Una coalizione deve raggiungere almeno il 12% per accedere alla ripartizione dei seggi, mentre i partiti interni a una coalizione, per entrare in Parlamento, devono arrivare al 4,5%. I partiti interni a una coalizione che non raggiungono questa soglia, “regalano” i loro voti ai partiti che hanno superato la soglia. Soglia di sbarramento altissima per i partiti che non si coalizzano: 8%.
Le liste bloccate. Saranno al massimo 120 i collegi in cui i candidati si presenteranno, che dovrebbe grosso modo corrispondere alle 109 province. Rimangono le liste bloccate, ma molto corte: un minimo di tre candidati e un massimo di sei, il che dovrebbe permettere agli elettori di conoscere i candidati che si sta andando a votare.
La parità di genere Salta la parità di genere tra uomini e donne, che era stata proposta seguendo il criterio della composizione di liste in cui i sessi siano alternati. Se ne riparlerà molto probabilmente al Senato, essendo stata la questione che più di ogni altra ha acceso gli animi in questi giorni.
Legge valida solo per la Camera La legge non è valida per il Senato, visto che la riforma elettorale è stata agganciata all’abolizione, o riforma radicale, di Palazzo Madama, che non avrà più rappresentati eletti. In caso di elezione anticipata si andrebbe a votare con la legge proporzionale pura uscita dalla Consulta.

Come ho accennato prima questo e' il testo frutto dell'accordo tra Berlusconi e Renzi che tralaltro e' stato gia' approvato alla camera. Solo due consideraziioni personali: punto numero uno, il fatto che ci siano ancora le liste bloccate la trovo sbagliata e anche se le liste sono corte rimane comunque il fatto che i candidati saranno comunque scelti dalle segreterie dei partiti;
Punto numero due:  il fatto che la legge valga solo per la camera e' giustificato dal fatto che il senato se andra' in vigore la riforma che lo riguarda non sara' piu' elettivo, personalmete dubito che arriveremo a questo punto visto e considerato che all'interno stesso del PD molti mostrano dubbi su questa riforma (di cui parlero' in un prossimo post), e non solo in quel partito.



Fonte :  .polisblog.it

martedì 15 aprile 2014

JOB'S ACT

Salve a tutti!!! Torniamo a parlare dopo un periodo di pausa nuovamente di riformre.
Torno sul'argomento perche' l'obbiettivo che si e' proposto l'attuale governo in carica (il governo Renzi),sono proprio le riforme.

Come ho gia' accennato in un post nella mia pagina di facebook analizzeremo i quattro principali obiettivi che il governo Renzi si e' posto:

-Job's Act  (riforma del lavoro);
-Riforma delle provincie;
-Riforma del senato;
-Riforma del titolo quinto;
-Riforma della legge elettorale (Italcum)

In questo primo post parleremo del JOB'S ACT.


Ecco cosa prevede la proposta di riforma proposta da Renzi e dal ministro del lavoro Poletti.

  • Viene alzata da 12 a 36 mesi la durata dei contratti a tempo determinato senza causale, cioè quelli per cui non è obbligatorio specificare il motivo dell’assunzione. La forza lavoro assunta con questo tipo di contratto non potrà essere più del 20 per cento del totale degli assunti.
  • I contratti a tempo determinato si potranno rinnovare fino a un massimo di otto volte in tre anni, sempre che ci siano ragioni oggettive e si faccia riferimento alla stessa attività lavorativa.
  • Salta l’obbligo di pausa tra un contratto e l’altro.
  • I contratti di apprendistato avranno meno vincoli. Per esempio per assumere nuovi apprendisti non sarà obbligatorio confermare i precedenti apprendisti alla fine del percorso formativo. La busta paga base degli apprendisti sarà pari al 35 per cento della retribuzione del livello contrattuale di inquadramento.
  • È prevista inoltre l’abolizione del Durc (Documento unico di regolarità contributiva), il documento sugli obblighi legislativi e contrattuali delle aziende nei confronti di Inps, Inail e Cassa edile. Sarà sostituito da un modulo da compilare su internet.

Quella presentata qui' sopra e' a grandi linee e' la prosta Renzi di riforma del lavoro, ma non e' completa; infatti il governo ha presentato anche dei  D.D.L. delega se diverse materie connesse a questa riforma che sono:
D.D.L. delega  in materia di ammortizzatori sociali che prevede:

  • rivedere i criteri di concessione ed utilizzo delle integrazioni salariali escludendo i casi di cessazione aziendale;
  • semplificare le procedure burocratiche anche con la introduzione di meccanismi automatici di concessione;
  • prevedere che l’accesso alla cassa integrazione possa avvenire solo a seguito di esaurimento di altre possibilità di riduzione dell’orario di lavoro;
  • rivedere i limiti di durata, da legare ai singoli lavoratori;
  • prevedere una maggiore compartecipazione ai costi da parte delle imprese utilizzatrici;
  • prevedere una riduzione degli oneri contributivi ordinari e la loro rimodulazione tra i diversi settori in funzione dell’effettivo utilizzo;
  • rimodulare l’ASpI omogeneizzando tra loro la disciplina ordinaria e quella breve;
  • incrementare la durata massima dell’ASpI per i lavoratori con carriere contributive più significative;
  • estendere l’applicazione dell’ASpI ai lavoratori con contratti di co.co.co., prevedendo in fase iniziale un periodo biennale di sperimentazione a risorse definite;
  • introdurre massimali in relazione alla contribuzione figurativa;
  • valutare la possibilità che, dopo l’ASpI, possa essere riconosciuta un’ulteriore prestazione in favore di soggetti con indicatore ISEE particolarmente ridotto;
  • eliminare lo stato di disoccupazione come requisito per l’accesso a prestazioni di carattere assistenziale.
Nell’esercizio di tale delega verranno individuati meccanismi volti ad assicurare il coinvolgimento attivo del soggetto beneficiario di prestazioni di integrazione salariale, ovvero di misure di sostegno in caso di disoccupazione, al fine di favorirne lo svolgimento di attività in favore della comunità locale di appartenenza.
D.D.L. delega di servizi per il lavoro e di politiche attive che prevede:
La delega è finalizzata a garantire la fruizione dei servizi essenziali in materia di politica attiva del lavoro su tutto il territorio nazionale, nonché ad assicurare l’esercizio unitario delle relative funzioni amministrative. A tal fine vengono individuati i seguenti principi e criteri direttivi:
  • razionalizzare gli incentivi all’assunzione già esistenti, da collegare alle caratteristiche osservabili per le quali l’analisi statistica evidenzi una minore probabilità di trovare occupazione;
  • razionalizzare gli incentivi per l’autoimpiego e l’autoimprenditorialità;
  • istituire, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, un’Agenzia nazionale per l’impiego per la gestione integrata delle politiche attive e passive del lavoro, partecipata da Stato, Regioni e Province autonome e vigilata dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali. All’agenzia sarebbero attribuiti compiti gestionali in materia di servizi per l’impiego, politiche attive e ASpI e vedrebbe il coinvolgimento delle parti sociali nella definizione delle linee di indirizzo generali. Si prevedono meccanismi di raccordo tra l’Agenzia e l’Inps, sia a livello centrale che a livello territoriale, così come meccanismi di raccordo tra l’Agenzia e gli enti che, a livello centrale e territoriale, esercitano competenze in materia di incentivi all’autoimpiego e all’autoimprenditorialità;
  • razionalizzare gli enti e le strutture, anche all’interno del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, che operano in materia di ammortizzatori sociali, politiche attive e servizi per l’impiego allo scopo di evitare sovrapposizioni e garantire l’invarianza di spesa;
  • rafforzare e valorizzare l’integrazione pubblico/privato per migliorare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro;
  • mantenere il capo al Ministero del lavoro e delle politiche sociali il ruolo per la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni che debbono essere garantite su tutto il territorio nazionale;
  • mantenere in capo alle Regioni e Province autonome le competenze in materia di programmazione delle politiche attive del lavoro;
  • favorire il coinvolgimento attivo del soggetto che cerca lavoro;
  • valorizzare il sistema informativo per la gestione del mercato del lavoro e il monitoraggio delle prestazioni erogate.
D.D.L. delega  in materia di semplificazione delle procedure e degli adempimenti che prevede:

La delega punta a conseguire obiettivi di semplificazione e razionalizzazione delle procedure di costituzione e gestione dei rapporti di lavoro, al fine di ridurre gli adempimenti a carico di cittadini e imprese. A tal fine vengono individuati i seguenti principi e criteri direttivi:
  • razionalizzare e semplificare le procedure e gli adempimenti connessi con la costituzione e la gestione del rapporto di lavoro, con l’obiettivo di dimezzare il numero di atti di gestione del rapporto di carattere burocratico ed amministrativo;
  • eliminare e semplificare, anche mediante norme di carattere interpretativo, le disposizioni interessate da rilevanti contrasti interpretativi, giurisprudenziali e amministrativi;
  • unificare le comunicazioni alle pubbliche amministrazioni per i medesimi eventi (es. infortuni sul lavoro) ponendo a carico delle stesse amministrazioni l’obbligo di trasmetterle alle altre amministrazioni competenti;
  • promuovere le comunicazioni in via telematica e l’abolizione della tenuta di documenti cartacei;
  • rivedere il regime delle sanzioni, valorizzando gli istituti di tipo premiale, che tengano conto della natura sostanziale o formale della violazione e favoriscano l’immediata eliminazione degli effetti della condotta illecita (a parità di costo);
  • individuare modalità organizzative e gestionali che consentano di svolgere, anche in via telematica, tutti gli adempimenti di carattere burocratico e amministrativo connesso con la costituzione, la gestione e la cessazione del rapporto di lavoro;
  • revisione degli adempimenti in materia di libretto formativo del cittadino
D.D.L. delega  in materia di conciliazione dei tempi di lavoro con le esigenze genitoriali che preverde:

La delega ha la finalità di contemperare i tempi di vita con i tempi di lavoro dei genitori. In particolare, l’obiettivo che si vuole raggiungere è quello di evitare che le donne debbano essere costrette a scegliere fra avere dei figli oppure lavorare.
A tal fine vengono individuati i seguenti principi e criteri direttivi:
  • introdurre a carattere universale l’indennità di maternità, quindi anche per le lavoratrici che versano contributi alla gestione separata;
  • garantire, alle lavoratrici madri parasubordinate, il diritto alla prestazione assistenziale anche in caso di mancato versamento dei contributi da parte del datore di lavoro;
  • abolire la detrazione per il coniuge a carico ed introdurre il tax credit, quale incentivo al lavoro femminile, per le donne lavoratrici, anche autonome, con figli minori e che si trovino al di sotto di una determinata soglia di reddito familiare;
  • incentivare accordi collettivi volti a favorire la flessibilità dell’orario lavorativo e l’impiego di premi di produttività, per favorire la conciliazione dell’attività lavorativa con l’esercizio delle responsabilità genitoriali e dell’assistenza alle persone non autosufficienti;
  • favorire l’integrazione dell’offerta di servizi per la prima infanzia forniti dalle aziende nel sistema pubblico – privato dei servizi alla persona, anche mediante la promozione del loro utilizzo ottimale da parte dei lavoratori e dei cittadini residenti nel territorio in cui sono attivi.

Questo e' quanto prevede la proposta del governo Renzi; una sola considerazione di carattere personale e da semplice cittadino non'esperto della materia: ritengo sbagliato allungare la precarizzazione dei contratti da 1 a ben 3 anni; personalmente credo che dopo massimo 2-3 rinnovi bisognerebbe passare ad un contratto a tempo indeterminato ma con la possibilita' per il datore di lavoro di potere terminare il contratto in caso  di grave crisi aziendale e nel contempo un'aiuto da parte dello stato per reinserire nel mondo del lavoro questi lavoratori. Ritengo sarebbe utile inoltre introdurre una defiscalizzazione o comunque una riduzione della tassazione per tutte quelle aziende che si impegnano ad'assumere a tempo indeterminato i lavoratori con contratti a termine gia' presenti nelle loro aziende. Queste da me proposte sono solo due cose ma ce ne sarebbero anche delle altre, che vedo mancare in questa proposta di Renzi. Mi auguro che durante la discussione in parlamento di questa legge possano essere aggiunte.


Fonti del materiale presente in questo post:
Quotidiano Internazionale;

Sito ufficiale Governo italiano