domenica 28 febbraio 2010

Scuola, la linea dura è confermata: a metà anno pioggia di cinque in condotta


Prosegue la "linea rigorosa" promossa dal dicastero già da tempo

Il Miur diffonde i dati del primo quadrimestre: le insufficienze in condotta passano da 52.344 a 63.525. Aumentano i voti negativi nelle altre materie. Gelmini: "L'insufficienza non fa mai piacere ma serve serietà".

Pioggia di 5 in condotta per gli studenti italiani negli scrutini di metà anno. Secondo i primi dati del ministero dell'Istruzione, infatti, sono ben 63.525 le insufficienze in condotta, contro le 52.344 dello scorso anno, mentre aumentano anche i voti negativi nelle altre materie. Si tratta di dati che riguardano l'80% delle scuole e confermano ''la linea più severa e rigorosa attuata già dall'anno scolastico precedente in sede di scrutinio, soprattutto alle superiori''.
Nello specifico, rende noto il Ministero, nella scuola media sono stati 17.035 gli studenti che hanno riportato l'insufficienza in condotta: 5.014 nel primo anno, 5.834 nel secondo e 6.187 nel terzo. Per 1.498 studenti, quella in condotta e' stata l'unica insufficienza.

Il picco delle insufficienze in condotta, rileva il Miur, si registra nel Sud (8.770, per 960 quella in condotta e' stata l'unica insufficienza) e nelle Isole (3.071, per 191 studenti e' stata l'unica insufficienza). Seguono il Nord-Ovest (2.153, per 140 unica insufficienza) e il Centro (1.748, per 119 unica insufficienza). L'area con il minor numero di insufficienze in condotta nella scuola media e' il Nord-Est (1.293, per 88 studenti e' stata l'unica insufficienza).

Sono state attribuite insufficienze in condotta in 712 scuole medie del Sud, in 474 del Nord-Ovest, in 347 del Centro, in 327 delle Isole ed in 294 del Nord-Est.

Per quanto riguarda le scuola superiori, sono stati 46.490 gli studenti hanno che riportato l'insufficienza in condotta: 16.347 nel primo anno, 10.223 nel secondo, 8.950 nel terzo, 7.126 nel quarto, 3.844 nel quinto. Per 3.574 ragazzi, quella in condotta e' stata l'unica insufficienza.

Il maggior numero di insufficienze in condotta si registra negli istituti professionali (22.052, per 1.567 quella in condotta e' stata l'unica insufficienza) e tecnici (18.822, per 1.455 e' stata l'unica insufficienza). Seguono il liceo scientifico (2.262, unica insufficienza per 207), l'istruzione artistica (1.547, unica insufficienza per 236), l'ex-istituto magistrale (1.289, unica insufficienza per 70), il liceo classico (471, unica insufficienza per 33) e il liceo linguistico (47, unica insufficienza per 6). Sono state attribuite insufficienze in condotta in 968 istituti tecnici, in 837 istituti professionali, in 223 licei scientifici, in 116 istituti d'istruzione artistica, in 112 ex-istituti magistrali, in 94 licei classici, in 14 licei linguistici.

Anche nelle superiori, le aree geografiche con il maggior numero di insufficienze in condotta sono il Sud (27.313, per 2.135 studenti meridionali, quella in comportamento e' stata l'unica insufficienza) e le Isole (6.429, per 360 unica insufficienza). Al terzo posto c'e' il Centro (5.230, per 346 unica insufficienza), seguito dal Nord-Ovest (4.962, per 485 unica insufficienza) e dal Nord-Est (2.556, per 248 unica insufficienza). Sono state attribuite insufficienze in condotta in 809 scuole superiori del Sud, in 512 del Nord-Ovest, in 427 del Centro, in 309 del Nord-Est, in 307 delle Isole. Da quest'anno, sulla valutazione della condotta e' stato compiuto un giro di vite che ha introdotto criteri ancor piu' rigorosi rispetto all'anno passato. Infatti, per l'attribuzione dell'insufficienza, non sara' piu' necessario che l'alunno abbia totalizzato 15 giorni di sospensione ma bastera' una sola sanzione disciplinare.

''Non fa mai piacere quando ad un ragazzo viene assegnata un'insufficienza", commenta il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, che comunque auspica che "possa essere recuperata nel II quadrimestre. Ma una scuola che promuove tutti non è una scuola che fa l'interesse dei ragazzi''. E aggiunge: ''La nostra scuola è lontana da quella del 6 politico. Anche il comportamento è importante nella valutazione complessivo dei ragazzi, perché gli studenti sono titolari di diritti ma anche di doveri come il rispetto delle istituzioni scolastiche e dei compagni''.

venerdì 26 febbraio 2010

G8 all'Aquila, risparmiati 99 milioni



Roma - "La decisione di organizzare il Vertice G8 a La Maddalena è stata assunta dal governo Prodi, con decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 21 settembre 2007, allo scopo di favorire il rilancio socioeconomico dell'Arcipelago di La Maddalena attraverso un'importante opera di bonifica ambientale e di riqualificazione dell`ex Arsenale militare". Inizia così la precisazione contenuta in una nota diffusa dal Dipartimento della Protezione civile in merito alle informazioni riportate da alcuni organi di informazione sui costi del Vertice del G8, che hanno destato tanto scalpore, e in merito alle quali "sono doverose alcune precisazioni".

I costi Nell'ambito degli stanziamenti previsti per l'organizzazione del Vertice G8 a La Maddalena - continua la Protezione civile - erano previsti 611,5 milioni di euro complessivi, così suddivisi: - interventi infrastrutturali e di riqualificazione 327,5 milioni di euro; costi per l'organizzazione dell'evento 97 milioni di euro; costi per la sicurezza dell'evento e per le attività del Ministero degli Affari Esteri 187,1 milioni di euro.

Spostamento del vertice Lo spostamento del Vertice G8, che a seguito del terremoto del 6 aprile scorso Abruzzo si è tenuto all'Aquila dall'8 al 10 luglio 2009, ha "determinato una forte riduzione degli oneri previsti per l'organizzazione e per la sicurezza dell'evento, fermo restando l'impegno economico assunto per gli interventi infrastrutturali realizzati sull`isola di La Maddalena".

Un'opera imponente "Un`opera imponente - prosegue la Protezione civile - di bonifica ambientale e riqualificazione complessiva territoriale portata a termine a tempi di record attraverso gli stanziamenti per il Vertice G8 e che, pur non avendo poi ospitato il Summit, resta patrimonio della comunità maddalenina, fornendo le basi per una rinascita dell`area dopo la dismissione da parte della marina statunitense e delle basi presenti sul`arcipelago". Un sito militare "molto degradato è stato trasformato, a seguito degli interventi sotto il profilo paesaggistico e infrastrutturale, in un polo nautico e convegnistico d`eccezione che, il prossimo mese di maggio, ospiterà la tappa europea del circuito della Louis Vuitton Cup". "I costi del Vertice all`Aquila - sottolinea la Protezione civile nella nota - sono stati infatti pari a 184,897 milioni di euro complessivi, con un risparmio di spesa di circa 99 milioni di euro, oltre il 50% del totale previsto inizialmente per il Vertice di La Maddalena. A titolo esemplificativo è utile evidenziare che, secondo fonti di stampa, il Vertice G8 2008, a Hokkaido in Giappone, ha avuto un costo pari a oltre 60 miliardi di yen (350 milioni di euro circa) di cui oltre la metà per le misure di sicurezza; più economico il Vertice G8 tenuto nel 2007 ad Heiligendamm in Germania, il cui costo dichiarato è stato di circa 100 milioni di euro, di cui la massima parte è stata assorbita anche in questo caso dagli oneri derivanti dalla sicurezza; 10,7 miliardi di rubli (oltre 300 milioni di euro) era invece il costo del Vertice G8 di San Pietroburgo, nel 2006". "Vale la pena ricordare che in tutti questi casi il Summit fu ospitato in strutture alberghiere già esistenti. Il vertice più costoso - continua - risulta in ogni caso essere il Vertice di Okinawa, che nel 2000 costò circa 680 milioni di euro". Secondo la Protezione civile, dei 184 milioni di euro spesi per il Vertice dell`Aquila, circa 96 milioni di euro sono gli interventi realizzati dal Commissario delegato. Di questi, quasi il 60% del totale costituiscono investimenti, riconducibili a interventi infrastrutturali eseguiti nel Comune dell`Aquila, nell`Aeroporto dei Parchi di Preturo e nella Scuola della Guardia di Finanza di Coppito, nuova sede del Vertice, dove si sono svolti tutti i lavori congressuali e che nei tre giorni del Vertice, oltre ai 27 Capi di Stato e di Governo ha ospitato 40 delegazioni, 1.550 delegati e un media center per oltre 4.000 giornalisti. Al termine dell`evento, le 1.114 stanze ristrutturate per ospitare le delegazioni del G8 sono state destinate a dare accogliere oltre 1.300 persone rimaste senza casa a seguito del terremoto e provenienti dalle varie tendopoli, oltre al personale della macchina organizzativa dei soccorsi e della Guardia di Finanza, con evidenti risparmi di spesa rispetto ai costi necessari per una sistemazione alternativa di medio periodo. Allo stesso modo, gli arredi, così come asciugamani, lenzuola, televisori e altre suppellettili acquisiti per il Vertice G8, sono utilizzati all`interno delle stanze assegnate alle famiglie aquilane che hanno perduto la propria abitazione a seguito del sisma, oppure sono utilizzati nelle case di nuova costruzione realizzate in questi mesi, così come sempre sostenuto dal Capo Dipartimento della Protezione Civile. «Allorquando non saranno più necessari per l`ospitalità della popolazione colpita dal sisma questi beni - conclude - saranno messi all`asta allo scopo di destinare i proventi a vantaggio della collettività abruzzese". Una sintesi dei costi per le opere infrastrutturali alla Maddalena e per l`organizzazione del Vertice G8 all`Aquila è consultabile, già da alcuni giorni, sul sito ufficiale del G8 e sul sito della protezione civile nazionale.

domenica 14 febbraio 2010

Mafia, da Cdm via libera a decreto contro blocco processi boss


Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al decreto-legge presentato dal Guardasigilli Angelino Alfano per evitare la scarcerazione di boss mafiosi. Il decreto interviene sugli esiti della sentenza della Cassazione che ha attribuito alle Corti di Assise, anziché ai Tribunali, la competenza sui processi per reati pluriaggravati che prevedono pene superiori ai 24 anni di reclusione. “Il decreto eviterà l'azzeramento di tantissimi processi e la scarcerazione temuta di tanti detenuti di grande curriculum criminale", spiega Alfano in conferenza stampa a Palazzo Chigi, dopo il sì unanime del Cdm al decreto. Sono 388, ha spiegato il ministro, i processi che "rischiavano di ricadere" nelle casistica decritta dalla corte di Cassazione. “Abbiamo posto una toppa al buco che si era venuto a creare", ha commentato il Guardasigilli, spiegando che "l'errore non è stato del legislatore ma è stato di chi ha interpretato la norma. Non lo dico però per fare polemica – ha precisato Alfano, perché oggi si è risolto il problema ed è un buon giorno". Il decreto legge varato dal Cdm prevede innanzitutto la norma transitoria che pone il rimedio al rischio di azzeramenti e scarcerazioni. Secondo: l’incardinamento dei reati previsti dal 416 bis (associazione mafiosa), con aggravanti, nell’ambito della competenza dei tribunali. Terzo aspetto, “ultimo in ordine di emergenza ma primo in ordine di logica – ha detto Alfano-: abbiamo modificato le competenze della corte d’Assise anticipando i termini della riforma del codice di procedura penale”.

“L’articolo 1 del decreto - ha spiegato il Guardasigilli - coincide infatti con l’articolo 1 primo comma della nostra riforma del codice di procedura penale (art 51) con l’unica eccezione dei reati di mafia che vanno ai tribunali e non in corte d’Assise. Crediamo di potere rassegnare al Parlamento - ha commentato Alfano - un decreto che affronta e risolve problemi che, nascendo da una circostanza occasionale, potevano determinare effetti negativi nel sistema giurisdizione. Abbiamo offerto una prospettiva avviando da oggi una riforma del processo penale che nasce con una modifica delle competenze delle corte d’Assise e con un punto fermo che riguarda i reati di mafia che dovranno essere valutati dal tribunale”. Intanto il parlamentare Pdl e consigliere legale del presidente del Consiglio Niccolò Ghedini ha smentito la notizia apparsa quest'oggi sul “Corriere della Sera” di un suo presunto dissidio con Alfano in relazione al decreto legge “Come sempre – ha detto Ghedini - vi è piena sintonia con il ministro per la ricerca della migliore soluzione per risolvere un problema che deve essere affrontato ed il decreto legge è certamente lo strumento più consono al caso di specie".

Nucleare, cdm approva criteri per siti. Tra 3 mesi la "strategia"


Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legislativo che disciplina la localizzazione, la realizzazione e l’esercizio di impianti di produzione di energia nucleare e del deposito nazionale destinato allo smaltimento a titolo definitivo dei rifiuti radioattivi a bassa e media attività derivanti da attività industriali, di ricerca e medico-sanitarie e dalla pregressa gestione di impianti nucleari ed all’immagazinamento, a titolo provvisorio di lunga durata, dei rifiuti ad alta attività e del combustibile irraggiato provenienti dall’esercizio di impianti nucleari, compresi i rifiuti derivanti dalla pregressa gestione di impianti nucleari. Il decreto ha ricevuto il via libera anche delle commissioni parlamentari competenti e ha registrato il parere positivo anche del Consiglio di Stato sebbene con osservazioni recepite nel decreto approvato dal cdm. All’appello manca dunque il parere della Conferenza Unificata che il governo acquisirà in un momento successivo essendosi avvalso della decretazione di urgenza, che (ai sensi dell’art. 3, comma 4, del d.lgs. n. 281/1997), consente la consultazione successiva della Conferenza. Il decreto in questione prevede alcune scadenze importanti: entro tre mesi dalla sua entrata in vigore, il Consiglio dei Ministri adotta la "Strategia nucleare’, un documento programmatico quanti impianti verranno realizzati, la relativa potenza complessiva ed i tempi attesi di costruzione e di messa in esercizio degli stessi.

Il ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, ha sottolineato che “il provvedimento si caratterizza per due aspetti: la trasparenza e il rispetto assoluto della sicurezza delle persone e dell’ambiente. La trasparenza vuol dire il coinvolgimento della popolazione e delle istituzioni in tutte le fasi decisionali, di cui verrà continuamente data evidenza. Con il secondo aspetto i nuovi impianti saranno tenuti a rispettare i più elevati criteri di sicurezza relativi alla tutela della salute della popolazione e alla protezione dell’ambiente. Tale assoluto rispetto sarà sottoposto a rigorosa valutazione”, ha precisato Scajola.

Sulla base del documento che specifica già alcuni requisiti minimi richiesti agli operatori (che devono avere una situazione economica stabile e una ‘fedina penale’ immacolata) , entro 60 giorni i ministeri dello Sviluppo economico, dell'Ambiente, delle Infrastrutture e dei Beni culturali definiscono, su proposta dell'Agenzia per la sicurezza (il cui statuto va approvato entro il 15 febbraio nucleare) che deve esprimersi entro 30 giorni, predispongono uno schema di parametri di riferimento relativi alle caratteristiche ambientali e tecniche cui devono rispondere le aree idonee a ospitare impianti nucleari. Lo schema è soggetto alla consultazione pubblica per 60 giorni e entro il mese successivo viene adottato definitivamente. Da quel momento in poi entro i tre mesi successivi ciascun operatore interessato, in possesso dei requisiti, avvia il procedimento di autorizzazione unica con la presentazione al Ministero dello sviluppo economico ed all'Agenzia dell'istanza per la certificazione di uno o più siti da destinare all'insediamento di un impianto nucleare che si completa entro 90 giorni.

L’Agenzia trasmette le certificazioni dei siti al Ministero dello sviluppo economico, al Ministero dell'ambiente della tutela del territorio e del mare ed al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, in modo che il Mse possa sottoporre, entro un mese ogni singolo sito all'intesa della Regione interessata che si esprime previa acquisizione del parere del comune interessato. Nel caso non si raggiunga l'intesa entro il termine di sessanta giorni, si provvede alla costituzione dì un Comitato interistituzionale che deve cerca nei successivi sessanta giorni di definire l’accordo. In caso di esito negativo, si provvede con decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, integrato con la partecipazione del presidente della Regione interessata.

Al termine della procedura, il ministro dello Sviluppo economico trasmette l'elenco dei siti certificati sui quali è stata espressa l'intesa regionale alla Conferenza Unificata (che si esprime non oltre sessanta giorni dal ricevimento della relativa richiesta) o, in mancanza di intesa, la deliberazione motivata del consiglio dei ministri. Sulla base della certificazione gli operatori devono proporre istanza di autorizzazione unica per la costruzione e l’esercizio dell’impianto che viene inoltrata dal Ministero dello sviluppo economico all’Agenzia per la sicurezza nucleare che provvede all’istruttoria tecnica e si pronuncia con parere vincolante entro dodici mesi.

Cdm, approvato ddl Brambilla su turismo montano


E’ stato approvato dal Cdm il ddl Brambilla sul riordino delle professioni legate al turismo di montagna. Un provvedimento molto caro alla titolare del Turismo, che dovrà ora fare il proprio iter in Parlamento e, soprattutto, essere sottoposto al vaglio delle regioni interessate. Ed è proprio per mettere ordine tra la selva di normative che regolano la disciplina nelle diverse zone montane del nostro paese che la proposta Brambilla è nata, ed ha avuto riscontro favorevole tra i colleghi di governo. La prima parte del ddl, stabilisce una serie di figure professionali omogenee su tutto il territorio nazionale, e fissa altresì le competenze e i requisiti che gli interessati dovranno avere per esercitare ogni attività. Una parte attesa, quella della necessaria abilitazione professionale, anche in seguito all’incremento degli incidenti accaduti per responsabilità dei cosiddetti “pirati della neve” o all’imperizia del personale impiegato sulle piste. Il ddl prevede che l’individuazione delle figure professionali legate al turismo di montagna sia di esclusiva competenza dello Stato, così come sarà di competenza statale, la cadenza dell’aggiornamento, le tariffe e le norme disciplinari. A carico delle regioni sarà invece la formazione delle nuove professionalità, una volta stabilite dal governo. Nel ddl, infine, vi è una figura del tutto nuova: il maestro di arrampicata, specializzato per le zone rocciose. “In questa stagione – ha spiegato il ministro al termine della riunione dell'esecutivo – gli incidenti in montagna sono stati particolarmente frequenti. Contro imperizia e imprudenza il governo ritiene necessario valorizzare il ruolo di chi esercita le professioni legate al turismo montano e al tempo stesso garantire più sicurezza ai turisti che potranno contare su guide professionali sempre più preparate”.

lunedì 8 febbraio 2010

Budget dello Stato: tagli alla scuola e Pa,più fondi a sicurezza, ambiente e giustizia


ROMA (8 febbraio) - Ammonta a 92 miliardi il budget dello Stato 2010, 1,079 miliardi in più rispetto al 2009 (+1,19%). Il documento, già presentato alle Camere a gennaio, è stato pubblicato dalla Ragioneria generale dello Stato e conferma le cifre di allora.

Tra le missioni, l'Istruzione si vede ridurre i fondi disponibili di 897 milioni, con 43,4 miliardi contro i 44,3 del 2009 (-2%), un taglio quasi tutto a carico dell'istruzione di secondo grado (da 16,5 miliardi del 2009 a 15). A Ricerca e Innovazione vanno 75,5 milioni in più (+31%. All'interno dell'Università, 410 milioni vanno agli Istituti di alta cultura. Alle Politiche per il lavoro 345 milioni in più, quasi tutti a regolamentazione e vigilanza.

Tra le altre principali variazioni: la missione Difesa del territorio vede aumentare le risorse di 686 milioni (a 19,786 miliardi); la Giustizia di 264 milioni (a 7,729 miliardi), divisi tra amministrazione penitenziaria e giustizia civile e penale; l'Ordine pubblico e la sicurezza riceva 191 milioni in più.

Stretta (-38,5%, -670 milioni) per le spese generali della Amministrazioni Pubbliche. Il costo del personale pubblico, tra retribuzioni e altre uscite, ammonta 79,9 miliardi, in lieve calo sul 2009.

sabato 6 febbraio 2010

Berlusconi conferma scelta nucleare, no di Bersani e Bonino

“Bollette più leggere per gli italiani e per le imprese” grazie al “rilancio del nucleare e delle fonti alternative”. Il premier Silvio Berlusconi torna a parlare nuovamente del ritorno dell’atomo in Italia in un collegamento telefonico con la cerimonia di apertura dei cantieri della Pedemontana e lo fa rispondendo a distanza al no pronunciato dal segretario del Pd Pierluigi Bersani e dalla candidata governatore del Lazio Emma Bonino durante il convegno degli Ecodem a Roma. Passando dal nucleare alle infrastrutture, il presidente del Consiglio si è dichiarato soddisfatto dei lavori per la Pedemontanta “partiti dopo 45 anni” grazie all’inserimento nel 2003 all’interno della legge Obiettivo e frenati “dalle lungaggini della vecchia politica e burocrazia”. “Ricordo che il Terzo valico è straordinariamente importante, anche perché rilancia il porto di Genova - ha aggiunto il presidente del Consiglio -. Così ridiamo a Genova la possibilità di essere il porto più importante del Mediterraneo”.

Non solo nucleare e infrastrutture. “Nonostante la crisi l'Italia c'è e c'è un governo che ha lavorato bene per gli italiani. Credo che stiamo affrontando bene questa crisi economica”, meglio "di altri paesi Ue dove la situazione è più preoccupante", ha ammesso il premier ricordano i successi dell’esecutivo che “ha abbassato le tasse togliendo l’Ici e 2 miliardi alle imprese” e lavorando sulla “diplomazia commerciale” che “ha fruttato diverse miliardi alle nostre imprese”. Sul tema delle regionali, Berlusconi ha sottolineato invece che i sondaggi danno il centrodestra “al doppio dei voti della sinistra” e il governatore lombardo Roberto Formigoni “ben oltre il 60 per cento” dei voti. Proprio a Formigoni e agli altri candidati alle regionali, il premier ha rivolto un suggerimento: quello di far ripartire il piano casa “che il governo ha approvato qualche mese fa dando a tutti i proprietari di abitazione singole o duplici e a chi ha vecchie case da ricostruire secondo quella legge che il governo centrale ha approvato”. E di piantare più alberi. “Bisogna rendere più verde l'Italia”, ha chiosato il premier chiedendo di fare di più sia in Lombardia sia nel resto del paese. Il presidente del Consiglio ha poi rivolto una stoccata agli avversari politici “che sono sempre arrabbiati” e si sfogano “buttandomi addosso di tutto e di più”. Ma per il premier che si è detto ormai “immunizzato” dalle critiche, quello che conta è “un po’ di autoironia”.

martedì 2 febbraio 2010

Da Cdm via libera a piano contro il lavoro nero


Al via controlli mirati in 20mila aziende per stanare il lavoro nero. Quattro le regioni sotto osservazione (Calabria, Campania, Puglia e Sicilia), dove una task force di 550 ispettori setaccerà le imprese agricole ed edili. E’ in sintesi il contenuto del piano straordinario del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, che ha ricevuto il via libera del Consiglio dei ministri, riunito a Reggio Calabria. Nel dettaglio, si tratta di 10 mila aziende agricole di cui 2.000 in Calabria, 2.500 in Campania, 3.000 in Puglia, 2.500 in Sicilia. E di altrettante imprese edili di cui 1.346 in Calabria, 3.814 in Campania, 2.564 in Puglia e 2.276 in Sicilia. Agli ispettori delle quattro regioni (500) si aggiungeranno quelli provenienti da altre parti del territorio (50). Sforzo extra, questo, per il quale il dicastero del Lavoro ha calcolato un onere finanziario aggiuntivo di 1,9 milioni tra spese di vitto e alloggio, spese di viaggio e rimborso per gli spostamenti interni.
La scelta di intervenire specificamente sul settore agricolo ed edile, spiega il ministero del Lavoro, “è stata determinata dall’opportunità di intervenire in quegli ambiti dove le problematiche evidenziate possono dar luogo a un forte impatto sociale e sul piano dell’ordine pubblico e dove sono più probabili i collegamenti delle realtà economiche con le organizzazioni criminose strutturate sullo stesso territorio”. In tale contesto, quindi, sulla base dell’analisi delle varie realtà provinciali, si svolgeranno “interventi mirati e necessariamente differenziati” che terranno conto delle specifiche realtà locali e anche dei “diversi fenomeni di illegalità che possono caratterizzare le aree geografiche in questione”.

A questo scopo, il ministero del Lavoro, nel corso del cammino di messa a punto del piano, ha incontrato i vertici delle strutture territoriali coinvolte dello stesso dicastero, dell'Inps e del Comando Carabinieri Tutela del Lavoro, per “pianificare azioni coordinate di intervento, anche con modalità diverse a seconda del fenomeno di violazione oggetto di indagine: dal confronto è emersa la necessità di dar vita a specifici gruppi operativi composti da ispettori del lavoro, ispettori dell’Inps e militari dell'Arma dei Carabinieri, da impiegare nell’effettuazione degli accessi ispettivi”.

Il settore agricolo, fra i primi ad essere ‘attenzionato’ dal governo attraverso una semplificazione delle procedure di utilizzo di prestazioni lavorative regolari, resta nel Mezzogiorno il comparto in cui “è possibile notare uno scarso ricorso alle regolari procedure di utilizzo di personale extracomunitario stagionale”. E questo nonostante la presenza di “alternative regolari” sia sul piano contrattuale (voucher), sia su quello di “congrue disponibilità di manodopera (flussi stagionali non ancora esauriti)”.

Ciò premesso, rimarca il ministero, “l’azione ispettiva va particolarmente orientata sul fenomeno dell’utilizzo di manodopera agricola anche stagionale, sul fenomeno del caporalato e delle truffe ai danni dell'istituto previdenziale realizzate mediante l’instaurazione di fittizi rapporti di lavoro, attività quest’ultima, gestita prevalentemente dalle organizzazioni criminali. In particolare, si ritiene opportuno concentrare gli interventi nei confronti di quelle attività di raccolta stagionale dei prodotti agricoli che richiedono maggiore impiego di manodopera. Sulla base di tale scelta è stata pertanto predisposta una calendarizzazione nei diversi ambiti geografici che tenga conto delle principali colture effettuate nei diversi periodi dell’anno”.

Nell’ambito dell’edilizia, fa notare il ministero, “il fenomeno dell’impiego dei lavoratori ‘in nero’, degli appalti illeciti e del caporalato sono particolarmente diffusi”. E gli accessi ispettivi saranno realizzati “sia nell'ambito di appalti privati che di appalti pubblici, ove è opportuno concentrare l'attenzione in particolare sulla correttezza delle procedure di appalto e subappalto e sul rispetto della normativa antimafia”. I controlli saranno pertanto finalizzati “alla verifica delle condizioni generali di tutela del lavoro nonché a un oculato monitoraggio della cantieristica esistente, che potrà consentire un attento esame, oltrechè del lavoro irregolare, anche dello stato di attuazione in tale ambito della disciplina in materia di salute e sicurezza”.

Nell’ambito di tale piano straordinario, un ruolo “importante e sicuramente prioritario meritano le relazioni con le associazioni di rappresentanza dei datori di lavoro e dei lavoratori e, segnatamente, con i loro organismi bilaterali e paritetici in chiave di prevenzione e promozione delle iniziative volte al ripristino della legalità”.