martedì 11 gennaio 2011

Camusso: «Da Marchionne solo insulti» L'ad Fiat: «Voglio solo innovare»


Accuse al Lingotto «di non rendere noti i dettagli del piano 'Fabbrica Italia'». «Questo governo riduce i diritti»

MILANO - L'ad del Lingotto, Sergio Marchionne, «insulta ogni giorno il Paese»: lo afferma il leader della Cgil, Susanna Camusso, nella relazione introduttiva all'assemblea nazionale delle Camere del lavoro a Chianciano Terme, in provincia di Siena, accusando la Fiat di non rendere noti i dettagli del piano 'Fabbrica Italia'. «Se Fiat può tenere nascosto il piano - ha aggiunto - è anche perchè c'è un governo che non fa il suo lavoro ma è tifoso e promotore della riduzione dei diritti».

LA REPLICA DI MARCHIONNE - «Non si può confondere il cambiamento con un insulto all'Italia» ha replicato dopo poco Marchionne. «Se introdurre un nuovo modello di lavorare in Italia - ha detto Marchionne al Salone dell'Auto di Detroit - significa insulto mi assumo le mie responsabilità, ma non lo è. L'ho già detto e lo continuo a ripetere: è un messaggio totalmente coerente con la strategia industriale di questo gruppo». «Siamo assolutamente convinti - ha aggiunto - che il modo di operare industrialmente in Italia, anche sulla base della nostra esperienza a livello internazionale, debba essere rinnovato. Stiamo cercando di cambiare una serie di relazioni che storicamente hanno guidato il sistema italiano. In questo sono assolutamente colpevole, stiamo cercando di cambiarlo, di aggiornarlo e di renderlo competitivo. Non si può confondere con un insulto all'Italia. Anzi vogliamo più bene noi all'Italia in questo senso cercando di cambiarla. Il vero affetto è cercare di fare crescere le persone e farle crescere bene, stiamo cercando di farlo a livello industriale. Il fatto che sia un modo nuovo non lo metto in dubbio e nemmeno che sia dirompente perchè cambia il sistema delle relazioni storiche, ma che in questo si veda una mancanza di affetto verso l'Italia è ingiustificato. È uno sforzo sovraumano, non lo farebbe nessun altro». «Io non ce l'ho nè con la Camusso, nè con la Fiom, nè con la Cgil e nemmeno con Landini. Hanno dei punti di vista che sono completamente diversi dai nostri - ha affermato Marchionne a margine del Salone dell'auto di Detroit - e che non riflettono quello che vediamo noi a livello internazionale. Nessuno sta dicendo loro di cambiare punto di vista ma questo non consente loro di accusare gli altri di non voler bene all'Italia. Così non si risolve niente».

«GOVERNO RIDUCE I DIRITTI» - «La Fiat sbaglia tempo e sbaglia risposte e riduce i diritti dei lavoratori e la loro fiducia sulle prospettive», aveva aggiunto Camusso, sottolineando «la debolezza industriale dell'azienda» ed «il mistero che continua a circondare il piano Fabbrica Italia». «Questo governo è così tifoso che non ha il coraggio di vedere che quando l'amministratore delegato insulta ogni giorno il Paese non offende solo i cittadini e il Paese ma in realtà dice della qualità di governare e delle risposte che vengono date», risposte «sbagliate».


«DENTRO LE FABBRICHE» - La Fiom e la Cgil devono «stare dentro le fabbriche per costruire tutele, prospettive e posizioni», altrimenti «diventiamo dipendenti non aiutati da altri, dipendenti dai tempi dei magistrati» e così «si definisce un vuoto» aveva spiegato ancora il segretario generale della Cgil intervenendo sulla esclusione del sindacato dopo l'accordo di Mirafiori ed in caso di vittoria dei sì al referendum del 13 e 14 gennaio. «Su questo dobbiamo continuare a riflettere; la domanda che poniamo alla Fiom è se questa è l'unica conclusione possibile. Noi pensiamo - aveva aggiunto Camusso - che il tema su cui ci vogliamo interrogare è come il giorno dopo» l'esito della consultazione «vediamo ed evitiamo le conseguenze di quell'accordo». «Per me il cuore della contraddizione sta nei processi produttivi e se non si riparte da lì si resta fuori, non si ricostruiscono le condizioni per ripartire e costruire un'altra storia e altre condizioni di lavoro».

REFERENDUM - Sulla consultazione su Mirafiori di giovedì e venerdì prossimi il leader Cgil aveva precisato che «un esito del referendum con i sì non lo auspichiamo ma non lo possiamo escludere». Questo, aggiunge, «come conseguenza porta anche l'esclusione della Fiom e della Cgil dalle fabbriche. Su questo dobbiamo continuare a riflettere». Camusso ha ribadito la necessità di «sostenere e comprendere le ragioni del no. Non ci si può sottrarre dalla battaglia per il no, bisogna - prosegue il leader della Cgil riferendosi alle tute blu della Fiom - che loro sappiano che hanno il sostegno di tutta la loro organizzazione».






martedì 4 gennaio 2011

Ma cosa vuole davvero Tremonti? Appello al ministro: non fare il Fini




Il capo dell’Economia incassa un nuovo successo, ma non cada nel trappolone dei giochi di Palazzo. Ha salvato l'Italia dal disastro economico, ma ora deve resistere alle sirene del dopo Berlusconi: non diventare un nuovo "Gianfranco"


Caro Tremonti, otti­mo lavoro, ma ades­so non fare il Fini. Ti manca solo quel­lo per completare il mira­colo: hai salvato l’Italia dal disastro economico, hai tenuto salda la rotta tra Scilla, Cariddi e la tempe­sta dell’euro, hai scongiu­rato le depressioni greche e spagnole, hai sconfitto il Polifemo bancario, ora non ti resta che resistere al­le sirene del dopo-Berlu­sconi. Il dato del fabbiso­gno registrato ieri dal Teso­ro (­ 19,3 miliardi di euro ri­spetto al 2009) è il sigillo sulla tua gestione magi­strale dei conti pubblici. Complimenti. Ma ora che hai risparmiato su tutto e che ci hai risparmiato il crac finanziario, ti preghia­mo, o divin ministro, ri­sparmiaci pure da un’al­tra odissea politica. Come Ulisse saresti perfetto. Ma come “nessuno” ci basta Gianfranco.


Per carità, siamo sicuri che non ci stai nemmeno pensando. Siamo sicuri che quelli che circolano nei palazzi sono solo pette­golezzi. E siamo pertanto sicuri che le nostre racco­mandazioni risulteranno inutili come la brillantina per il tenente Kojak o co­me un segretario per il Pd. Ma, ecco, se mai un gior­no ti balenasse l’idea di ur­lare «che fai, mi cacci?», in faccia a Berlusconi, maga­ri dopo aver pianificato il tentativo di farlo secco, beh, non dimenticare che la strategia non è mai risul­tata vincente. Anzi: finora tutti quelli che si sono mes­si lì a preparare il dopo- Sil­vio, si sono trovati, in real­tà, a fare i conti con il dopo­se stessi.


Noi sappiamo che quel­­l’idea è lontanissima da te, fedele ministro del go­verno Berlusconi, ma sai com’è?, proprio in queste ore in cui tu ti stai impe­g­nando a produrre altri ot­timi risultati per il Paese, altri si stanno impegnan­do a produrre voci sul tuo conto. E noi, perdonaci, ma pensiamo sia giusto te­nerti informato. Si dice, per esempio, che tu stia molto insistendo per il vo­to anticipato, un po’ d’ac­cordo con la Lega e un po’ in disaccordo col premier. Si dice che tu sappia benis­simo che le elezioni non sarebbero la soluzione mi­gliore in questo momento e che dalle urne potrebbe pure uscire una situazio­ne di stallo. E si dice infine che sia proprio questo che in realtà tu speri, per poter­t­i così candidare come pre­mier, magari in un gover­no allargato, di garanzia, del presidente o qualsiasi nome abbia. Purché di co­gnome faccia Tremonti.


Le solite malelingue, si capisce. Noi continuiamo a pensare che un tuo tradi­mento sia impossibile, co­me la vittoria del Porto­gruaro in Champions Lea­gue. Ma, a pensarci bene, anche il tradimento di Fi­ni sembrava impossibile un anno fa. Lo sai come va il mondo, no? E, dunque, per evitare che lo zampo­ne ci vada di traverso con tutte le sue lenticchie, ab­biamo il dovere di infor­marti. Dicono i maliziosi che stavolta la partita sia particolarmente ricca per­ché, oltre al dopo Berlu­sconi, ci sarebbe in ballo anche il dopo Bossi. Dico­no che nella Lega la parti­ta sia aperta. E dicono che tu, Maroni e Calderoli, nel­le notti padane, state ridi­segnando tutti i confini del centrodestra di doma­ni, manco fosse un simpo­sio di Farefuturo. I soliti malpensanti, si capisce: Maroni può forse somi­gliare a Filippo Rossi? E Calderoli a Flavia Perina? Difficile da immaginare: ma in fondo era difficile da immaginare anche Bocchino leader di un partito antiberlusconiano e Fini idolo degli ex compagni, non ti pare?


Del resto, ormai ne abbiamo viste di tutti i colori. Ci manca solo Cassano docente al corso di bon ton per educande, Tonino Di Pietro all’Accademia della Crusca e Tremonti voltagabbana, poi abbiamo fatto l’en plein. Ecco, l’en plein saremmo lieti di evitarlo, almeno per quanto riguarda te, caro Giulio: del resto per uno che ha salvato l’Italia dal baratro greco-spagnolo,non sarà difficile salvare se stesso dal baratro del tradimento. Sei inimitabile come ministro, puoi ridurti a un’imitazione di Fini? Eppure, dicono i serpenti che alcune delle tue ultime mosse siano studiate apposta per rendere difficile a Berlusconi il necessario allargamento della maggioranza: la circolare di richiamo ai ministeri perché spendano poco, il decreto milleproroghe che diventa «millecetrioli per tutti» (copyright Dagospia), il risparmio su tutto tranne che sullo scetticismo, distribuito a piene mani agli interlocutori e immediatamente trasformato in dichiarazioni stampa a cura dei leghisti («Così non si va avanti», «Povero Giulio», «Come potrà fare le riforme?»...). Per carità,Bossi assicura:«Tremonti non fa scherzi»,e di Bossi ci si può fidare.


Per carità, Palazzo Chigi garantisce: il premier e Tremonti lavorano di comune accordo, e di Palazzo Chigi ci si può fidare. E poi ci sono i dati del tuo lavoro, che parlano chiaro. Non bisogna dare troppa importanza ai serpenti, si capisce. Ma un dubbio resta. Solo per fermarsi alle dichiarazioni di ieri, abbiamo contato: Bocchino che ipotizzava un governo Tremonti, Buttiglione che riportava l’idea diffusa di un governo Tremonti per sostituire Berlusconi, molti quotidiani che enunciavano quest’ipotesi,i siti internet pure,i corridoi del palazzo figuriamoci. E allora ci viene un dubbio, caro ministro: siccome noi siamo convinti che tu non stai preparando sorprese e che non stai lavorando dietro le quinte per fare le scarpe a Berlusconi, perché non dici una parola chiara per spazzare via i dubbi? Perché non ti liberi dai sospetti? Perché non scacci le ombre? Il risultato dei conti pubblici divulgato ieri ci conforta, perché i veri amici si vedono nel bisogno, e anche un po’ nel fabbisogno.Ma non ci basta. Scusaci se ci permettiamo di insistere, ma sarebbe sbagliato dormire tra due guanciali: il sonno della ragione, com’è noto, non genera solo mostri.A volte fa di peggio:genera Gianfranchi.